Palermo
Nel 1966 avevo 18 anni.
Vengo da una famiglia tradizionale, diciamo alto borghese con un tradizione religiosa molto forte.
Niente liceo artistico, ambiente corrotto.
Vivevo in un palazzo dove eravamo tutti amici. Al secondo piano c’era Vincino che poi si inventò il giornale Il Male e con cui fondammo il giornale del palazzo.
Sin da piccoli con lui ed altri bambini giocavamo in cortile, avevamo un tavolo di ping pong e per tanti ragazzi palermitani il nostro palazzo era un centro di riunione.
Ancora oggi ne parliamo come della nostra salvezza:
Giulia, Uberto, Giovannella, Vincino, Enzino, Pietro….
Alcuni non ci sono piú.
Io fui la prima, a 19 anni ad andare a vivere per conto mio.
A Palermo, in quegli anni ed in quell’ambiente, ero additata a simbolo di corruzione, anche perchè avevo un fidanzato con cui poi andai a vivere.
Nessuno sapeva della mia vita e cercavo di svoltare facendo fiori di carta per decorare saloni a capodanno, e lavoravo in un negozio di vestiti. Mi inventavo decorazioni per stivali di piume di fagiano, compravo fagiano congelati nel supermercato e ne usavo le piume, e mobiles di vetro dipinti.
Poi ce ne andammo a Roma dove io trovai subito un lavoro in disegno tessile a Piazza della Cancelleria.
Fantástico! Il lavoro mi piaceva un sacco. Nello studio lavoravano tante persone di tutto il mondo ed avevamo a disposizione i migliori materiali: carta, colori spettacolari, tempere, acquarelli, acrilici.
Una pacchia.
Intanto avevo conosciuto persone interessanti e creative, sopratutto Emanuele Luzzati che realizzava film di animazione bellissimi,
Il suo amico Tonino Conte, genovese, poi direttore del Teatro della Tosse a Genova ed amico di De Andrè, di Ivano Fossati, che aveva lavorato con Carnelo Bene
Con loro ho imparato tante cose ed avrei voluto essere come loro!
Andai varie volte a Genova, seguivo il teatro, a Torino andavo a vedere bellissimi spettacoli di Aldo Trionfo, all’avanguardia per quei tempi.
Genova era la città di mia madre.
Da piccola frequentavamo tutti i suoi amici che erano ricchi, molto snob ed io come meridionale mi sentivo sempre in colpa per il mio accento del sud ed i bambini genovesi mi chiamavano terrona!
Ma quando conobbi Luzzati e Tonino, conobbi anche una Genova diversa.
Alternativa, trasgressiva, emozionante e così dentro di me si completò l’immagine di questa città ed ancora oggi mi piacerebbe viverla.
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