Caracas 31 gennaio 2010
Gli uccelli di Caracas
Audubon è una organizzazione internazionale che si occupa della osservazione degli uccelli.
Qui in Venezuela di uccelli ce ne sono veramente moltissimi.
Mi sono iscritta ad una gita, organizzata da Audubon sull’Avila.
L’Avila per gli abitanti di Caracas è come una grande madre. E’ una enorme montagna alta 2600 metri, che da una parte dà su Caracas e dall’altra parte sul mare dei Caraibi.
In lei ci sono tanti tipi di vegetazione, da quella più secca, alla foresta vera e propria e siccome è un parco nazionale, è ben protetta.
Ci vivono tantissimi tipi di animali, dagli armadilli ai serpenti anche molto velenosi, soprattutto uno che si chiama: tigre mariposa ( che vuol dire : tigre farfalla) perché sta sugli alberi ed aggredisce buttandosi dall’alto sulle vittime, e una infinità di uccelli.
Siamo partiti alle sei meno un quarto, mi sono venuti a prendere ed abbiamo lasciato la macchina in un posteggio,da cui si osservava un meraviglioso panorama di Caracas,
dove aspettavamo la jeep.
Ognuno di noi aveva il suo binocolo e dei depliant con le foto degli uccelli.
Già nel posteggio i miei compagni di gita ne vedevano un sacco, non solo, ma quelli che per me erano puntini piccoli e scuri sulle fronde degli alberi, per loro era per esempio:un Guitio copetòn e ne riconoscevano le macchie e i colori dell’occhio, se poi erano maschi, femmine o bebè.
Insomma tutto un mondo a me sconsciuto
Poi è arrivata la Jeep che ci ha portato in alto, in un posto che si chiama “Los venados” ( I cervi). Lì abbiamo continuato con l’osservazione: abbiamo visto i querre-querre, dal petto giallo le ali verdi e la coda mezza gialla e mezza verde, il pappagallo colorato, il colibrì, il chocolatero, el hormiguero (che mangia le formiche)
Però, verso le 8 e trenta già gli uccelli si sono ritirati dopo un ultimo bagnetto di un delizioso uccellino tutto azzurro nella coppa di una pianta su un albero: il bagno mattutino.
E noi siamo andati a bere un buon succo di mora e mangiato delle banane al forno con formaggio grattato, in una specie di baretto.
Da lì abbiamo camminato in mezzo alla foresta. Meraviglioso!
Io sono innamorata di questo paesaggio! E siccome c’era la nebbia, le piante si vedevano in trasparenza, come uno stupendo merletto. Abbiamo anche incontrato una vecchia hacienda dell’epoca coloniale dove anticamente lavoravano il caffè che si coltivava sull’Avila, ed ancora oggi si vedono tra un albero e l’altro delle vecchie piante di caffè.
Abbiamo fatto anche una merenda ed io ho tirato fuori dallo zaino una frittata di pasta che è stata fraternamente divisa tra tutti perché per loro era una assoluta novità.
Siamo passati da un fiumiciattolo con una piccola cascata e Roberto, un ragazzino di 15 anni, espertissimo di animali, ha trovato sotto una pietra una pelle di scorpione che i ragni avevano diligentemente mangiato. Roberto imita alla perfezione il canto degli uccelli.
Verso le 12 abbiamo fatto ritorno a Caracas ed io mi sentivo veramente felice. D’ora in poi, osserverò di più gli uccelli, e non solamente qui in Venezuela!
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