Il Trip – John Flores – 30 Settembre, 2021
“Timothy Leary’s dead, no no no no he’s outside, looking in…”
Scoperto l’erba a diciassette anni (1963), la fumai dapprima in dosi minute, per ovvie paranoie inculcate, dosi che aumentarono fino a farmi provare la prima sensazione di un reale ‘high’, l’esplodere della mente alle possibilità dell’universo, il vedere oltre la ‘realtà’ impostaci dai costumi e le dottrine sociali. Poi l’hashish, il nettare di Shiva, quello che arrivava portato dall’est, in suole di sandali, o portato da amici che viaggiavano, come la coppia di americani che conobbi nel 64 a Santa Maria in Trastevere, Clarence e la moglie, appena ritornati dal Nepal, con del fumo incredibile. Quello veramente buono, fumato con lo shilom con la pezzetta bagnata, tre botte, e discendevo nel subconscio interiore, così come verso l’esterno, il mondo esteriore nel quale questo corpo viveva, insomma, psichedelico. La musica elettrica amplificata delle band che si ascoltava, con le innovazioni avanzate dai Pink Floyd, Jimi Hendrix e via, il suono era tridimensionale, spaziale, e visibile, i Moody Blues con le loro orchestrazioni, se la musica di Dylan o “Revolver” era musica da fumo, dopo Sgt. Pepper la musica psichedelica divenne la colonna sonora dei nostri tempi.
Il lavoro di avanscoperta si era fatto leggendo, prima i Beats, poi Alan Watts, Aldous Huxley, Timothy Leary, John Lilly e Ram Das, studiando le religioni orientali (e modiali), e la tendenza verso il buddismo prevaleva…
I trip quindi erano già iniziati, ancora prima di prendere l’acido lisergico, provai con i semi di campanula blu (Morning glory), e superata la nausea e i vomiti, passai una serata scoprendo la magicita’ dell’universo al livello molecolare… Senz’altro il migliore a parere mio fu il primo Sunshine arancione che feci nel 69, un omaggio di Halma Cristina, di ottima qualità e dose perfetta, “Direttamente dal laboratorio sotterraneo di Tim Skully, in Sonoma” ci garantiva. Trip nel quale mi persi nel mondo dei colori e della musica, entrando e uscendo dal mio corpo, in un gruppo di amici e nuove conoscenze, tutte nelle mie stesse condizioni. A Bracciano, in una casetta isolata, circondata del verde, all’alba si usci’ fuori per goderci l’arrivo del sole quotidiano, guardando al cielo che schiariva, cercando di individuare astronavi aliene…
Poco dopo invece, nel 70, feci il mio primo ‘bad trip’. Avendo conosciuto “Doc” Humes, un americano che aveva studiato e scritto di psichedelici in inghilterra, poi come Leary aveva lavorato per la CIA… cercava di insegnare e aiutare gli eroinomani che si bucavano, con l’uso della cannabis e dell’LSD. Girava, infatti, della roba brutta e la voce circolava che la CIA stava distribuendo ‘sta roba in giro…
Seduto al bar a santamaria godendomi un chinotto, forse con Giannoni e Vaporetto, non ricordo, era il bar d’uso comune e ci si trovava tutti prima o poi, guardando la piazza che cambiava con l’avanzamento del sole, le luci e le ombre, la gente che passava, magari dopo essersi fatto un bel piatto di pasta da Nannarella, o da Mario’s… Io mi proponevo di passare la serata e la notte alla comune di via Urbana, con Fabio e Petta, Stefanino, e tutti gli altri che contribuivano alla produzione di MOTHER… invece, passò per caso Robertino, amico di Stoppino e di Glauco (I giovani che si erano accollati sin dall’inizio, noi ventenni, loro forse quindicenni), amico anche di Graziella e altri (Scoprii tanti anni dopo, proprio da Graziella, che era stato arrestato, e che morì a regina celi). Nativo della Costarica, ormai romanizzato, parlammo del più e del meno, poi mi offrì un acido, una pasticca marrone, ed entrambi la buttammo giù. L’effetto fu più veloce del previsto, mi accorsi, mentre ci si alzava per farci la camminata. Cominciava a scurire e il cammino durò per ore, mi parse, con le strade che si torcevano, i sampietrini che ondulavano, le luci delle auto e i suoni del traffico… mentre cercavamo la nostra meta, immaginavo tutti vedessero che eravamo strafatti…
Tentai di rendermi produttivo pendendo in mano il rapidograph, tentando di disegnare qualcosa, ma ero troppo teso, e cominciarono le paranoie… sentivo i pensieri di tutti, ed erano tutti critici verso di me. Cattivi, anche mostri, e mi ritirai in un angolo della stanza, seduto su un cuscino con le spalle al muro, abbracciandomi le gambe piegate, contro il petto, in una posizione quasi fetale. Con gli occhi chiusi, vissi allucinazioni orribili, e in effetti, il mio ego morì, varie volte. Finii per andarmene alla stanzetta di Rosi, dove finalmente riuscii a dormire nel suo letto, fra le sue braccia.
