Il racconto di Achille

Avevo già pubblicato qui nel gruppo Decameron questo raccontino in inglese, ora l’ho tradotto e accorciato.

Il racconto di Achille.
Achille era arrivato in India con Lucia guidando il suo maggiolino Wolkswagen attraverso Turchia, Iran, Afghanistan e Pakistan.
Arrivati a Goa avevano affittato una casetta sulla spiaggia e avevano iniziato a vivere la dolce vita.
Lui era basso, aveva occhi azzurri un po’ acquosi, capelli biondi e fini e una pelle bianchissima che si arrossava al sole. Lucia era la tipica ragazza mediterranea con bei capelli castano scuro, grandi occhi marroni e un bel corpo abbronzato e naturalmente la sua presenza sulla spiaggia non passò inosservata. Poco dopo lei lo lasciò per un sadhu americano che con i suoi capelli biondi e i suoi abiti colorati era senz’altro più esoticamente attraente del povero pallido Achille.
Così dopo aver inutilmente provato a riconquistarla in ogni modo immaginabile, frustrato, aveva deciso di partire per ritornare in Italia con il suo maggiolino.
Lo incontrarono a Kabul nell’ottobre del 1973 ed essendo italiani iniziarono a chiaccherare con lui al Green Hotel. Fu così che conobbero la sua storia. Il tipo era veramente depresso, tutta la sua voglia di avventure era sparita, questo non era il viaggio che aveva sognato con la sua amata Lucia quando nelle fredde sere a Verona avevano parlato dell’India e sognato le mistiche spiagge di Goa.
E fu così che nacque l’idea. Cercavano qualcuno con un’auto o un furgone. Il freddo inverno di Kabul era alle porte ed era tempo di spostarsi più a est, verso i tropici.
“Ascolta Achille, potremmo diventare soci per un viaggio in India, tu hai l’auto, noi abbiamo il fumo e sappiamo cosa fare.” Gli dissero una sera. E lui era parso veramente interessato. Non voleva più tornare a casa. Forse aveva visto in quella nuova avventura un’opportunità per riconquistare il cuore della sua dolce Lucia. Avrebbe avuto soldi e le avrebbe fatto vedere che tipo fosse lui veramente, un contrabbandiere, un avventuriero. Così si misero d’accordo.
Il lavoro fu terminato in pochi giorni. Il maggiolino fu riempito di hashish afghano di prima qualità e fu tutto pronto per la partenza.
Il viaggio non presentò alcun problema ed arrivarono a Goa in pochi giorni. L’hashish andò letteralmente a ruba e in poco tempo Achille ebbe la sua parte. Si sentì subito un ricco signore.
Lo incontrarono alcuni giorni dopo sulla spiaggia . Si era fatto un vestito bianco e sfoggiava un bastone con il pomolo d’argento. Attorno al collo portava una sciarpa azzurra di seta e al dito un grosso anello d’argento lavorato. Aveva l’aria di chi aveva fatto fortuna, sicuro di se e un po’ arrogante.
Gli chiesero di Lucia ma lui rispose che la cagna non voleva saperne di tornare con lui. Non sembrò troppo addolorato di questo ma di sicuro c’era qualcosa di molto poco chiaro nel suo atteggiamento.
I giorni passavano e Achille continuava a camminare tutto solo sulla spiaggia nel suo vestito bianco, impugnando il suo bastone e piano piano il suo comportamento cominciò a diventare strano.
Era diventato aggressivo e per un nonnulla si metteva ad inveire contro chiunque si trovasse vicino. Tutti capivano che presto si sarebbe messo nei guai ma non accettava aiuto da alcuno. Presto i soldi finirono. Ogni giorno il suo vestito bianco era sempre più sporco ma non mollava il suo bastone. Era ormai diventato uno dei tanti ragazzi e ragazze che si aggiravano fra le palme in uno stato di totale confusione. Flippato. Non mi è mai piaciuta questa parola ma così venivano chiamati. Troppo o cattivo acido, vita in totale libertà, senza regole, una babele di lingue diverse, gente che cercava di fregarti o di approfittare di te ad ogni occasione, così era anche il cosiddetto paradiso goano e per alcuni tutto questo era troppo, non reggevano la realtà.
Un giorno Achille lasciò Goa a bordo del suo maggiolino Wolkswagen e nessuno seppe più niente di lui. Forse riuscì ad arrivare in Italia o forse no. Come molti altri che ho incontrato e il cui destino è rimasto sconosciuto.

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