21 giugno 2020
Grecia , seconda parte
Intanto le mie giornate scorrevano tra l’impegno della mia traduzione, meravigliose ore passate al mare e serate al cafè a fare il vitellone con i miei nuovi amici, avevo scoperto che una discoteca all’aperto appena fuori del paese con una splendida vista sul fiordo di Ios all’ora del tramonto suonava musica classica, presi l’abitudine di andarci, in una di quelle sere incontrai Julie, era lì anche lei, sola, a guardare il tramonto, mi feci coraggio e decisi di non perdere l’occasione, mi
sedetti accanto a lei e guardando il tramonto cominciammo a chiacchierare bevendo ouzo, da lì andammo in un ristorantino e continuammo a bere vino, e poi ci trasferimmo in un caffè continuando a bere, il mio inglese con tutto quell’alcool era diventato fluente e tutte le mie inibizioni erano scomparse. Fui spiritoso, brillante, simpatico., lei mi ispirava, mi affascinava, mi piaceva moltissimo, quando l’accompagnai a casa del suo amico sulla porta di casa ci scambiammo un tenero bacio e ci demmo appuntamento per la mattina successiva per andare insieme al mare.
Cominciava un’altra parentesi di questa mia vita a Ios, passammo un po’ di giorni da fidanzatini, mare , aperitivo al tramonto, cena , tante chiacchiere, tanti giochi e tanti baci, ma non avevamo ancora avuto modo di passare una notte insieme, nelle nostre giornate al mare andavamo all’altro capo della spiaggia di millopota lontanissimo dalla fermata del bus, li c’erano due piccole taverne proprio sugli scogli, quella di Jorgo Drakos e quella di suo cognata Isabella, avevamo preso l’abitudine di andare li per bere qualcosa di fresco o per mangiare, era un posto molto spartano, ma c’era una sana atmosfera familiare, Jorgo aveva dei campi nella valle adiacente dove coltivava i prodotti che la moglie Irini cucina nella taverna, ad aiutarla c’erano i due figli con le rispettive mogli: Costa e Sotiri, Sopra al ristorante avevano alcune camere sparse su varie terrazze tutte con vista sul mare così mi venne l’idea, mi sarei trasferito lì, avremmo avuto un posto carino per passare le nostre nottate e così feci. Passammo qualche giorno da sogno: sole, mare, buon vino e tante coccole. Intanto in questa taverna avevo incontrato dei conoscenti di Roma, un po’ più grandi di me con le rispettive mogli e figli.
Una mattina il proprietario dell’alberghetto dove prima alloggiavo venne a cercarmi per dirmi che mi era arrivato un telegramma da Roma da un ‘altro dei miei amici, un certo Giorgio, che mi diceva di andare urgentemente ad Atene perche la sua fidanzata P., una ragazza americana, stava al Corridalos e che lui sarebbe arrivato da Roma il prima possibile, non spiegava altro, mi informai su cosa fosse il Corridalos e scoprii che era la prigione di Atene, oddio chissà cosa era successo, cosi insieme ad uno dei comuni amici che alloggiavano nella taverna decidemmo di andare ad Atene, lascia la camera a Millopota e con mio grande rammarico salutai Julie sperando che sarei stato ad Atene solo per qualche giorno, altrimenti ci saremmo rincontrati in qualche modo ad Atene oppure sarei io andato a Londra a trovarla.
Con Pierfranco partimmo in un paio di giorni, e ci facemmo portare ad un albergo il più vicino possibile al Corridalos e come supponevamo lì ci trovammo Giorgio che era arrivato la sera prima, ci spiegò che P. era stata trovata in possesso di qualche grammo di hashish durante una perquisizione di un bus che veniva dall’olanda e che era diretto in india, i famosi magic bus, questo bus aveva sostato una notte ad Atene e durante questa perquisizione nella borsa di P. erano stati trovati questi benedetti 4 grammi di hashish; l’avevano arrestata ed adesso stava alla sezione femminile del carcere di Atene.
Pierfranco rimase solo qualche giorno poi tornò ad ios, Giorgio mi chiese se potevo rimanere ancora un po’ per fargli compagnia io chiaramente accettai; chiesi a Pierfranco di avvertire Julie che sarei rimasto ancora qualche giorno e le feci avere il telefono dell’albergo dove stavamo. Per prima cosa con Giorgio informammo i genitori di P. in America e poi ci demmo da fare per trovare un buon avvocato, il padre di P. durante una burrascosa telefonata con Giorgio gli assicurò che avrebbe provveduto lui a tutte le spese, anche quelle del nostro soggiorno, e chiedeva di trovare il miglior avvocato senza badare a spese, Giorgio ne contattò uno che dicevano fosse il migliore di Atene, si fece fare una specie di permesso in cui si asseriva che lui e P. erano conviventi così sarebbe potuto andare a trovarla. Io in tutto questo facevo da spalla a Giorgio. Cosi cominciammo una noiosa routine, a giorni alterni andavamo al Corridalos, Giorgio entrava e per un ora stava a
colloquio con Penny; io lo aspettavo fuori in un cafè. In quei giorni si celebrava il processo ai colonnelli che erano stati finalmente destituiti, ed il processo si teneva in un
sala del palazzo della prigione così li fuori il clima non era dei migliori, polizia, esercito, giornalisti. durante queste visite Giorgio portava dei viveri a P: frutta, biscotti, latte, e visto che il latte era venduto in bottiglie di plastica e per dare a P un po’ di sollievo versavamo con una siringa da cavallo del gin o della vodka nella bottiglia senza toccare il tappo, il trucco funzionò.
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