LUNA DI MARZO – L’incontro tra Geronimo e Crook il 25 Marzo 1886

La Sierra Madre Occidentale

A partire dal 1861 e per quasi tre decenni, gli americani, sia civili che militari, combatterono contro i guerrieri delle tribù Apache del sud-ovest in combattimenti che si estendevano dall’Arizona meridionale al New Mexico e spesso oltre il confine con il Messico.
I combattimenti furono inesorabilmente selvaggi e per gran parte della guerra l’esercito regolare degli Stati Uniti fu inefficace contro le strategie di guerriglia degli indiani. Se non fosse stato per la tattica di incorporare gli esploratori Apache nell’esercito, la guerra potrebbe essere ancora in corso.
L’area in questione non faceva parte del Trattato di Guadalupe Hidalgo del 1848 che pose fine alla guerra degli Stati Uniti con il Messico. Il trattato trascurava la terra a sud del fiume Gila in Arizona, precisamente la regione che i geologi avevano ritenuto la più adatta per i tracciati delle carovane di emigranti ma sopratutto per le future ferrovie.
Il 30 Dicembre  1853, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, James Gadsden, un ricco proprietario di schiavi e imprenditore ferroviario del South Carolina, vestito con la divisa di gran gala si reco’ in carrozza al Palacio del Gobierno in Citta’ del Messico e negoziò un trattato con il presidente Antonio Lopez de Santa Anna ( quello della battaglia di Fort Alamo, poi divenuto presidente ) per acquistare la terra per 10 milioni di dollari.

James Gadsden

Il Governo americano,  e Gadsden stesso che aveva interessi privati nella costruzione della ferrovia, pensavano di aver fatto un affare anche se i messicani avevano venduto una terra che forse geograficamente era in Messico, ma in realta’ apparteneva agli Apache che ci vivevano da secoli. Come fossero invisibili, nessuno si curo’ di loro, ne’ calcolò quanto questo affare sarebbe poi costato in sangue.
Era una terra in cui ogni pianta aveva un aculeo, ogni insetto un pungiglione, ogni uccello un artiglio, ogni rettile un veleno, un ambiente inospitale e mortale noto al mondo esterno come Apacheria. Era la terra del popolo Apache che li’ viveva e prosperava. Cugini dei Navajo, i loro antenati erano emigrati verso sud secoli prima, verso il 1200 probabilmente fuggendo da un periodo di siccita’ e in cerca di acqua.
La loro parola per se stessi era “il popolo”. Per le loro vittime erano conosciuti semplicemente come “il nemico”. Erano un popolo predatore che viveva di incursioni e furto di bestiame. Facevano pero’ una chiara distinzione tra incursione, sopratutto furto di bestiame, una necessità economica e guerra, che era quasi sempre un atto di vendetta. Era un dovere per un guerriero e la misericordia non era vista come una virtù.
Apacheria era una regione nello Stato di Sonora nord-orientale composta da quaranta catene montuose boscose sparse in un mare di macchia desertica e praterie aride. A ovest c’è il deserto di Sonora. A est c’è il deserto del Chihuahua. A nord ci sono le montagne dell’Arizona-Nuovo Messico, e a sud c’è la catena della Sierra Madre Occidentale, dove le altitudini superano i 3000 metri. Questa “parte più aspra del continente”, nelle parole del generale George Crook, fu il teatro delle guerre Apache, un conflitto di 25 anni tra indiani d’America e esercito americano (1861-1886) senza precedenti per ferocia, richieste fisiche e tattiche non ortodosse. Agli inizi del 1886 molti capi apache erano stati sconfitti, catturati o uccisi e gia’ molti nativi vivevano in riserve come Fort Apache, San Carlos o White River ma l’Apacheria  rimaneva ancora nelle mani degli Apache dell’ultimo grande ribelle: Geronimo.

Geronimo

Verso la metà di Marzo 1886 Camillus Sydney Fly, forse il fotografo di frontiera più noto dell’Arizona, si sveglio’ prima dell’alba, si giro’ verso sua moglie Mollie, anche lei fotografa, ancora addormentata, la saluto’ con un bacio e caricò la sua ingombrante macchina fotografica, l’attrezzatura da campeggio, il fucile, le provviste e una o due casse di lastre fotografiche in vetro da 20 x 25 centimetri sul dorso dei muli e lasciò il suo studio di Tombstone, accompagnato dal suo assistente, mister Chase. Il suo studio era diventato famoso cinque anni prima, il 26 Ottobre 1881, perche’ al centro di quella che diventera’ la piu’ famosa sparatoria della storia  del Far West, l’ OK Corral, di cui Fly fu testimone senza avere il tempo di scattare neppure una foto perche’ il tutto avvenne, disse,  in circa 30 secondi.

