Il 29 novembre 1864, una forza di 700 uomini del Terzo Cavalleria del Colorado al comando del colonnello John Chivington, un tempo pastore metodista ma ora macellaio di indiani, gridò ai suoi soldati: “Che sia maledetto chi di voi simpatizzi con gli indiani! Sono venuto per uccidere gli indiani e credo che sia giusto e onorevole usare qualsiasi mezzo sotto il cielo di Dio per uccidere gli indiani. Uccidete e scalpate tutti, grandi e piccoli perche’ le uova diventano pidocchi”.
Sotto il suo comando, più di 150 indiani d’America furono uccisi, due terzi erano donne e bambini indifesi. Alcune vittime furono persino smembrate, scalpate e gli organi del corpo trattati come trofei dai soldati americani. Nonostante la spietatezza generale, c’era pero’ anche un piccolo numero di ufficiali nell’esercito che si rifiutarono di partecipare e uccidere persone innocenti. Il capitano Silas Soule era uno di loro. Le sue lettere piene di frustrazione all’epoca, ora conservate nella Biblioteca di Denver, descrivevano in dettaglio la tragedia.
Una lettera scritta al maggiore Edward Wynkoop dice:
“Il massacro è durato sei o otto ore, e un buon numero di indiani sono fuggiti. Ti dico che era difficile vedere bambini in ginocchio con il cervello pestato da uomini che si professano civili. Una squaw è stata ferita e un tizio ha preso un’accetta per finirla, le ha tagliato un braccio, e ha tenuto l’altro con una mano e le ha trapassato il cervello con l’ascia”.
In un’altra lettera a sua madre, scrisse:
“Il giorno in cui mi hai scritto, ero presente a un massacro di trecento indiani per lo più donne e bambini. Era una scena orribile e non ho permesso che la mia compagnia sparasse. Alcuni indiani hanno combattuto quando non hanno visto alcuna possibilità di fuga e hanno ucciso dodici dei nostri uomini. Spero che le autorità di Washington indagheranno sull’uccisione di quegli indiani”.
Le dichiarazioni e le narrazioni di Soule e di altri ufficiali che si rifiutarono di partecipare al massacro suscitarono una tale indignazione che le autorità militari decisero di avviare un’indagine.
Chi era Silas Soule?
Silas Stillman Soule era nato il 26 luglio 1838 nella città di Bath, nel Maine.
I genitori di Silas erano utopisti molto progressisti. Avevano forti convinzioni anti schiaviste e il padre di Silas, Amasa Soule, apparteneva a molti gruppi anti-schiavisti. Facevano parte del New England Emigrant Aid Company, un’organizzazione il cui obiettivo era aiutare a colonizzare il Territorio del Kansas e portarlo nell’Unione come Stato libero, non schiavista. Silas crebbe con questi ideali di liberta’ e giustizia sociale.
Nel 1854 Amasa Soule, il padre di Silas, stabilì la sua casa come una fermata della Ferrovia Sotterranea, una organizzazione clandestina che aiutava i Neri Africani a fuggire dai campi di schiavitù. Gia’ a 17 anni Silas guidava gli ex schiavi verso la liberta’, anche gruppi numerosi composti da uomini donne e bambini. Era un lavoro estremamente pericoloso, poiché sia la guida che gli schiavi erano sempre a rischio di morte.
Durante questi anni prima della Guerra Civile, le forze pro-schiavitù del Missouri e le forze abolizioniste del Kansas furono impegnate in una vera guerra aperta. La lotta era se il Kansas sarebbe stato ammesso nell’Unione come stato schiavista o come stato libero. Cio’ era importante per la maggioranza dei parlamentari e legislatori al Governo. Questo conflitto, spesso chiamato “Bleeding Kansas”, rafforzo’ la reputazione di Silas Soule come combattente coraggioso e pieno di risorse”.
