Il fumo e le pasticche

Non pretendo di saper scrivere, tanto meno in italiano.For what it’s worth:Il fumo e le pasticcheCon ambi i genitori, poi le sorelle maggiori, tutti avidi fumatori di sigarette, fu naturale che a nove anni, vivendo in Spagna a Siviglia, provassi una sigaretta “Bisonte” senza filtro con un amichetto locale per la prima volta. Che schifo! Tossimmo tutt’e due come matti e storia finita. Invece nel 1960 (avevo 14 anni), quando ottenni un lavoro con la TWA a Ciampino, (poi spostati a Fiumicino) avevo già cominciato a fumare giornalmente sigarette Americane. Ci chiamavano “Air Cadets”, ed eravamo semplicemente dei tuttofare con libero accesso a tutto l’aeroporto e perfino gli aerei stessi. Con l’arrivo di ogni volo, era mio compito di andare in cabina di pilotaggio e ritirare la cartella con tutti i documenti di bordo, lista passeggeri etc. Aggiornare tutti i dati aggiungendo i nuovi imbarchi, poi fare copie ciclostilate e ricaricare la cartella sull’aereo. A quei tempi le linee aeree regalavano le sigarette ai passeggeri. Piccoli pacchetti di cinque sigarette, e ne rimanevano sempre tante d’avanzo, assieme a gomme da masticare, noccioline e altri snack e bottigliette di liquori.Come tanti, passai il periodo Beatnik (Esistenzialista) quando mi iscrissi all’istituto D’Arte di Via Conte Verde nel 63, facendo ampio uso di sostanze che alterassero la mia realtà cosciente (Uppers & Downers). Ne avevo sentito parlare nei giornali ed ero curioso. Prima provai la Metedrina, piccole pasticche bianche con una croce sopra, si compravano legalmente in farmacia, e ti davano tanta energia. Poi c’era il Revonal (Qaylude) che invece ti abbioccava e ti rilassava, anche ottenibile in farmacia, così come il Romilar (Sciroppo per la tosse)… E, sempre ai diciassette anni, scoprii finalmente l’erba e l’hascisc. La “Droga”. Aveva l’aria del Proibito, del Tabù, e tutti i giornali e settimanali ne parlavano, e del dilagante uso.Conobbi un capellone americano a Trinità dei Monti, luogo che avevo preso a frequentare con amici, con sacco a pelo arrotolato e lo zaino sulle spalle, mi chiese “Hai mai fumato l’erba?”, e m’invitò a fumare uno spinello a Villa Borghese. Fattissimi, passammo le ore ridendo e guardando il tramonto… Poi, la prima volta che comprai dell’erba (Sempre a Piazza di Spagna), pagai 5.000 lire per una scatoletta di cerini, piena di zeppi, foglie e semi… che poi non sapevo nemmeno quanta usarne, e ne mischiavo porzioni minute con tanto tabacco sperimentando.Avendo vissuto cinque anni in Kenya e tre anni in Spagna, ero ritornato in Italia solo nel 59, e Roma era tutto territorio nuovo per me da scoprire, cosa facilitata dalla presenza di famiglia, nonni, zii, zie, cugini, paterni e materni… Il rientro in Italia fu l’inizio della separazione ed eventuale divorzio dei miei genitori, noi 5 figli finimmo per vivere con nostra madre, prima a Ostia nella casa estiva di uno zio, poi a Vitinia, sull’Ostiense, in una casetta di un’altra zia, e finalmente, Roma. Da Via Bencivenga, una traversa di Via Nomentana, verso Montesacro, ci trasferimmo poi a vivere in Via Lungotevere Dante, una traversa di Viale Marconi, verso lo stadio degli Eucalipti, vicino l’imbocco dell’Ostiense e l’EUR, quando mia sorella maggiore si sposò.Quando nel 1965 aprì il Piper Club, già m’interessavo di musica, dal rock al Rythm &blues americano, il folk con Dylan e la Baez, al beat inglese con i Beatles, gli Stones, e tutti gli altri complessi… Finalmente avere un posto dove poterli sentire e vederli suonare dal vivo, fu un grande passo avanti per Roma. Ci andavo nel pomeriggio con una cara amica ancora minorenne (Prima fiamma romantica) e ci si scatenava ballando per ore. Poi ritornavo la sera per i set notturni. Mi facevo i chilometri a piedi per arrivarci, facendo la colletta, chiedendo le cento lire, accumulando per permettermi il prezzo d’entrata. Divenni amico con Beppe F. che gestiva il sound system e le luci dalla cabina di proiezione. Gli piacevano i miei disegni e creai un set di diapositive (Delle semplici forme geometriche colorate, Op/Pop/Mod) che utilizzò nei suoi light show. Conobbi Crocetta, e per lui produssi tanti disegni per il nascente Piper Market, dei costumi di scena per il complesso I Piper, e la copertina di un loro LP intitolato See-Saw. Conobbi i Rokes, e li andai a visitare un paio di volte alla loro casa sulla Cassia, e conobbi Patty Pravo quando frequentavo le prove con il complesso I Piper, a locale chiuso. Ricordo le lunghe camminate a piedi per tornare a casa dopo intense fumate intorno al club (Mai all’interno) con amici, camminando da solo, passando dalla stazione Ostiense e la piramide, per i mercati generali, poi San Paolo e Viale Marconi alle ore piccole del mattino… La canna di hascisc e tabacco, formata come un imbuto, col cartoncino arrotolato come filtro, era di uso comune tra i miei amici, quando nel 66, ventenne, fui arruolato di leva. Ma quella è un’altra storia….(A seguire, 68/71, la scoperta degli psichedelici)

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