Quel viaggio mise un freno al mio uso casuale, infatti, non ne feci più per tre o quattro anni, con la mia sposa americana Barbara, non era uso comune quanto la cocaina, solo un paio di volte invece, provammo i funghi magici, mangiandone piccole quantità a qualche party o riunione. Dopo, in California, ripresi a fare dei trip vivendo nello Haight~Ashbury, avendo per vicino un amico che lo sintetizzava, di ottima qualità, con dosi più moderate, anticipando il micro-dosing (lui faceva i mini-dose), li metteva su fogli assorbenti, perforati in dosi, decorati con tanti piccoli disegni e simboli, e le vendeva in giro… (Mark aka “DNA”). Provai il peyote e la mescalina grazie a lui e altri amici con tendenze psichedeliche…
L’ultimo trip di acido, lo feci nell’ottantanove, con la mia allora terza compagna, oggi seconda moglie… Decidemmo di prenderlo andando a vedere il Ringling Brothers Circus, che quell’anno avevano tutti i performer vestiti di colori fluorescenti, anche i pagliacci… L’anno seguente di nuovo i funghi, due volte, e poi, basta.
Mi rimane il fumo, per primo e da sempre, il tabacco, il pacchetto giornaliero di camel senza filtro, e in una società sempre più anti fumo, mi sento quasi colpevole di godermi ancora questo vizio. E secondo, l’erba, sinsemilla di varie varietà, top THC, e mi faccio il rito giornaliero del ‘sacramento’, arrotolando spinello dopo spinello, alcuni giorni sono uno o due, altri 4, 5, anche 6, se sono impegnato al computer in qualche progetto di grafica e faccio nottata.
Rimango curioso dell’Ayahuasca, per l’esperienza, e sono proponente per il micro-dosing d’acido per treatment di malattie mentali, e per riformulare alcuni tipi di nevrosi, con supervisione medica… in psichiatria e psicoanalisi, anche, per tutti… Non l’illegalità, ma lo studio, e la conoscenza, di tutta questa varietà di piante magiche, che popolano questo mondo, piante usate noi (umani?) da millenni. Offerte della natura, che ci permettono di comunicare con l’universo, con noi stessi e con tutti gli altri esseri viventi, allo stesso livello, in armonia, su questo pianeta.
“The Cosmic Trip”. La trovo un’esperienza molto spirituale, anche mistica, ma concreta, personalmente, e mi ritengo ateo, non credo in nessuna religione (Un intero capitolo da dedicarci), e il mio concetto di spiritualità parteggia verso il discorso del buddismo, anche se non vivo professando. Mi definisco un Utopista, un Sognatore, Anarchico, Pacifista, ancora curioso della vita, ma senza pormi problemi esistenziali… Boh?
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Artista – Marito – Padre – Nonno
3 risposte
è sparito il mio commento, why?
non ho idea margherita… non l’ho in mente e non lo ricordo, riprova.
yea. seems like you are experienced. ciao John