Qualcuno stava bussando alla porta. Ci misi un po’ a svegliarmi e mi trovai davanti una faccia olivastra sorridente con i baffi da poliziotto e automaticamente mi irrigidii e arretrai di un passo. Dietro di lui un brutto ceffo con gli occhi da topo. Era vestito alla occidentale, con le mani in tasca, e scrutava il giardino intorno. “Good morning!” disse baffo da poliziotto con un sorriso ebete. Cercando di valutare la situazione dissi ”Ok, good morning… what do you want?”. “It’s nine o’clock, I brought the pills”. E lo disse con un tono come se io avessi dovuto sapere di che stava parlando. Che pillole? Ma che voleva questo? “The pills from Peshawar…they are very cheap today. How many do you want?” Sul palmo della mano aveva un paio di pillole tipo aspirina color bianco sporco, poi si giro’ verso il ceffo e gli disse qualcosa. Occhi di topo tiro’ fuori una mano dalla tasca e gli passo’ un pacchetto. Dentro c’erano altre pillole, forse una ventina. Intanto altri ospiti stavano aprendo le porte delle loro stanze e guardavano dalla nostra parte. Io non dicevo niente e il tipo si fece impaziente, non sorrideva piu’, io ormai avevo capito con chi avevo a che fare. Domandai brusco “You are Pakistani, right?” lo avevo capito dall’accento ma anche nel modo di fare gioviale e amichevole all’inizio e poi brusco in modo infantile. I Pakistani erano cosi’, dei veri rompiscatole, non gli Afghani. “Yes, from Peshawar, this is very good dope from Peshawar.” Poi mi mise in mano una pillola dicendo che era gratis e che domani sarebbe ripassato in caso mi fosse piaciuta. Cosi’ che il tipo faceva il giro degli hotel in compagnia della guardia del corpo, vendeva l’eroina di Peshawar e si intascava bei dollari a spese dei giovani hippies europei e americani. La lunga mano della mafia era arrivata fin li. Era chiaro che dopo la chiusura delle coltivazioni legali di papavero in Iran e Turchia la mafia siciliana dovesse trovare altri mercati. L’oppio Afghano veniva raffinato a Peshawar, ma non solo, e imbarcato a Karachi destinato a Marsiglia e da li in tutta Europa e Stati Uniti. Una parte di quelle pillole si trovava sul mercato di Kabul, ma non era un prodotto Afghano. Usarla ingrassava le tasche della mafia non quelle dei poveri contadini afghani. (vedi episodio 27)Ma non era solo quello che mi faceva essere contrario all’eroina. Quando avevo circa 11 anni andai con la famiglia in vacanza a Gaeta. Affittammo l’ultimo piano di un hotel. La finestra della mia stanza dava sul tetto di un cinema e la sera me ne andavo a vedere i films attraverso una finestrella della sala in alto. Uno dei film che mi guardai diverse volte fu “L’uomo dal braccio d’oro”, con Frank Sinatra, la storia di un batterista eroinomane, Franky, che finisce in prigione e quando esce ce la mette tutta per rimanere pulito…senza riuscirci per colpa del pusher (personaggio odioso) che lo convince a ricominciare regalandogli la dose..Allora decisi che a me non sarebbe mai successo. Ma questo e’ un aneddoto, il fatto e’ che neanche io sono riuscito a restare pulito. Molti mesi prima di partire, a Roma, per qualche settimana non si trovo’ hashish da comprare ma ad un certo punto i pusher cominciarono a proporre una polvere biancastra, eroina. Fa lo stesso effetto ma e’ piu’ forte, dicevano. Ci caddero in moltissimi. Io anche, ma solo in parte. La cosa ando’ cosi’: cercando del fumo una sera mi proposero la polvere. Un po’ in regalo per prova…come nel film…Fortunatamente ho sempre avuto avversione per gli aghi e questo forse mi ha salvato la vita, quindi quando arrivai a casa con il “regalo” farsi una pera come facevano tutti non era una possibilita’ e cercai di fumarla. Poi decisi di sniffarla. Rimasi in casa diversi giorni sniffando e sognando ed uscendo solo la sera senza sapere bene quale fosse il sogno e quale la realta’. Quando la polvere fini’ il primo istinto fu cercarne dell’altra. La mattina, seduto al bar di Ferrazzoli a Santa Maria bevendo un cappuccino e godendomi il sole, sapevo di avere un senso di sconforto che una sniffata avrebbe curato, ma decisi che la realta’ mi piaceva piu’ del sogno. Passai qualche giorno non troppo bene, bevendo vino bianco e mangiando pochissimo. Poi finalmente cominciai a recuperare, in fondo l’avevo fatta solo per qualche giorno, trovai un pezzo di marocchino e dell’eroina non se ne parlo’ mai piu’.Fino a quel giorno, quando il Pakistano mi mise in mano la pillola “gratis”. Sapevo a che gioco giocava, pensai che lo avevano istruito bene. Lo guardai senza parlare per un po’ tanto per innervosirlo e poi rimisi la pillola nella sua mano sudaticcia. Comincio’ ad insistere ma il ceffo dagli occhi da topo saggiamente lo tiro’ via. Al Band e Amir Hotel facevano buoni affari anche senza di me, oltre tutto chissa’ che c’era in quelle pillole.Mentre stavamo uscendo, nella stanza del francese c’era un gran via vai di giovani hippies. Entravano, stavano qualche minuto e ripartivano. Pensai che vendevano droga anche loro, ma mi sbagliavo. Il francese aveva un altro business: faceva stampare carte internazionali di studente, con cui, si diceva, si ottenevano grossi sconti in India, e le faceva vendere in giro dalla sua banda di giovani rappresentanti. Bisognava solo riempirle e metterci una foto. Ecco da dove venivano i soldi che avevo visto la sera prima, sempre meglio che vendere eroina.Era ora di andare a dare un’occhiata a Kharabat.
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