Oltre ad ascoltare la musica, mi piaceva cantare, piuttosto intonato, la mia voce che tende sul basso, ma niente di speciale, nessun grande fiato, nessun interesse in musica per se stesso, mai imparato a suonare nessuno strumento…
Nel 1962 la RAI lanciò un concorso per nuovi talenti, ed io sedicenne, decisi di iscrivermi. Chissà perché scelsi di cantare la canzone “Non Arrossire”, di Giorgio Gaber, che mi piaceva tanto, invece di qualcosa più vivace e ritmico. Abitavamo ancora a Montesacro, e con l’aiuto del padre di Silvano, che aveva un piano in casa, facemmo qualche prova e, arrivato il giorno, mi misi il mio vestito di shantung grigio argento, camicia e cravatta, e mi presentai alla sede… assieme a centinaia di altri. Naturalmente la mia performance non condusse a nulla, e d’altra parte non avevo nessuna aspettativa.
Col passare degli anni, trasferitomi a Viale Marconi, e frequentando l’istituto d’arte, c’erano tanti che cominciavano a prendere la chitarra in mano. Un mio vicino, un certo Piero, aveva una chitarra basso, che suonava con due altri, un solista/ritmico e un batterista, facendo prove nello scantinato della basilica di San Paolo, sull’Ostiense. Era il 1965, e già da un paio di anni, fumavo l’erba. Con i Beatles e gli Stones, la musica era cambiata, c’era l’invasione Britannica, e le cover prodotte dai complessi italiani, richiedevano l’uso dell’inglese. Così quando presi a frequentare le prove a San Paolo, cominciai a cantare, e venni molto ben accolto dal gruppo… Eravamo un complesso (Ancora senza nome). Imparammo “House of the rising sun” degli Animals, e “Satisfaction” degli Stones, oltre a qualche canzone dei Beatles… Io parlavo del fumo, e non nascosi il fatto che l’avevo provata (l’erba), ma gli altri tre erano più borghesi, ovviamente più religiosi, (A ripensarci, non ho mai saputo come ebbero l’uso dello scantinato sotto la chiesa…), infondo, non molto sperimentativi.
Avemmo un’occasione di esibirci, a quei tempi si formavano i ‘club’ privati nelle cantine, dove si davano ‘party’, con uno o due complessi musicali, e noi esordimmo chiamandoci “Le Acque”, come affermava la mia scritta fatta sulla pelle del tamburo. House of the rising sun, e Satisfaction furono molto ben accolte dal pubblico (forse venti persone)… Come front-man non ero un granché, e anche se l’adrenalina cominciò a scorrere con la canzone degli Stones, certamente non mi dimenavo ne saltellavo come Mick. Il chitarrista era talmente preso che, solo dopo si accorse di esseri tagliato due dita con le corde metalliche, e aveva mano e strumento insanguinati.
Disegno fatto nel 66, colorato nel 2016
Il giorno dopo Piero mi disse: “Mia madre non vuole che suoni più con il complesso”, e quel paio di volte che cercai di andarlo a trovare a casa sua, la madre mi diceva che non c’era. Ovviamente era trapelato il mio uso di DROGHE, e alcuni ‘amici’ si distanziarono. Le acque sotto i ponti…
Era stato bello sentire e vedere un pubblico preso dalla performance del gruppo, vederli ballare e poi sentire l’applauso alla fine, le facce e le espressioni, il sentirsi idolatrato in un certo senso, per qualche minuto, ma non era il mio carattere.
Abbandonai così l’idea di fare il cantante, e mi dedicai invece con più impegno al disegno, il mio primo amore.
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Artista – Marito – Padre – Nonno
4 risposte
potevi essere un idolo rock
Visto? Le carriere mancate.
Avrei potuto essere un bravo tatuaggista,
se ci avessi pensato da giovane… La mano
ferma ce l’avevo, ma l’unica volta che ne
ebbi occasione di farne uno, non mi convinse.
non è convinzione. deve essere una passione
non so come cantavi ma sicuramente nel disegnare sei fantastico !