Combatte’ anche con la milizia abolizionista in Kansas chiamata Jayhawkers ed anche con il famoso abolizionista John Brown . Prendevano il nome da un mitico uccello irlandese, il Jayhawk, che secondo la leggenda non puo’ essere ucciso. Si specializzarono in fughe di schiavi e Silas era bravissimo in far fuggire i prigionieri dalle prigioni. Nel 1860 Silas decide di trasferirsi in Colorado in cerca di oro, che non trovera’. La guerra civile scoppiò negli Stati Uniti nell’aprile del 1861. Sebbene il Colorado non fosse ancora uno stato ma un Territorio, la maggior parte degli abitanti simpatizzava per l’Unione (i nordisti). Il Colorado creo’ un esercito di volontari chiamato Colorado First Regiment. Silas fu tra i primi ad arruolarsi.
Sebbene avesse solo ventidue anni, Silas aveva più esperienza militare della maggior parte del reggimento e divenne rapidamente Primo Luogotenente. Continuo’ a combattere fino alla battaglia decisiva del Passo Glorietta, in cui il Primo Reggimento blocco’ definitivamente e con successo l’esercito confederato. Dopo la battaglia il reggimento fu promosso a unità ufficiale della cavalleria degli Stati Uniti.
Gli uomini e il loro capo, il colonnello John Chivington, furono considerati eroi di guerra. Silas in particolare si distinse per il suo coraggio. Abituato a combattere nelle sanguinose guerre del Kansas sin da quando era un adolescente, i suoi superiori notarono che Silas era calmo durante la battaglia del Passo Glorietta “come se fosse a una parata”.
Chivington promosse Silas a capitano e lo mise a capo di Fort Lyon con il maggiore Edward Wynkoop, uno dei fondatori di Denver, con cui divenne buon amico e con cui condivideva la necessita’ di una soluzione giusta delle relazioni con gli indiani.
Questa non era un’idea popolare. Molti nel Colorado, tra cui il colonnello Chivington e il governatore territoriale John Evans, credevano che le tribù native avrebbero ucciso tutti i coloni a meno che non fossero stati uccisi prima. Pensavano anche che la eliminazione degli indiani avrebbe favorito le loro carriere politiche.
Il capitano Silas Soule e il maggiore Edward Wynkoop aiutarono a negoziare due importanti trattati con le popolazioni native di Cheyenne e Arapaho del Colorado.
Il primo fu lo Smoky Hill Council, dove gli Stati Uniti promettevano la pace al capo Cheyenne Black Kettle in cambio del ritorno di quattro bambini bianchi che erano stati rapiti. Il secondo fu il Camp Weld Council alla fine di settembre 1864.
I Cheyenne e Arapho lasciarono il Consiglio di Camp Weld credendo di aver fatto la pace e di essere sotto la protezione del governo degli Stati Uniti. Anche Silas Soule ed Edward Wynkoop pensavano che la pace fosse stata fatta. Tuttavia, si crede comunemente che il colonnello Chivington e il governatore Evans, che anche erano presenti al consiglio, stessero già pianificando un attacco alle due tribù. L’ipocrisia e l’ingordigia al potere…
Il 28 novembre 1864, il colonnello Chivington radunò le sue truppe, dicendo loro che bisognava affrontare un attacco ostile. Ned Wynkoop era a Fort Riley per gestire il rilascio dei prigionieri nativi americani, quindi Silas era al comando dei soldati di Fort Lyon al suo posto.
Silas si rese presto conto che Chivington non aveva alcuna informazione e che non era vero che ci fosse un attacco. Chivington stava invece progettando di fare irruzione nel pacifico villaggio di Cheyenne e Arapaho a Sand Creek, dove vivevano le mogli, i bambini e gli anziani delle tribù mentre i guerrieri erano al consiglio di Camp Weld .
