24 – VIAGGIO IN AFGHANISTAN Ventiquattresima puntata

Il culto della personalta’ e’ una cosa che viene presa molto seriamente nei paesi come l’Iran.Il ritratto dello Shah lo si vedeva ovunque, generalmente in divisa di super comandante supremo coperto di medaglie, con o senza cappello, stringendo la scimitarra. Oppure, piu’ bonario, in giacca e cravatta, forse una medaglia al collo, in piedi autoritario tipo capo famiglia con la mano sulla spalla di Farah Diba , bellissima sottomessa e seduta non proprio ai suoi piedi ma quasi, elegante e moderna. E naturalmente non potevano mancare diverse edizioni di ritratti a cavallo. Ma per la sua natura di citta’ santa e luogo di pellegrinaggi dell’Islam Sciita, Mashhad non era esattamente una citta’ amichevole per lo Shah. Gia’ il padre dello Shah, Reza Pahlavi, aveva saputo farsi odiare dagli sciiti per diverse ragioni non ultima la corruzione del suo governo, le alte tasse, politiche anti religiose e l’aver continuato a cedere il petrolio iraniano agli inglesi. Anche, nel 1935, l’eliminazione del chador per le donne e l’obbligo per gli uomini di vestire giacca e cappello che fu la causa di una sommossa popolare che termino’ in tragedia. La rivolta quasi generale spinse la gente a rinchiudersi nel Sacrario dove e’ sepolto il grande Imam sciita Reza. Rimasero rinchiusi per quattro giorni perche’ polizia ed esercito locali si rifiutavano di irrompere nel Sacrario. Il quinto giorno arrivarono soldati dall’Azerbaijan iraniano che irruppero nel Sacrario uccidendo decine di persone e ferendone centinaia. Le cifre non sono certe e vanno da dieci a cinquemila…Questi orrori segneranno l’inizio della rottura che avverra’ sempre piu’ profonda fra il clero sciita e la casa dei Pahlavi e che portera’ alla Rivoluzione Sciita di Komehini 44 anni dopo, durante il regno di suo figlio. Infatti suo figlio Mohammed Reza Pahlavi, detto Lo Shah, non era migliore del padre, anzi era peggiore. Mohammad Reza perse il sostegno del clero sciita dell’Iran e della classe operaia a causa di corruzioni legate a se stesso e alla famiglia reale (tale padre tale figlio). Soppresse il dissenso politico tramite la polizia segreta SAVAK (compreso l’arresto di piu di 3.200 prigionieri politici) e permise torture e detenzione di dissidenti politici. Approfitto’ del sostegno interessato degli Stati Uniti e dell’Inghilterra al suo regime e propago’ uno stile laico antireligioso e come se non bastasse ebbe conflitti con i ricchi mercanti dei bazar, e scontri con la sinistra e gli islamisti. Un bel curriculum! Comunque il suo ritratto che praticamente era apparso ovunque fino a quel giorno, non si vedeva molto nelle botteghe e nei caffe di Mashhad.La citta’ era piena di pellegrini venuti da tutti i paesi islamici, una specie di Mecca i cui Sacrari e Moschea andavano visitati almeno una volta nella vita. I Sacrari si trovavano al centro di un intricato quartiere povero e sgangherato ma pieno di botteghe e negozi ed artigiani dove si trovava di tutto dai tappeti alle spezie, gli ori gli argenti e quella che sarebbe diventata la mia pietra favorita i turchesi. Il turchese era ovunque il colore essenziale nelle decorazioni delle Moschee. Anche se quella di Mashhad non aveva la cupola turchese ma dorata come anche il minareto, il turchese era presente ad ogni angolo della enorme struttura che ospitava non solo la moschea ma anche le tombe dell’Imam Reza e del califfo Rashid.Il complesso sacro era uno spazio rinchiuso e vi si accedeva attraverso alti portoni ad arco acuto. Non so quante entrate ci fossero ma io semplicemente mi imbattei in una di quelle seguendo il flusso della gente che spingeva per entrare. Entrai anch’io. Mi trovavo in un enorme cortile rinchiuso da due piani di arcate con una entrata grandiosa nella facciata opposta. Dietro spuntava una cupola dorata con un minareto e non lontano un’altra cupola turchese. Si sarebbe detto una serie di cortili. Al centro c’era una gran quantità’ di tappeti su cui la gente si sedeva o pregava o mangiava. Moltitudine di donne, tutte regolarmente in nero. Fra gli uomini c’era piu’ varieta’, si andava dai pastrani con turbanti e barbe a vestiti europei, passando per camicioni fino al ginocchio ed altri arabeschi. C’era una serie di cinque o sei archi bellissimi, blu e turchese, a se stanti, non sembrava avessero nessun uso se non essere ammirati. La gente si toglieva le scarpe e le metteva nel mucchio…Ad un certo punto pensai che forse non dovevo essere li’. Che anche se Mahmud mi aveva convertito all’Islam sulle montagne dell’Anatolia ed ero ufficialmente musulmano quella gente non lo sapeva. Anzi guardando bene la gente si stava preparando per la preghiera. Sembrava che ognuno sapesse che fare, dove andare a mettersi. Si stavano ordinando in fila, alcuni avevano portato il loro tappetino. Le donne si erano separate ed erano sparite dalla circolazione ed una voce grave comincio’ venire giu’ da un altoparlante in cima al minareto.Non potevo assolutamente essere coinvolto in quella cosa, dovevo invece filarmela il piu’ velocemente possibile senza dare nell’occhio. Non ero sicuro che avrebbero apprezzato la presenza di un infedele, anche se convertito.Seppi in seguito che avevo fatto bene ad andare via, che non tutti avrebbero potuto apprezzare la mia presenza nel sacrario. Seppi anche che quello era il cortile dove i soldati Azeri nel 1935 avevano massacrato gli sciiti che protestavano contro Reza Pahlavi. Luogo doppiamente sacro quindi.

 

  • Pino Cino

    Admin
    ancora musulmano?
    Haha
  • Paolo Paci

    Author
    agnostico dalla nascita
  • Stefano E. Stef

    Ho pochi ricordi del Iran lo attraversai velocemente in treno, di Teheran pochi ricordi di ragazze in minigonna e jeans alla stazione e di Meshad, i bagni turchi e il mio primo buco all’orecchio. Bei ricordi invece della prima sosta serale in Afghanistan.

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