Mexico City, Settembre 1989, avevo finito un lavoro di guida/interprete per la Commissione dell’Ambiente della Camera dei Deputati di Roma e decisi di rimanere qualche giorno a Mexico City per vedere i murales di Rivera, Orozco e Siqueiros, nonche’ visitare le case di Frida Kahlo e Trotsky a Coyoacan.
In taxi pensai che un po’ di marijuana non ci sarebbe stata male per godere meglio le bellezze che mi aspettavano nei prossimi giorni e passai in rassegna le varie possibilità’, il portiere dell’hotel, il facchino dell’hotel, il barista dell’hotel… Coinvolgere qualcuno dell’hotel non mi sembrava una buona idea, avevo una amica italiana a Mexico City, ma avevo perso ogni contatto, e a quei tempi l’internet non era stato ancora inventato. Il taxi su cui stavo viaggiando era una Volkswagen a cui era stato tolto il sedile del passeggero davanti per far stare piu’ comodo quello di dietro. Mi sembro’ un’ottima idea e lo dissi al tassista, un tipo sui trenta anni con i capelli neri e gli occhi azzurri. Era simpatico e la conversazione ando’ avanti un po’ finche al momento giusto gli chiesi se sapeva dove comprare un po’ di marijuana. ” Seguro, señor!” e parti’ in quarta nel traffico, giro’ a destra, a sinistra traversammo diversi quartieri, la corsa non finiva piu’. “Forse ho fatto un errore”, mi dissi ” Non imparerai mai…” e anche : “Ma questo chi lo conosce?”…
Nel frattempo il taxi era arrivato e si fermo’ davanti a una caserma, il tassista prese le chiavi del Volgswagen ed entro’. Pensai ” Sei fritto! Meglio che esci e te la dai a gambe”. Ma era troppo tardi. Il tassista stava tornando accompagnato dal sosia di Pancho Villa un cinquantenne con due cinturoni di pallottole sulle spalle ed un pistolone alla cinta che sembrava uscito da una foto della Rivoluzione Messicana. Il tassista rimase fuori e Pancho Villa si sedette accanto a me occupando tre quarti del sedile. La mia paranoia ormai si rivelava al mondo esteriore sotto forma di sudore freddo che mi sgocciolava lungo le tempie e lungo il collo.
Pancho Villa lo capi’ e mi mise una mano sul ginocchio che mi fece sobbalzare, mi aspettavo un pugno in faccia invece Pancho scoppio’ a ridere come un messicano. “Hombre hombre…ahahah” Aveva capito tutto.
Quando ebbe finito di ridere disse ” Señor, yo no soy un guerrero, soy un fumador!” e dalla cartucciera comincio’ ad estrarre pallottole di marijuana accuratamente incartata in carta di giornale. “Cuanta quiere usted?” Comprai cinque pallottole, una al giorno che avevo deciso di rimanere a Mexico City.
(nella foto: Paolo Paci visita Trotsky)
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2 risposte
ci piace ma se da qualche parte ci fosse scritto chi è l’autore…
sulla homepage il nome c’e’, anche se non si vede… pero’ e’ vero che se apri gli articoli i nomi non ci sono. li metteremo noi con il titolo…