Avvicinandosi a Sand Creek scoppio’ una lite tra Silas e Chivington. Silas si oppose violentemente al piano di Chivington di fare irruzione nel villaggio. Nessuno era armato a Sand Creek, sosteneva, e accuso’ Chivington di essere un vigliacco e un assassino se avesse portato a termine il suo attacco. Il colonnello Chivington si fece forte dei gradi e minacciò di impiccare Silas per tradimento e di prendere il controllo dei suoi uomini, ma Silas continuò a opporsi all’attacco del villaggio .
Il colonnello Chivington decise di non perdere tempo e diede l’ordine di attaccare il villaggio. Silas ordino’ ai suoi uomini di non attaccare e avvertì il reggimento che avrebbe sparato personalmente a chiunque dei suoi uomini avesse seguito l’ordine di Chivington. Al contrario, i membri del reggimento di Silas formarono, per quel che poterono, una barriera tra la Cavalleria del Colorado e il villaggio.
Sebbene Silas sia riuscito a salvare alcune persone – incluso Charly Bent, il mezzo Cheyenne figlio del famoso uomo di frontiera William Bent – quel giorno furono uccise circa centocinquanta persone. La maggior parte degli abitanti del villaggio erano donne, bambini e anziani disarmati, esattamente come aveva detto Silas.
Dopo il massacro, il colonnello Chivington scrisse una lettera ai suoi superiori a Washington, DC affermando che la Cavalleria del Colorado aveva combattuto coraggiosamente contro gli indiani ostili e ottenuto una grande vittoria per gli Stati Uniti.
Nella sua lettera, Chivington menzionava che avrebbe tenuto d’occhio un “capitano problematico di nome Silas Soule che si era dimostrato migliore amico degli indiani che dei bianchi”.
Silas rimase scioccato e inorridito dalla violenza del massacro di Sand Creek. Era furioso per il fatto che Chivington avesse descritto il massacro come una “battaglia” e che i membri della Cavalleria del Colorado fossero stati trattati come eroi. Era determinato a dimostrare la verità su quanto accaduto quel giorno.
Soule descrisse ciò che successe in una lettera al suo ex comandante e amico, il maggiore Edward W. Wynkoop:
“Mi sono rifiutato di sparare e ho giurato che solo un vigliacco l’avrebbe fatto, perché centinaia di donne e bambini stavano venendo verso di noi e si mettevano in ginocchio chiedendo pietà. Ti dico che era difficile vedere bambini piccoli con il cervello pestato da uomini che si professano civili… Ho visto due indiani tenersi per mano, inseguiti fino a quando erano esausti, e si sono inginocchiati e si sono stretti l’un l’altro al collo e sono stati entrambi fucilati insieme. Furono tutti scalpati e tutti orribilmente mutilati. Una donna è stata squarciata e un neonato tirato fuori da lei e scalpato. … Parti di Squaw erano tagliate per i trofei. Penseresti che sia impossibile per gli uomini bianchi massacrare e mutilare esseri umani come hanno fatto lì.”
Il massacro di Sand Creek suscito’ indignazione e shock in tutto il paese. L’esercito iniziò un’indagine sul massacro di Sand Creek e Soule insieme ad altri, testimoniò con forza contro Chivington in una corte d’inchiesta a partire dal gennaio 1865
A gennaio, Chivington si ritiro’ dall’esercito, per non essere processato da una Corte Marziale militare. Non fu condannato nel processo civile per il ruolo chiave che aveva svolto durante la guerra civile.
Tuttavia, Chivington concluse la sua carriera in disgrazia. Voleva diventare un governatore o un politico, in realta’ sperava che la “vittoria” sugli indiani sarebbe stata una buona pubblicita’, ma le sue speranze politiche furono rovinate una volta che divenne noto come “Il Macellaio di Sand Creek”.
Chivington non ha mai perdonato Silas per quello che considerava un tradimento. Mori’ di cancro a Denver nel 1894 lavorando come vice sceriffo dopo aver fatto vari lavori per sopravvivere.
