Dedicato a Paolo Rossi
Il 5 Luglio del 1982 ero in Venezuela e vivevo in un paese di mare chiamato Macuto. All’angolo del mio hotel c’era un Boteguin, una specie di osteria con cinque tavoli dove si andava a bere. Sopratutto birra, la Zulia o la Polar. Le due birre erano due scuole di pensiero distinte, chi beve una non beve l’altra. Io ero per la Polar : la cerveza popolar. Nel boteguin si poteva anche mangiare qualcosa volendo, gamberi fritti, pesce fritto, uova fritte e riso e fagioli. Altre bevande erano i vari tipi di rum. Il mio preferito era El Muco, on ottimo rum che bevevo on the rocks con una buccia di limone verde. Poi c’era una grande scelta di Agua ardiente a bassissimo costo. Il vino era meglio non berlo. Quel pomeriggio mi fermai a bere una Polar. Il boteguin era pieno di gente. Molte facce conosciute di clienti abituali e molti volti sconosciuti. In alto all’angolo a sinistra era acceso il televisore in bianco e nero e tutti si stavano preparando a vedere una partita di calcio. Confesso che il calcio non mi ha mai interessato piu’ di tanto, in tutta la mia vita sono stato una sola volta allo stadio, e quando da ragazzini organizzavamo le partite io ero sempre l’ultimo ad essere scelto e il primo ad essere sostituito. Non mi e’ mai importato gran che, sapevo di non essere un buon giocatore di squadra, ero un individualista e non volevo essere responsabile per nessuno, preferivo gli sport che si fanno da soli, correre, sciare, il tennis.
Appena entrato nel boteguin chi mi conosceva comincio’ a gridare “Italiano, Italiano…” e tutti mi guardavano “Un italiano…” Insomma stava per cominciare una partita dei Campionati del Mondo e stava per giocare proprio l’Italia contro il Brasile e io in quel momento ero l’unico italiano presente. L’aria calda tropicale faceva sudare e la birra scorreva cosi’ come il rum. Il fatto che ci fosse un italiano presente elettrizzo’ la platea che comincio’ a burlarsi di me. I venezuelani sono bravissimi in trovare nomignoli e soprannomi, fare battute simpatiche e maligne, maestri nel provocare e nel coinvolgere fra un sorso di rum e uno di birra.
Gia’ lo sapevo cosi’ stetti al gioco. Gia’ prima dell’inizio della partita era chiaro che tutti erano a favore del Brasile, solidarieta’ Sud Americana pensai, ma anche rivincita contro il colonialismo europeo che in un modo o in un altro ancora esisteva da quelle parti.
Ognuno faceva le sue predizioni “ Cinque a zero… anzi no facciamoglielo fare un goal all’Italiano (io) ahahah cinque a uno!” e tutti ridevano, anche io. “Pobre Italia el Brasil la va a comer!” ( povera Italia il Brasile se la mangera’)…E battute di questo tipo. Le mie reazioni erano generalmente bonarie e senza innervosirmi, non sono mai stato un nazionalista quindi che prendessero in giro l’Italia non mi toccava, anzi mi divertiva, anche se nel fondo speravo in una rivincita.
Ad un certo punto cominciarono le scommesse. Si apri’ un banco su un tavolo d’angolo e cominciarono a piovere i Bolivares. “100 Bolivares sul Brasile”, “50 sul Brasile” etc etc … nessuno scommetteva sull’Italia. Cominciarono a guardarmi. ”Italiano, ¿no apuesta por su país?” chiese qualcuno… “No te conviene porque Italia va a perder” ahahah e ridevano… E cosi’ via, con una insistenza che, se avessi avuto soldi da rischiare mi sarei messo a scommettere solo per ripicca e chissenefrega se si perde ma non avevo soldi da rischiare. Intanto ero alla terza birra quando qualcuno compro’ una bottiglia di Rum e comincio’ a farla girare. Ognuno beveva un sorso e la passava al vicino. Finita la bottiglia, se ne apri’ un’altra. E fra un rum e l’altro si beveva birra ghiacciata. I tropici e la birra ghiacciata sono una accoppiata insuperabile. Comincio’ la partita… Gia’ dai primi calci ogni volta che i brasiliani avevano la palla il pubblico nel boteguin si scaldava, saltava in piedi e gridava “Andale, andale… Socrates, Socrates…”. Quindi in questa atmosfera surriscaldata il primo goal di Paolo Rossi al quinto minuto arrivo’ come un colpo di grazia gelato sui loro colli sudati. Piombo’ il silenzio nel boteguin. Goal? . L’Italia ha fatto goal? Ma chi Paolo Rossi? E chi e’? La televisione fece rivedere il goal due o tre volte. Un goal bellissimo, pulito e imprendibile, un colpo di testa perfetto su passaggio alto dall’angolo sinistro. Un vero godimento interiore, il senso di rivincita, comincio’ a farsi strada nel mio stomaco e solo un’altra birra placo’ momentaneamente quel rigurgito di patriottismo .
In TV apparve il primo piano di Tele Santana, l’allenatore del Brasile. Preoccupato e scontento.
Si riprende a giocare e i brasiliani insistono per rifarsi. Dopo vari su e giu’ da un mezzocampo all’altro finalmente Socrates segna un bel goal per il Brasile. Si libera di un paio di avversari, galoppa sulla destra ed infila un goal in una strettoia fra le gambe di Zoff e il palo destro. I miei compagni del boteguin saltarono sulle sedie “Brasil Brasil”. Subito per festeggiare il pareggio venne aperta un’altra bottiglia di rum. I tavoli cominciavano ad essere pieni di bottiglie di birra vuote. La tecnica era di lasciarle sul tavolo vuote e alla fine si contavano e si pagava ma con la confusione cominciavano a cadere e rompersi, poi il ragazzino di bottega doveva pulire e passare un lurido straccio per raccogliere i vetri.
