In occasione del ritorno in Redazione del nostro amato Direttore Editoriale, Pino Cino, pubblico in anteprima il racconto di un mio incontro straordinario che ho avuto alcuni anni fa: quello con i Rolling Stones! Eccomi, nella foto allegata, tra Mick e Keith, più “Rolling” io di Charlie Watts che se ne sta in disparte col look di un impiegato delle poste! In occasione del concerto che tennero a Roma, allo stadio Olimpico nel 2007, il quotidiano La Repubblica fece un concorso: tra chi avesse inviato i propri ricordi di precedenti concerti con gli Stones, sarebbero state prescelte 5 persone che avrebbero ricevuto biglietti gratis e, soprattutto, la possibilità di incontrare i mitici 5 nel back stage del concerto. Scrissi, riferendomi a Mick Jagger come Nataraja, lo Shiva danzante, e raccontando di come in Svizzera, per arrivare in tempo al loro concerto a Basilea, percorsi a 160 all’ora 50 kilometri sulla corsia d’emergenza dell’autostrada bloccata da lavori, a rischio di farmi togliere la patente a vita con ignominia. L’adulazione e la trasgressione ebbero la meglio: fui tra i 5 prescelti! Ecco come racconto l’episodio in un capitolo del mio romanzo “Come andare in Thailandia e ritornarne vivi” (prossima pubblicazione?)
” Sono tornato da Koh Pangham a Bangkok. Ho terminato il mio tour della memoria, ho sublimato il mio ricordo, ho elaborato il lutto, come dire? A Bottle Beach ho avuto modo e tempo per riflettere, per ripercorrere quei lontani avvenimenti di trent’anni fa. In albergo mi osservo nel grosso specchio sull’anta dell’armadio. Come sono cambiato da allora! Con l’età mi è cresciuta la capoccia. Anche le orecchie sono cresciute. Ora ho tutto un capoccione e un faccione. E sotto un corpicino esile esile. Sembro uno dei Rolling Stones quando li incontrai nel back stage del concerto a Roma: erano tutto testa, mi sembrava di stare al Muppet show! Ricordo che a Keith baciai l’anello a forma di teschio dicendogli, dato che eravamo a Roma:” You are my Pope!” E nell’avvicinarmi quella mano nodosa al volto sentii subito un forte odore inconfondibile: super skunk! Sollevai gli occhi e fissandolo gli feci: “Ehi man, that’s good stuff!” Lui mi sorrise, mi puntò l’indice e annuendo fece: “Yeah man, good stuff!” Poi, dopo essermi fatto un paio di foto con Mick e gli altri, al momento di salire sul palco Keith si voltò ancora verso di me, mi puntò il dito e annuendo fece: ” Yeah man, good stuff!”
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John Flores
Good stuff man!
Abigail Garfagnoli
Great
(in my old age I’ve started to like the Stones! Ricordi che mi stavano antipatici !!!)
Paolo Paci
basicamente blues
Paolo Paci
1967, Amsterdam . Sulla scena artistica appare un’ artista giapponese che proietta un film super8 in bianco e nero di primi piani di culi nudi camminando. Successo intellettuale immediato (al culo non si resiste) anche viene proiettato nella hall del Stedelijk Museum. Lei si chiama Yoko Ono ed e’ una piccoletta con la faccia nascosta fra i capelli. Ci parlo un po’ viene da Tokyo, e’ passata da Parigi e pensa di andare a Londra a sposare uno dei Rolling Stones. Le chiedo chi e risponde che non importa, uno di loro. Finira’ per prendersi John Lennon e rovinargli la vita.
Paolo Paci
mai capito che ci facesse Charlie Watts con i Rolling, lui e’ sopratutto un batterista jazz, l’unico aggancio che ci vedo e’ il blues
Stefano E. Stef
Paolo me lo sono sempre chiesto anche io ma evidentemente il feeling c’era e c’è tuttora
Spoon River
Ho domandato a Keith: lui ‘n se ricorda proprio
Fiammetta Doria Colonna