L’aria della mattina era immobile, cosa abbastanza inusuale per un isola greca.
“Meglio così” dissero mia madre e Dani, ” non ci verrà il mal di mare “.
Scendevamo verso il porticciolo, carichi come muli.Un ombrellone per noi e uno per i cani, alcuni salvagenti arancioni( mio padre non amava nuotare senza),borsone frigo con acqua, vino, frutta, pomodori ,olive e formaggio, gli asciugamani e i due cani ovviamente , con le loro ciotole e i loro asciugamani posizionati dorsalmente sulle loro pettorine come zaini.
Era una bella famigliola di gente stramba quella che i locali vedevano arrivare giù per la stradina che portava all’imbarcadero .
Ci avevano detto che un ex pescatore di nome Nicolas, avrebbe potuto traghettarci dall’altra parte del canale, su una spiaggia di Telendos e poi sarebbe venuto a riprenderci.
I turisti erano scarsini lì a Kalymnos e i pochi presenti meno che mai andavano a Telendos dove veramente non c’era nulla a parte natura , capre e qualche pastore con la famiglia.
Ragion per cui non c’era la possibilità di arrivarci se non mettendosi d’accordo con qualche pescatore che per un onesta manciata di Dracme ti ci portava.
Arriviamo nel luogo indicato ma non c’era nessuno ad aspettarci, certo che stare lì sotto al solleone, come Fantozzi in vacanza, non era il massimo.
Dopo una decina di minuti e tanti accidenti tirati da mio padre, sentiamo un pot pot sbrurrr pot puff pot e scorgiamo una barchetta improbabile che doppiava il molo dove erano attraccate le sue cugine più grandi .
Era una tipica imbarcazione da pescatore di spugne, con la murata bassa , una vela legata all’unico albero a croce, blu e bianca ,con l’immancabile occhio dipinto ai due lati della prua.
A bordo , manovrando il timone con il piede, fiero e dritto manco fosse l’ammiraglio Nelson, eccolo lì Nicolas.
Con abile manovra e molto rumorosamente, attraccò alla banchina dove lo aspettavamo.
Un tipo piccolo di statura, la pelle così rugosa che pareva cuoio, l’immancabile berretto nero di lana, una maglietta e un paio di pantaloni di tela che avevano visto tempi migliori.
Spegne il motore.
Con un agile balzo salta sulla banchina e lega l’imbarcazione, Agia Maria mi sembra si chiamasse, un nome di santo comunque. “Nome adatto “dice mia nonna ,poco convinta che fosse stata una buona idea andare in quella sassaia che era Telendos.
Educatamente si presenta e chiede i nomi di tutti noi, guarda con occhi sospettosi i cani e le loro masserizie sul dorso ma si limita a sistemare una passerella per farci salire più facilmente.
Ormai era fatta, in effetti menomale che il mare era calmo perché col senno di poi mi rendo conto che era un guscio di noce traballante.
Con tutti a bordo, comincia a trafficare col motore , in entrobordo che si accendeva con una chiave inglese e una leggera martellatina,( si fa per dire)rumorosissimo, fumo nero e una puzza di gasolio quasi insopportabile , finalmente si parte.
Ci sediamo dove capita
bilanciando i pesi,e cerchiamo di
capire qualcosa di più sul
nostro capitano che nel
frattempo si era acceso una sigaretta.
Notiamo che aspira il fumo tenendo curiosamente un dito sulla gola poco sotto il pomo d’Adamo poi lo rilascia , guardando meglio , si vedeva che il
fumo invece che dal
naso o dalla bocca, usciva da un buco sul collo!!!!
Il povero Nicolas aveva subito una tracheotomia e non gli avevano richiuso il
buco, non solo, non aveva nemmeno la
valvola che si metteva per tenerlo aperto per la respirazione!!!
Era un buco e basta e per parlare ,Nico doveva tapparlo così come per fumare.
In qualche modo ci spiega che aveva avuto un incidente molto tempo prima e che non avendo avuto abbastanza soldi per saldare il conto del dottore,lo avevano lasciato così.
Disse che ormai ci era abituato , era solo un po’ preoccupato
perché se fosse caduto in acqua sarebbe affogato non potendo nuotare tenendo il
dito sul buco .
Mi ricordo che a fine vacanza, gli abbiamo regalato i salvagenti che avevamo e comprato pure altri due così che almeno in caso di bisogno avrebbe avuto mezzo busto fuori dall’acqua non rischiando di annegare.
In poco meno di mezz’ora, arriviamo in una spiaggia deserta e ricoperta da sassi grandi pugni, un roccione sporgendo dal bordo della falesia ,faceva una bella ombra. Posto perfetto dice Pigi, così non dobbiamo mettere gli ombrelloni, impresa ardua visto il terreno.
Nicolas arriva con la prua fino a riva e sbarchiamo le nostre masserizie.
Ci sentiamo un po’ naufraghi in terra sconosciuta, considerando che il
nostro traghettatore ci avrebbe ripreso solo al calar del sole, eravamo solo noi, almeno così credevamo, abbandonati in quella mezzaluna sassosa cintata da alte pareti di massi.
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2 risposte
Mi sembra un isolotto scomodissimo …
lo è lo è ma è bellissimo!almeno lo era nel ’76