Filicudi’s trip

Porto di Pecorini by night

Siamo alla fine di settembre del 1980. La mia amica Susanna ha bisogno di riprendersi, dopo una brutta avventura per la quale si è fatta qualche mese nel vecchio san Giovanni in Monte. Sua madre mi conosce e si fida di me: Susanna e io andremo in treno + nave a Filicudi, cercheremo una casa e poi lei (la madre) arriverà con la macchina, insieme all’altra figlia e al ragazzo di quest’ultima.
È già la terza volta che vado nell’isola, per la prima sera siamo ospiti e poi, scartata l’idea di occupare una delle tante case fatiscienti (moltissimi isolani sono emigrati in Australia), ce ne troviamo una in affitto, nella parte che guarda a sud, a Pecorini. Qui non c’è quasi nulla: un mini porticciolo in cui approdano i pescatori e i corallari, una casermetta dei carabinieri, un piccolo albergo e qualche casetta, dove si può andare a mangiare, all’aperto, (ricordo dei magnifici peperoni ripieni). Sull’isola non c’è ancora l’elettricità, ma qualcuno ha un generatore, che serve soprattutto per la televisione, che viene guardata assiduamente, prova ne è il fatto che la figlia della signora che spesso ci sfama si chiama Sue Ellen (Dallas). Fa ancora caldo, si può nuotare e prendere il sole, quello che ci vuole, prima di un autunno/inverno padano.
Dopo qualche giorno arriva il resto della compagnia, che si accomoda nell’albergo.
La sera, senza la madre, che è stanca, andiamo a cena. Spaghetti allo scoglio, ricordo, e poi Marco tira fuori 4 micropunte e ce le caliamo. Mi sembra che mi salga subito, con una sensazione di calore e testa compressa e nello stesso tempo espansa, occhi grandi, ma in realtà è già notte: stelle in cielo che si fondono con le luci delle lampare in mare. Sono sul tetto piatto della casa filicudana, capisco che potrei anche fare confusione e che è meglio stare sul terreno. Ci spostiamo al porto, dove, nel frattempo, sono rientrate le barche dei pescatori. Andiamo a guardare: calamari, chiedo se ce ne vendono e il pescatore dice :”No, te li regaliamo…”. E mi schiaffa due calamari di 30 centimetri in mano, uno per braccio! Quelli si avvinghiano e mi sembra mi stiano succhiando l’anima. Non so come riesco a togliermeli…
Ecco questo è stato il mio ultimo trip, mi pare.

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