In Nepal ci sono arrivato con trent’anni di ritardo e, in aereo.

La lunga storia di due grammi di hascisc nero Nepalese…Nel 1997 mia moglie ed io andammo in Nepal per un mese di trekking come parte di un gruppo di infermieri di SF. Con base a Katmandu’, dove visitammo ospedali locali oltre a fare i turisti. Andammo poi a Pokhara, dove prendemmo un piccolo aereo dodiciposti che ci portò a Jomsom, dove iniziammo il lungo trek di due settimane sull’altipiano dell’Himalaya…A Katmandu’, e, ovunque in Nepal, la canapa cresce selvaggia da per tutto, mi bastò coglierne qualche cima e seccarla, per avere da fumare gratis per il resto del viaggio. Durante il trek, a Kagbeni, conobbi due giovani Italiani che, erano venuti appositamente per comprare hasc da riportare in Italia… Prima di lasciarci, mi regalarono un “tocco”, una decina di grammi di nero Nepalese.Ed ecco il rientro a Pokhara, al piccolo aeroporto di Jomsom, mi ero infilato le rimanenze in tasca, pensando sarebbe stato il posto migliore per sbarazzarsene se necessario… Depositiamo tutti i bagagli in un piccolo atrio e faccio la fila per la dogana. Un solo agente, molto distratto, mi chiede di svuotare le tasche! “Personal”, gli rispondo, “Cose personali”, ma lui insiste… C’è della commissione e l’agente si distrae, io faccio dietrofront e ritorno verso i bagagli… Riesco a sfilarmi dalla tasca la busta di plastica con dell’erba e l’hasc, e infilarla nello zaino.Roba che in qualsiasi altra parte del mondo, l’agente mi avrebbe detto, “Ma dove vai?! Vieni qui’ e svuota le tasche!” Magari anche tirando fuori una pistola. Mi disse bene!Poi venne il rientro agli USA. L’erba me l’ero finita ma un paio di grammi di nero mi rimanevano, e non volevo proprio buttarli via… Li avvolsi in plastica, due volte, una palletta quasi invisibile, e la nascosi in fondo al sacco a pelo, poi arrotolato e messo in un grande sacco assieme ad altro materiale da trek (Scarponi, bastoni, etc.).Ed ecco il rientro a San Francisco:Mia moglie aveva fatto compre e avevamo un sacco di bagaglio. Scendiamo dall’aereo e ci dirigiamo al ritiro bagagli, dove vedo due agenti in divisa militare, con un cane. Mi si gela il sangue!Incredibilmente, uno dei due, senza il cane, si dirige proprio verso di me e mi dice “Stiamo addestrando un nuovo cane, le dispiacerebbe partecipare con noi a un esercizio?” “Senz’altro Officer, che posso fare?”“Le metto una cosa sotto il piede e lei deve rimanere immobile quando il cane verrà ad annusarla.” Io intanto pensavo al nostro bagaglio che arrivava sul nastro… a quei due grammi di nero nel sacco a pelo… Stringo il culo mentre il cane arriva, annusa altre persone, poi arriva a me e punta al mio piede. Gli agenti mi ringraziano per la mia partecipazione e se ne vanno.Avevamo tutto il nostro materiale di montagna, in più avevamo comprato delle Thangka a una scuola di pittura in Kathmandu’, delle “Singing bowls” che Beth si era fatta benedire dalla madre superiora del monastero Buddista in Lumbini, e tanti altri souvenir, non ci bastava il bagaglio e avevamo comprato un grande sacco di tela appositamente.Finalmente alla dogana, il sacco di tela fu proprio ignorato, quando invece ci fecero aprire le valigie…Quella fu l’ultima volta che viaggiai portandomi appresso del fumo, cosa che avevo fatto incoscientemente molte volte negli anni precedenti. Erba dalla California a Roma, e hasc al rientro degli USA. (Sempre piccole cose, per uso personale, naturalmente!)Poi venne l’Undici Settembre e la cosa divenne impossibile, date tutte le precauzioni e perquisizioni, sarebbe stato folle…Da allora, quando ancora viaggiavo, ho sempre trovato localmente.

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