La testimonianza di Silas sugli eventi di Sand Creek portò, in parte, al rifiuto del Congresso della richiesta dell’esercito di migliaia di uomini per una guerra generale contro gli indiani delle pianure. Cosa che comunque avvenne negli anni a venire.
I Cheyenne e Arapaho pianificarono la vendetta per il massacro di Sand Creek. Nel gennaio 1865, Charley Bent, il guerriero mezzo Cheyenne e mezzo bianco salvato da Silas e il suo fratellastro, George Bent, si unirono a un esercito indiano di quasi 1.000 guerrieri in un attacco riuscito a Julesburg, in Colorado, in cui uccisero molti cittadini e soldati. La maggior parte dei Cheyenne andò poi a nord per unirsi a Nuvola Rossa. George Bent ha scritto di questo periodo che era sua opinione che i “selvaggi” nel conflitto fossero i soldati statunitensi.
Black Kettle sfuggi’ al massacro grazie a Silas e torno’ indietro per salvare la moglie gravemente colpita con nove ferite da proiettili e schegge. Negli anni seguenti continuo’ a consigliare il pacifismo, credendo che la resistenza militare fosse destinata a fallire. Ma la maggior parte dei giovani capi dei Cheyenne meridionali non era d’accordo. Alleati con i Comanche e i Kiowa, entrarono in guerra contro i civili e le forze militari statunitensi con molti attacchi ed azioni di guerriglia.
Black Kettle ha detto di quel periodo:
“Sebbene mi siano stati fatti dei torti, vivo nella speranza. Non ho due cuori… Una volta pensavo di essere l’unico uomo che ha perseverato nell’essere amico dell’uomo bianco, ma dal momento che sono venuti a rubare le nostre case, i nostri cavalli e tutto il nostro resto, è difficile che io creda più ai bianchi.”
Il 1 aprile del 1865, il ventiseienne Silas sposò la diciannovenne Hersa. Poiché a entrambi piacevano gli scherzi pratici, si sposarono il giorno del pesce d’aprile, quindi nessuno dei loro amici avrebbe saputo per certo se si erano davvero sposati.
Silas sperava che la sua vita tornasse alla normalità. Lasciò l’esercito e accettò un lavoro come supervisore della polizia militare a Denver.
Il 23 aprile, poche settimane dopo il loro matrimonio, Silas ed Hersa stavano tornando a casa da amici quando sentirono degli spari in un vicolo vicino. Silas andò a indagare.
Fini’ dritto in una trappola. Ad aspettare nel buio c’erano due assassini che spararono uccidendolo all’istante. Un vicino dei Soules trovo’ Silas pochi minuti dopo e chiamo’ la polizia, ma i suoi assassini erano già scomparsi.
Gli assassini furono rintracciati e arrestati, ma fuggirono (o furono fatti fuggire) di prigione prima del processo. I due uomini avevano prestato servizio nell’esercito di Chivington. Molti sospettarono (ancora oggi… anche io ne sono sicuro) che Chivington li avesse assunti per uccidere Silas, ma non è mai stato dimostrato.
Nel 1868 all’alba del 27 novembre (solo due giorni prima del quarto anniversario del massacro di Sand Creek), il tenente colonnello George Armstrong Custer, per ordine del generale Philip Sheridan, guidò il suo 7° reggimento di cavalleria ad attaccare il campo di Black Kettle e il suo villaggio lungo il fiume Washita in quello che ora è l’Oklahoma occidentale. Le truppe di Custer uccisero più di 100 nativi americani, per lo più Cheyenne meridionali.
Durante il tentativo di attraversare il fiume Washita, Black Kettle e sua moglie furono colpiti alla schiena e uccisi.
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Una risposta
Sembra lontanissima come realtà eppure io non riesco a dimenticare che tutto questo è all’origine dei civilissimi Stati Uniti. Credo che quello spirito di sopraffazione impregni ancora quella pseudo civiltà.