Lo studio di Camillus Fly a Tombstone
L’unica foto esistente di Camillus Fly

Camillus Fly contava di raggiungere il generale dell’esercito americano George Crook accampato a Silver Springs, a circa due giorni a dorso di mulo da Tumbstone. Girava in quei giorni la voce che fosse imminente un incontro con Geronimo per discutere i termini della sua resa.
Dopo trenta anni di guerra Geronimo era ormai diventato un mito nell’immaginario americano, l’ultimo leader Apache ribelle ancora in guerra con gli Stati Uniti.  Ma oltre ad un mito era anche una freccia umiliante al fianco dell’esercito americano che in 30 anni di guerra non era stato capace di sottomettere un gruppo neanche numeroso di indiani Apache. Per un  fotografo era una occasione unica e Fly, uno dei precursori del fotogiornalismo americano, voleva fissarla sulle sue lastre.
Le foto si sarebbero vendute bene, sia alla stampa come foto giornalismo, che sotto forma di cartoline vendute sopratutto per posta.
Verso la fine del secondo giorno di viaggio attraverso i monti di Sonora, quando l’acqua cominciava a scarseggiare e i muli erano stanchi Fly incrocio’ l’accampamento del Generale Crook. Chiese ed ottenne il permesso di seguire l’esercito per fotografare i lavori della storica conferenza. Le sue saranno le uniche foto esistenti di quel fatto storico.
Il generale George R. Crook all’età di 43 anni, era un uomo alto, un po’ scarno, atletico e muscoloso. Aveva gli occhi grigio-azzurri, portava i capelli biondi tagliati corti e la barba divisa in due pizzi alla punta del mento. Indossava un vecchio completo da caccia di tela e un elmo da esploratore tropicale. Cavalcava un mulo di nome Apache e portava un fucile sul pomo della sella. Era un ufficiale di carriera dell’esercito degli Stati Uniti, noto soprattutto per essersi distinto durante la Guerra Civile. Era anche un veterano delle guerre indiane contro gli Yavapai, i Sioux e gli Oglala Lakota di Crazy Horse. Insomma, una vita in guerra.

George Crook

Durante il 1880 comandava il dipartimento militare dell’Arizona ed era molto rispettato dagli Apache che lo soprannominarono “Nantan Lupan”, “Lupo Grigio”. Crook era anche considerato da molti dei suoi contemporanei e dagli storici l’ufficiale più abile dell’esercito americano nelle guerre indiane. Rispettava i nativi americani come nemici valorosi che meritavano di essere trattati in modo equo e umano in caso di sconfitta. Ma i capi di Washington erano stanchi delle scorribande di Geronimo ed avevano altre idee e la storia ando’ in modo diverso. Gli anni di guerra lo avevano stancato, aveva visto troppe tragedie, massacri, orrori, ingiustizie e voleva finire la questione senza perdere tempo ma senza fare molte concessioni. Non si faceva illusioni. Geronimo era un condottiero furbo e imprevedibile e lui, anche se comandante del dipartimento dell’Arizona, dipendeva dal Ministero della Guerra a Washington. Ormai non era piu’ il tempo dei trattati. Gli indiani non erano piu’ considerati una “Nazione” nemica ma dei ribelli da soggiogare. Crook aveva visto fallire la politica dei trattati, piu’ che altro per la incapacita’ dei bianchi di rispettarli. A Washington pensavano che avesse una politica troppo amichevole verso gli Apache e premevano pesantemente  perche’ finisse presto quella guerra. I capitalisti fremevano, gli interessi economici, le banche, le industrie, le ferrovie etc facevano pressione sui politici. Cominciarono anche a circolare  calunnie e fatti completamente inventati per danneggiarlo.

Crook su “Apache” il suo mulo

Con queste cose in mente all’inizio di Marzo Crook si era alzato presto, si era vestito leggero, pettinato la barba a due punte, si era messo in testa il suo amato cappello da esploratore (per niente “western”), era montato su Apache e si era messo alla testa di un gruppo ridotto composto da 193 scout apache, una piccola compagnia del Sesto Cavalleria composta da ufficiali, un chirurgo, qualche civile fra cui il sindaco di Tucson Mr Strauss, Al Sieber e Mikey Free al comando degli scout  ed aveva lasciato Fort Bowie per un viaggio di circa 180 chilometri.
Il giorno prima aveva ricevuto un messaggio dal suo tenente Marion Maus con la data e il luogo per incontrare Geronimo.