Chi paga che?” La cosa si complicava. Intanto la partita stava per arrivare alla fine del primo tempo sul pareggio di uno a uno, ma proprio quando la gente si stava rilassando e accettando un gioco piu’ tranquillo in attesa del fischio dell’arbitro, la difesa brasiliana commette un errore fatale, perde la palla in un attimo di disattenzione e Paolo Rossi non perdona. Si impadronisce del pallone, scarta sulla sinistra riprende a destra e spara una cannonata imprendibile che lascia il portiere paralizzato in area. A quel punto, nel silenzio imbambolato del boteguin si sente il mio grido di guerra ‘Goooooool! di Paolo Rossi!” Tutti gli occhi furono puntati su di me. “ Ahora estais felices de que yo no aposté!” (adesso siete contenti che non ho scommesso) …dissi ridendo.
Fini’ il primo tempo. Ci furono 15 minuti di relax in cui si bevvero altre birre, io feci il giro dell’isolato per prendere aria, qualcuno ordino’ da mangiare riempiendo il boteguin di odore di pesce fritto.
Tutti i presenti erano sicuri che nel secondo tempo il Brasile avrebbe raggiunto l’Italia e vinto la partita.
Si riprende a giocare, tutti ipnotizzati sul televisore. I brasiliani ce la mettono tutta per pareggiare, ad ogni tiro in porta di Socrates, Falcao, Zico i venezuelani gridavano al goal, tutti ormai ubriachi vedevano goal dove non c’erano e guardavano me come per una conferma. Comunque tira che ti ritira finalmente Falcao trova un corridoio nella difesa italiana, tira un sinistro potente ma dritto e centrale, il pallone sfiora la coscia di Bergomi deviandone leggermente la traiettoria e Zoff non fa in tempo a correggere la posizione del braccio e la palla entra in rete. 2 a 2. La doccia gelata sul collo la ricevo io, piu’ tutte le battute del lessico sportivo venezuelano. Ci volle un sorso di rum per calmarmi gli spiriti ed una birra ghiacciata per risollevarli. Non avrei mai pensato di rimanere cosi’ coinvolto da una partita di pallone e cosa ancor piu’ sorprendente di emozionarmi per gli Azzurri. La partita continua. Il primo che segna vince, penso fra di me. Devo preparare una ritirata strategica in caso di sconfitta ma non posso sparire senza pagare le mie bottiglie vuote che si sono accumulate in numero considerevole in un angolo e sono un bel po’. Penso che se invece di bere avessi scommesso sull’Italia forse ci avrei anche guadagnato. La palla vola da una parte all’altra del campo. I brasiliani muoiono dalla voglia di fare goal, usano le loro raffinatezze ed i loro trucchi, pallonetti, colpi di tacco all’indietro, dribbling complicati ma molti finiscono con la palla alle stelle ( come diceva Nicolo’ Carosio il famoso radiocronista del calcio italiano). Gli italiani si fanno piu’ fallosi, Gentile si becca un cartellino giallo, ci sono una serie di punizioni dal limite contro l’Italia che deve anche cambiare un paio di giocatori. Sembrerebbe che il Brasile vada verso la vittoria ma gli italiani contrattaccano, non sono per niente finiti, come dicono ridendo i miei compagni del boteguin che senza tregua mi presgiscono serie infinite di goal umilianti e l’eliminazione dell’Italia dal campionato.
“La partita sta per finire, mancheranno 15 minuti” , penso fra me, “i minuti piu’ tesi, i brasiliani giocano sempre e solo per vincere e quando sono disperati diventano pericolosi” Sul televisore si vede la faccia di Bearzot con gli occhiali da sole, alza un braccio e urla qualcosa. Gli Azzurri attaccano e la palla finisce in calcio d’angolo. Conti va a calciarlo, prende la rincorsa, qualcuno mi passa la bottiglia di rum e mentre sto dando un sorso la palla vola in area, un brasiliano la respinge, un azzurro la riprende e la rimette al centro dove incontra puntuale all’appuntamento il piede di Paolo Rossi. “Goooool, goal goal goal goal…” Grido, ormai abbastanza brillo da lasciare le emozioni a briglia sciolta. Nel boteguin tutti mi guardano e ridono, chi mi da una pacca sulla spalla, chi mi passa una birra e chi la bottiglia di rum. Si direbbe che tutti ora
tifano per l’Italia. Siamo alla fine, ma c’e’ ancora un goal, lo fa Antonioni dalla sinistra ma gli viene annullato per fuori gioco anche se tutti nel boteguin dicono che era valido. Decisamente sono passati tutti dalla parte dell’Italia. Quando arriva il fischio finale c’e’ baldoria generale. Ognuno racconta i momenti piu’ emozionanti, altri si accendono le sigarette altri si attaccano alla bottiglia di rum.
E’ arrivato il momento di pagare il conto e andarsene, penso, qui la cosa continuera’ all’infinito. Ogni occasione e’ valida in Venezuela per fare “bonche”, festa, bere e ballare. Un po’ brillo chiedo il mio conto. Zero bolivares. I compagni del boteguin hanno pagato per me, anzi in onore di “Paolo Rossi” come spesso mi sentiro’ chiamare da quel giorno.
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Una risposta
Bellissimo. Non ricordo dove l’ho vista io ma mi hai fatto tornare in mente l’euforia di quel giorno. Bel culo tu a vedertela in Sud America e in un posto del genere. Bello