Quella che in un raffinato e rapido eufemismo si può definire una notte di merda mi metto a scorrere i post pubblicati sul Decameronesocial (carattere corpo 26) e mi rendo conto che sono il ritratto di una generazione.
Poi considero che il Covid19, la peste, il complotto per negazionisti e simili, ci ha risbattuti nelle nostre stanze tra televisioni e computers. Tra i libri per chi può, dal momento che la parziale cecità in cui sono incorso grazie al cancro non mi fa più aprire un libro da ormai tre mesi.
Qui da me c’era l’usanza delle domeniche sotto la veranda o i pranzi davanti al camino. Una volta arrivammo a sessanta ospiti ma fu in occasione di un compleanno. Di solito una media di una dozzina di amici, alcuni compagni di strada dall’adolescenza.
La peste ne ha allontanato qualcuno: “Sai… alla nostra età meglio stare attenti… Verrò quando si potrà di nuovo uscire.”
Scelte.
Riflettevo però che quelle pagine ci avevano portato in giro per il mondo e nel tempo di tanti di noi come protagonisti o, come ha detto qualcuno, come guardoni. Penso a Fernando, Sandrino, Guerrino, Lucia, Sista, Alessandra, Claudio, Abi, Gloria, Fabio, e quanti altri si sono affacciati in quelle pagine per una testimonianza più o meno breve.
A questi soprattuto mi rivolgo, senza dimenticare il Paci con cui aspettiamo ancora di frugare i taccuini Nord Africani o Sud Americani che aveva promesso.
L’idea iniziale nasceva dal Boccaccio ma del suo erotismo non si sono avvertite che rare tracce nelle nostre pagine: qualcuno ha detto di non sentirsela di confrontarsi col sesso, qualcun’altro di non poter tirare in ballo le madri dei suoi figli e amici e parenti. Mi rendo conto: l’età che avanza mi ha fatto riflettere su questi aspetti e mi sono ricordato quel che mi disse non so più chi di avere ritrovato fra le cose dei genitori defunti loro foto intime e alla mia domanda al riguardo mi rispose che sia lui che i fratelli si erano trovati imbarazzati.
Quindi io, maniaco della foto erotica se non porno, ho ripescato la mia raccolta di seni, gambe una volta affusolate, volti torbidi o estasiati che fossero e ho tutto infilato in una cartella crittografata.
Quel poco di erotico pubblicato nel Decameronesocial ha previsto comunque nomi e luoghi non identificabili: l’anonimato a cui si appellava Gippi.
E vengo interrotto da una telefonata di Frenci che mi conduce alla realtà di questa nostra fase esistenziale: mi racconta che è caduto sulle scale della metro atterrando di schiena parzialmente salvato dallo zainetto.
Non posso interromperlo perché soggiunge di essere andato lungo anche due giorni dopo camminand per strada. Botta al costato. Senza respiro per due giorni. Poi lastre: niente di rotto ma forte contusione. E ieri ancora per terra sul marciapiede inciampando chissà come. Qualcosa alla mano, se ricordo bene, che ha attutito la botta.
Non ricordo bene perché ridevo ripensando a Franca che era caduta in mezzo alla strada pochi giorni prima e mi aveva raccontato di essere ancora dolorante.
A tutti e due ho consigliato l’uso di un bastone senza alcuna vergogna. Tre volte che l’avevo lasciato in macchina è capitato anche a me di andar lungo.
L’età. Qualcuno che intervenga per accennare a quel doloretto alla schiena, al collo che gira male, il ginocchio che scricchiola, il braccio che non ruota più così bene, lo stomaco, la prostata poi, e il peso sul petto e la digestione difficoltosa e… si moriva molto prima una volta senza raggiungere si venerande età.
Prenderla a ridere quanto più possibile e farne tema per scritti da Decameronesocial potrebbe essere oppure: “Su queste cose non si scherza.” “Io sto male sul serio!”
In proposito con una frase di Totò che mi è piaciuta molto: “La vecchiaia è brutta ma è un peccato non arrivarci.”
Abbiamo scritto di quando avevamo vent’anni, chi ha il coraggio di scrivere dell’oggi?
Faccio notare a mo’ di Post Scriptum che ci hanno caricato sulla groppa un’altra quarantena da appestati. Da chiusi in casa e isolati.
Qualcuno sa qualcosa del covid di diretto? Di non sentito dire
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