Geronimo

Sebbene conosciuto come “capo”, Geronimo, Goyathlay – “L’intelligente”
in Chiricahua , non era un capo del gruppo Chiricahua. Tuttavia, poiché era un leader superbo nelle incursioni e in guerra, guidava spesso un gran numero di uomini oltre il suo stesso seguito. In qualsiasi momento, poteva essere al comando di 30-50 Apache armati e pronti a combattere. Era un ottimo oratore e aveva grande capacita’ di convincimento. Numerosissime furono le incursioni di Geronimo e le relative ritorsioni da parte dell’esercito che caratterizzarono il lungo periodo della guerra Apache-Stati Uniti, iniziato con l’insediamento americano nelle terre degli Apache dopo la fine della guerra con il Messico nel 1848. La vita nella riserva era confinante per gli Apache che erano persone abituate a muoversi liberamente, e risentivano delle restrizioni sul loro modo di vivere abituale. Gli agenti indiani erano gente corrotta che si arricchiva alle spalle degli Apache rivendendo le razioni alimentari e le coperte del governo ai commercianti bianchi perche’ le rivendessero nei loro negozi. Agli Apache restava la carne putrida e vecchi stracci. Nella riserva di  San Carlos Geronimo ed i suoi impararono a fare i contadini e coltivare mais e grano. Prima del raccolto comincio’ a circolare la voce che Crook avrebbe messo Geronimo ai ferri in prigione e sarebbe stato ucciso. Probabilmente una bugia inventata da qualcuno per provocare Geronimo il quale non prese rischi e, con chi voleva seguirlo, abbandono’ la riserva.
Geronimo aveva gia’ guidato varie evasioni dalle riserve nel tentativo di riportare la sua gente al suo precedente stile di vita nomade ma anche di razzie con furti di bestiame ed uccisioni sia in territorio americano che messicano. Durante gli ultimi dieci anni del conflitto dal 1876 al 1886, Geronimo si arrese tre volte per poi tornare a fuggire. Dopo trenta  anni di guerra dal giorno che i messicani gli avevano ucciso madre, moglie e figli si ritrovava con un numero molto ridotto di guerrieri anche se armati di tutto punto con armi moderne come i Winchester.  Non c’erano vie di uscita, schiacciato al nord dall’esercito americano e al sud da quello messicano. Geronimo  sentiva ormai il terreno restringersi sotto i suoi piedi. I primi lo avrebbero costretto in una riserva i secondi lo avrebbero ucciso sul posto. Le donne e i bambini cominciavano ad avere  fame perche’ la selvaggina era ormai scarsa e i pozzi d’acqua distanti fra di loro. Una notte, dopo un giorno passato in combattimenti irregolari ma continui con l’esercito messicano, Geronimo decise di riunire un consiglio di guerra con i suoi capi. Erano presenti Josanie, Naiche e il grande guerriero Nana. Quella sera  durante il consiglio arrivarono gli scout dai loro giri di avvistamento e riferirono di aver avvistato non lontano truppe messicane sparse un po’ ovunque, secondo Geronimo circa duemila uomini. Fu deciso di arrendersi agli americani che sicuramente erano vicini con la medesima intenzione: prendere contatto.

