Il mio primo murale psichedelico a Roma.
Finito il servizio di leva nel 68, abitavo ancora con mia madre e sorelle, spostati da Via Nomentana a Montesacro, in un nuovo palazzone verso Viale Marconi, sul Lungotevere Dante, vicino allo stadio degli Eucalipti e l’imbocco dell’Ostiense…
Altri amici già da tempo abitavano in appartamentini propri, qua e la per Roma. Mario Carboni, che avevo conosciuto al baretto di Via Conte Verde, vicino l’Istituto d’Arte, viveva in un appartamentino in Vicolo del Moro a Trastevere, dietro Piazza Trilussa, e li, si passava molto tempo assieme, con anche altri amici, fumando canne, suonando musica e disegnando. Nella stanza da letto, l’inquilino anteriore aveva dipinto un ritratto del Che Guevara, e Mario aveva aggiunto delle forme astratte che sembravano foglie, molto liquide, con rossi e blu… Mi ci immersi anch’io e cominciai a dipingere fiore dopo fiore, di forme infinite e di tanti colori, usando principalmente dei colori a tempera fluorescenti, che, con la luce nera s’illuminavano magicamente, creando un’atmosfera da trip. Poi, l’idea prese piede e apparvero murali psichedelici in vari appartamenti che frequentavo.
Lungi da me l’aver mai pensato di farne una foto… Mario invece ha ritrovato una foto del suo contributo, ed eccola acclusa. Scherzando, mi dice “Fra cento anni dei restauratori grattando l’intonaco lo ritroveranno e diranno: abbiamo trovato un meraviglioso Flores sconosciuto… e ne faranno un museo.”
Io poi nella vita, ne ho eseguiti tanti, a New York, e in San Francisco, dove alcuni ancora sopravvivono…
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