Attraversandola frontiera tra Iran e Afghanistan nel 1976

“Attraversando la frontiera tra Iran e Afghanistan nel 1976″Dopo un interminabile viaggio polveroso da Istambul, su un “magic bus” guidato da due “nazi” tedeschi che non ci lasciavano fumare manco una canna sul bus minacciandoci di buttarci fuori ed abbandonarci in pieno deserto, finalmente arriviamo alla frontiera con l’Afghanistan. Aspettando i controlli doganali mi metto a passeggiare là intorno, anche per sgranchirmi un po’ le gambe, e vago tra le quattro casupole dello sperduto posto. Vengo attratto da un suono di bonghi che proviene da una capanna con le mura di fango e il tetto di lamiere e paglia. Mi avvicino e vedo attraverso la porticina d’ingresso il suonatore di bonghi: un omino male in arnese in compagnia di un altro tipo che sta accendendo una monumentale pipa ad acqua col fornelletto ripieno di grossi tocchi di hashish nero emanante oleose volute di fumo. Non appena mi scorgono mi invitano ad entrare con secchi ed amichevoli gesti ed io accetto ben volentieri l’invito senza farmelo ripetere una seconda volta. Mi accoccolo per terra insieme a loro che mi passano subito l’agognata pipa. Mentre mi appresto a fare il primo poderoso tiro, dopo l’astinenza forzata del viaggio, piano piano si cominciano ad affacciare alla porticina altri miei compagni di viaggio. Tempo pochi minuti, mezzo bus si era infilato alla chetichella nell’angusto spazio e si diede inizio ad una specie di party allietato dalla musica sempre più forsennata dei bonghi, tutti immersi in un denso nuvolone di fumo. Ad un tratto, quando eravamo tutti ben strafatti, dalla porticina si affaccia un tizio con una divisa militare tutta sdrucinata e ciabatte, che comincia a sbraitare nel gutturale idioma locale contro il suonatore di bonghi che istantaneamente scatta in piedi sull’attenti e si dilegua fuori dalla capanna. Anche il suo compare, dopo pochi secondi, si alza e scompare al volo lasciandoci interdetti, impauriti e, naturalmente, sconvolti come zucche. Cominciamo quindi anche noi ad uscire guardinghi, uno alla volta, già in preda alla paranoia. Uno degli autisti nazi ci vede e ci urla infuriato contro: “Dove cazzo vi siete cacciati? Vi stiamo aspettando da un bel pezzo per i visti e per passare dal dottore a mostrare le vostre certificazioni dei vaccini! Veloci!” Così ci mettiamo in fila in silenzio, tutti mogi e mortificati. Ma quando arriva il mio turno, cosa scopro con mio grande sollievo? Che il “dottore” altri non era… che il suonatore di bonghi! Ci scambiamo uno sguardo complice, io gli faccio un sorrisetto ammiccante e lui un gesto appena accennato stile “aumm aumm”! Tutto il mondo è paese e quello era il meraviglioso Afghanistan di quei tempi!

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Viva Peyote-11 Postscriptum

Voglio ringraziare quanti hanno letto con interesse questo mio racconto e mi hanno manifestato la loro empatia. Purtroppo debbo confessare che non sono più tornato

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