Tom Horn

Tom Horn era uno scout e interprete civile assunto dall’esercito  dieci anni prima per le sue “naturali qualita’ liguistiche”. Horn aveva vissuto con i Navajo e con gli Apache, li conosceva bene e parlava le loro lingue oltre allo spagnolo. Conosceva personalmente vari capi Apache e Navajo e Geronimo si fidava di lui. Gli Apache lo chiamavano Uomo che Parla. Tom Horn e’ una figura interessante e controversa nella storia del West. Fu assunto nella cavalleria degli Stati Uniti come scout civile, mulattiere e interprete al comando di Al Sieber, famoso capo degli scout dell’esercito e guida di grandissima esperienza durante le guerre Apache. Horn fece un buon lavoro per l’esercito e presto sali’ al grado di capo scout.
Cinque anni prima, il 30 Agosto 1881, Horn era con Al Sieber al seguito del Sesto Cavalleria del capitano Helmud Henting  e stava attraversando il Cibecue Creek. Erano alla ricerca di un gruppo di Apache che avevano lasciato la riserva seguendo Nock-ay-det-klinne, uno sciamano che voleva far risorgere i morti con una danza simile alla Ghost Dance dei Sioux, che costo’ la vita a Sitting Bull. I bianchi non amavano le danze e i tamburi. Non le capivano e ne avevano paura tanto da averle proibite.
Ci fu un’imboscata da parte di guerrieri non appartenenti alla banda di Geronimo appostati su un’altura. Il capitano Hentig, fu ucciso all’istante e gli uomini rimasero bloccati sotto un fuoco incessante. Molti cominciarono ad essere uccisi. Disperato, Al Sieber ordinò a Tom Horn e allo scout apache, Mickey Free, di ritirarsi e rispondere al fuoco da una collina. Insieme ai soldati riuscirono a respingere l’attacco. Al Sieber era un immigrato tedesco che partecipo’ alla Guerra Civile con i nordisti e fu ferito due volte nella battaglia di Gettysburg ed altre venti volte nel corso della sua vita in frontiera (il numero di ferite e’ controverso). Come capo degli scout apache  da circa 20 anni viveva nella riserva di San Carlos. Sieber e Tom Horn divennero buoni amici. Dopo la fine della guerra  Tom Horn cerco’ di mettere su un ranch ma i ladri di bestiame lo ridussero in bancarotta. Probabilmente questo fece nascere l’odio e il disprezzo verso i ladri che Horn porto’ con se tutta la vita e che fu la causa della sua fine. Dopo il ranch fece lo sceriffo per qualche tempo e in seguito fu assunto come investigatore dalla Agenzia Pinkerton. Horn era un ottimo cacciatore di banditi dei quali seguiva le tracce come un Apache, ma aveva anche il vizio di ucciderli. Per questo dopo qualche anno dovette lasciare la Pinkerton e fini’ per lavorare come cacciatore di ladri di bestiame nel Montana e Wyoming. Fu assunto da un gruppo di allevatori per 700 dollari a ladro ucciso solo per finire arrestato per un omicidio forse non commesso ed impiccato a Cheyenne nel 1903.  In attesa di essere impiccato scrisse una auto biografia in cui descrive le sue esperienze di vita con gli indiani ed il suo lavoro di interprete e scout con il generale Crook.

Al Sieber

Al Sieber dopo la guerra cerco’ oro e argento nelle montagne intorno a Tombstone senza troppa fortuna e lavoro’ alla costruzione della Roosevelt Dam, un diga al centro di quella che una volta era terra indiana.
Al Sieber mori’ nel 1907 travolto da una frana durante la costruzione della strada che ancora oggi si chiama Apache Trail e continua ad essere una strada sterrata con molti punti considerati pericolosi.
Le trattative per stabilire un incontro con Geronimo furono molto difficili. Il 10 Gennaio 1886, il tenente Marion Maus, Al Sieber e Tom Horn erano accampati agli ordini del capitano Crawford sulla Sierra Madre, in territorio Messicano. Stati Uniti e Messico avevano un accordo secondo cui i due eserciti potevano sconfinare un certo numero di miglia se la ragione era la caccia agli Apache.  Geronimo apparentemente non era  lontano  e si stava aspettando un suo segnale per l’ennesimo tentativo di resa.
Dopo la sua fuga dalla riserva di San Carlos l’esercito degli Stati Uniti iniziò la campagna per catturarlo e lui era fuggito in Messico. Fu durante questa operazione che il capitano Crawford, del Terzo cavalleria, ebbe l’ordine di procedere a sud di Fort Apache per inseguire i nativi. Portò con sé poco meno di 100 scout Apache con il tenente Marion Maus. Tra il gruppo c’erano anche gli scout Mikey Free e Apache Kid che in futuro riuscira’ a fuggire dalla prigionia per non essere mai piu’ catturato, e tre civili armati, tra cui Tom Horn, un medico di nome TB Davis, e Concepción, un altro interprete.
Una sera arrivarono all’accampamento due donne apache e dissero a Tom Horn che Geronimo voleva parlargli.  Era ormai sera ma Horn ando’ ugualmente. Insieme fecero in silenzio il giro nell’accampamento apache. Erano tutti ben armati e con molte munizioni, una trentina di guerrieri piu’ le donne, gli anziani e qualche bambino. Ai margini dell’accampamento, di fronte alle montagne e i Canyon a perdita d’occhio della Sierra Madre Geronimo chiese a Tom Horn cosa avrebbe dovuto scegliere: se continuare liberi ma combattere e morire o vivere ma richiusi in una riserva. Tom Horn era un uomo pragmatico e di poche parole e disse a Geronimo di fare attenzione a quello che avrebbe chiesto perche’ poco gli verra’ concesso. Fra morire sulle montagne o  vivere nella riserva con la famiglia la scelta dovrebbe essere facile. Geronimo decise di arrendersi il giorno dopo. Tom Horn prese con se le donne e gli anziani e torno’ all’accampamento ad informare il capitano Crawford.

