Era fatta ero a Ios e mi ero sistemato

………………. Era fatta ero a Ios e mi ero sistemato ……….. che piacere essere lì,Passai i primi giorni ad esplorare l’isola e così scoprii che il bus che veniva dal porto dopo essere passato alle porte del paese scendeva di nuovo verso una spiaggia bellissima : Millopota beach una spiaggia meravigliosa lunga forse un kilometro o poco meno, di sabbia bianchissima, il bus si fermava dopo una lunga serie di tornanti ad una estremità della spiaggia dove i più pigri si fermavano subito, quindi più ti allontanavi dalla piazzola del bus più la spiaggia diventava meno affollata, la spiaggia era racchiusa in una piccola baia e anche quando soffiava il Melteni, il forte vento delle isole Cicladi, li il mare rimaneva tranquillo, scoprii anche che per arrivare alla spiaggia c’era anche una scorciatoia, un ripido sentiero che scendeva tra le rocce, con una vista mozzafiato su tutta la spiaggia e la baia, lungo questo sentiero nelle rare piazzole ricavate tra le rocce qualcuno aveva piantato delle tende, un modo ancora più economico di soggiornare sull’isola.La sera poi esploravo il villaggio, per i primi giorni ogni sera mi sedevo in un cafe diverso per capire in quale mi trovassi meglio ed in quale era più facile fare conoscenza con altri ragazzi, dopo un po’ elessi a mio posto preferito un cafè della piazzetta, ce ne erano tre, e per colazione invece mi fermavo sempre in un locale che di mattina preparava le colazioni e la sere diventava un music pub! Per cenare andavo dal proprietario della mia cameretta.Yos era diventata una meta per i giovani alternativi di tutta Europa, ma molti di questi rimanevano pochi giorni e poi ripartivano, avevano la smania di visitare le Cicladi ed allora dividevano le loro vacanze in pochi giorni in ogni posto, io ritenevo invece di non essere in vacanza, ma di vivere e quindi non avevo questa smania, questa frenesia di cambiare e di vedere più cose nel minor tempo possibile; quando trovavo un posto che mi piaceva rimanevo quanto potevo visto che non avevo obblighi di nessun tipo, ad Ios stavo bene e finche’ mi sarebbe stato possibile sarei rimasto lì.Dopo un po’ di giorni cominciavo a capire chi erano gli stanziali e chi invece i mordi e fuggi, al caffè feci amicizia con un gruppo di ragazzi inglesi che passavano lì un paio di mesi dopodiché si trasferivano in Kenia, a Lamu e poi da lì con la nave da Nairobi andavano in India a Goa, in questi viaggi compravano cose che poi rivendevano nella metà successiva, forse tra queste merci c’era anche qualcos’altro ……………….. ma non lo seppi mai con certezza, tra i loro amici rividi la ragazza del traghetto, quella che dormiva, era la compagna di uno di loro, non ci scambiammo mai più di un saluto!La mattina mi fermavo in quell’altro cafè, il “white elephant ” una bella colazione nellaveranda e poi al mare; dopo un po’ presi l’abitudine di portare con me la traduzione del libro di Tolkien che avevo cominciato a Manchester quindi invece di andare al mare rimanevo lì a tradurre, spesso la mattina mentre lavoravo alla mia traduzione alcuni avventori fissi del cafè si fermavano a fare due chiacchiere, ero diventato un residente, in una di queste mattinate conobbi l’altra ragazzadel traghetto, Julie, studiava per diventare regista, era australiana e stava facendo un viaggio overland da Sidney a Londra, e si era fermata lì ad Ios perché un suo amico inglese aveva una casa lì e ci sarebbe rimasta per un po’ di tempo; mi piaceva proprio, ma ero un po’ troppo insicuro per fare una qualsiasi advances.Uno dei primi giorni ero seduto ad uno di questi cafè insieme ad un po’ di persone quando si sedette con noi un italiano, non era molto giovane rispetto a noi, una quarantina d’anni, cominciammo a chiacchierare, non c’erano molti italiani in quel periodo della stagione, così socializzammo e dopo un po’’ mi chiese se poteva farsi una doccia in camera mia, lui viveva in una grotta, io gli spiegai dove era la mia camera e gli diedi la chiave. Appena si era allontanato gli altri mi dissero che ero un pazzo, quello era conosciuto per essere un ladro e che era bloccato in Grecia perché era senza passaporto, io avevo tutti i miei soldi nascosti in camera insieme al mio passaporto, tornai di corsa in camera in preda al panico, lo incontrai che aveva appena finito la doccia e si stava rivestendo, con una scusa controllai i miei tesori ma era tutto a posto, parlando mi raccontò la sua storia era entrato in Grecia dalla Turchia da cui stava fuggendo per problemi di droga e mi confessò che per vivere si arrangiava in tutti i modi possibili, a me non aveva toccato nulla., forse non aveva fatto in tempo., ma a me piace credere che mi avesse rispettato per la mia disponibilità. Un giorno mi venne a dire se mi interessava lavorare per una giornata con un pescatore, naturalmente accettai e così la mattina dopo ci incontrammo al porto, ma non c’era nessun pescatore, ma bensì una piccolo peschereccio carico di mattoni che doveva essere scaricato per mille dracme ciascuno, beh dall’idea romantica di una giornata di pesca ad una di duro facchinaggio la distanza era tanta ma accettammo lo stesso, Fu una dura giornata di lavoro, ma tra uno scherzo ed una battuta la giornata passò; al momento del pagamento l’impresario che ci aveva assunto si presentò su di un camion che parcheggiò ancora in moto vicino alla barca e si presentò da noi con due biglietti da cento dracme, io rimasi abbasito, incapace di qualsiasi reazione, ma Vittorio invece scattò sul camion e mimando disse all’imbroglione che se non mi avesse dato i soldi di tutti e due , cioè duemila dracme, lui sarebbe saltato in acqua insieme al camion, il greco non poté far altro che pagare il suo debito, fui molto grato a Vittorio perché io non sarei certo stato capace di reagire come lui e sarei rimasto fregato. Vittorio mi disse che il giorno successivo sarebbe partito, andava a Santorini per vedere se riusciva a trovare una soluzione alla sua situazione io gli lasciai una parte delle mie mille dracme, per me non erano così vitali e gli dissi che quando risolveva me li avrebbe restituiti. Passò una decina di giorni ed una mattina verso le dieci Vittorio venne in camera mia per restituirmi i miei soldi e per invitarmi a pranzo al porto. Un bel pranzo di pesce. A Santorini gli era andata bene, c’erano molti turisti snob e nelle discoteche del paese aveva fatto qualche razzia, adesso aveva denaro per tornare ad Atene ove sperava di poter comprare un passaporto per tornare in Italia. Io ero imbarazzato per l’invito ma decisi di accettare perche’ mi era sembrato carino che Vittorio volesse così ricambiare la mia disponibilità, certo il tutto veniva da soldi non suoi ma avrebbe potuto benissimo andare direttamente ad Atene senza ripassare da me. Dopo pranzo prese il traghetto e se ne andò ad Atene.

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