Emmet Crawford

La mattina seguente, 11 Gennaio,  gli scout avevano acceso i fuochi e stavano preparando il caffe’, le donne Apache cucinavano tortillas con la farina  avuta dai soldati e gli ufficiali si preparavano all’arrivo di Geronimo. C’era buon umore in giro, erano contenti che  il capitano Crawford fosse riuscito in quella difficile operazione in modo pacifico.
Un drappello dell’esercito messicano stava pattugliando la frontiera, anche loro in cerca di Geronimo. Dalle alture videro l’accampamento e videro la donne apache davanti ai fuochi. Fu dato l’ordine di aprire il fuoco.  I messicani avevano sconfitto e ucciso Victorio e intendevano uccidere anche l’inafferrabile Geronimo. Mentre Crawford osservava il gruppo di irregolari messicani, composto principalmente da indiani Tarahumara, nemici degli Apache, e cercava di intervenire per organizzare un cessate il fuoco, fu colpito da un proiettile alla testa, secondo quanto riferito da Tom Horn, sparato dal comandante messicano  Mauricio Corredor, un famoso ufficiale, ritenuto lo stesso che aveva ucciso Victorio. Con l’evolversi dello scontro a fuoco Tom Horn fu ferito ad un braccio ma Mauricio Corredor fu ucciso insieme ad un altro ufficiale messicano e una quindicina di soldati. Questo sbando’ i messicani che finalmente cessarono il fuoco.
Dopo la battaglia e dopo ore di contrattazioni i messicani si dispersero. Geronimo era stato testimone della battaglia ma non aveva partecipato. Il contingente dell’esercito americano, ora guidato dal tenente Marion Maus con Tom Horn a capo degli scout si accamparono per la notte. Una donna Chiricahua arrivo’ al campo e disse a Tom Horn che Chihuahua, il capo Apache, voleva vederlo. Chihuahua era il mezzo fratello di Naiche e i due erano nipoti di Cochise, il primo a resistere con Mangas Coloradas  all’intrusione dei bianchi e dei messicani nelle terre Apache. Una stirpe di guerrieri. Geronimo e Naiche non c’erano e Chihuahua era con pochi uomini ma  con donne bambini e vecchi. L’offerta della resa era ancora valida e  fu deciso un incontro per la Luna di Marzo. Geronimo volle che Lupo Grigio, Crook,  in persona fosse presente e che non ci fossero truppe bianche, solo gli scout apache.
Geronimo aveva rifiutato di incontrare Crook sul suolo americano perche’ temeva i trucchi e le bugie degli americani e aveva scelto come luogo dell’incontro il Cañon de los Embudos nel nord-est di Sonora, dentro i confini del Messico e circondato da monti e canyon deserti in cui era facile disperdersi in caso di un tradimento. Lui si sarebbe accampato a sud del Cañon, Crook a Nord e gli scout apache e bianchi avrebbero avuto un loro accampamento separato.

Maus si diresse verso Fort Bowie. Crawford, anche se la pallottola gli aveva aperto un gran foro nel cranio e parte del cervello era andata praticamente dispersa, era ancora vivo. Morira’ sette giorni dopo, il 18 Gennaio, vicino al villaggio di Nacori, in territorio messicano dove fu sepolto. L’esercito degli Stati Uniti in seguito rilascio’ una dichiarazione in cui affermava che se Crawford fosse sopravvissuto si sarebbe incontrato con Geronimo e avrebbe posto fine alla guerra. La sua morte fu considerata un omicidio premeditato. Il corpo del capitano fu poi trasferito nel 1908 al Cimitero Nazionale di Arlington.
A meta’ Febbraio il tenente Marion Maus fece marciare i suoi scout oltre la frontiera con il Messico e si inoltro’ nel paesaggio pietroso di Sonora. Attraverso’ lo Skeleton Canyon fino alla foce del fiume San Bernardino, a circa 14 miglia a sud del confine internazionale e li’  si accampo’ e aspetto’ che arrivasse la luna di Marzo, circa sei settimane, per avere un segnale degli Apache. Il segnale arrivo’ sotto forma di fumo sulla punta di una collina. Era un giovane Apache che diceva di essere il nipote di Chihuahua.  Mentre Horn parlava con Chihuahua arrivo’ Geronimo, circondato dai suoi guerrieri armati fino ai denti. Horn gli domando’ se questa volta si sarebbe arreso sul serio. Geronimo rispose di si, ma insistette solamente a Lupo Grigio, e senza truppe bianche, solo scout apache.
Fissarono un appuntamento fra quattro giorni, il 25 di Marzo 1886.
Horn riferi’ a Maus e Maus mando’ un messaggio per eliografo al generale Crook accampato a Silver Spring. L’eliografo era appena stato inventato, si trattava di un sistema che segnalava lampi di luce solare (generalmente usando il codice Morse) riflessi da uno specchio. Questi messaggi solari avevano bisogno di stazioni sulle cime delle colline piu’ alte che potessero ricevere e rispedire il messaggio. Un sistema sicuro e veloce piu’ del telegrafo che dipende dai  fili, sempre pero’ che sia una bella giornata…
Ricevuto il messaggio Crook si mise in moto.
Camillus Fly ed il suo assistente caricarono i muli e si unirono al gruppo. Viaggiarono lungo il versante occidentale dei monti Chiricahua, un viaggio di circa 65 miglia (100 km). Passarono il ranch di John Slaughter, oggi un museo,  e presero su per una mulattiera che attraversava il Canyon di Guadalupe. Il confine non era recintato ma c’era una piramide  di pietre alta poco piu’ di un metro che segnalava il punto in cui si toccano i tre Stati: Stato di Sonora in Messico, Arizona e New Mexico negli Stati Uniti. Crook ci giro’ intorno e prosegui’ a sud in territorio messicano. Viaggiarono parallelamente al torrente San Bernardino in un paesaggio desertico di montagne rossicce dalle pareti levigate e intagliate dal vento e dalla sabbia.  Il 24 Marzo si accamparono a Contrabandista Springs, tre miglia a sud del confine, un posto circondato da cactus Saguaros in fiore alti, dritti e spinosi.  Li’ c’era un locale o meglio una baracca, chiamato El Ojito (l’Occhietto) , era una specie di macelleria/trading post (posto di scambi) improvvisato gestito da Charles Tribolet, un commerciante di carne corrotto e senza scrupoli. La merce più redditizia di Tribolet non era la carne di manzo, ma il tabacco, il mescal e il whisky di dubbia qualita’ che distillava lui stesso sul posto. I suoi maggiori clienti erano gli Apache i quali erano ormai praticamente alcolizzati.

Confine Mexico – Arizona – New Mexico

Camillus Fly passo’ la notte a pulire i suoi obiettivi impolverati dal viaggio e controllare le lastre di vetro emulsionate.
Il generale Crook scrivendo il suo diario e bevendo un bicchiere del cattivo whisky di Tribolet.
La mattina seguente, il 25 Marzo 1886, il gruppo di Crook lasciò la valle del San Bernardino e si diresse a sud-est verso il luogo dell’incontro. Attraversarono il Bonito Creek e raggiunsero il fiume Embudos all’uscita dal Canyon de los Embudos. Qui incontrarono alcuni scout che li accompagnarono al campo del tenente Maus.
In quel punto il fiume e’ limitato a sud da colline di lava che si alzano bruscamente dal bordo del canyon. Gli Apache avevano scelto il loro accampamento sulle pendici piu’ alte di queste colline, dove potevano vedere gli accessi da tutte le direzioni e potevano facilmente dileguarsi nelle montagne al primo accenno di tradimento. Geronimo aveva scelto un accampamento per gli americani sul lato opposto del torrente, una piccola pianura verde e ombreggiata da alberi di Sicomoro, Pioppi e Salici. Arrivarono verso le 11:00 e Crook pranzo’ insieme ai suoi ufficiali. Subito dopo arrivo’ Geronimo accompagnato da un piccolo gruppo di Apache, voleva cominciare subito le trattative. Era accompagnato da Nana, Cayetano, Yanuzha, Chihuahua ed altri guerrieri Chiricahua armati. Decisero di sedersi all’ombra di un Sicomoro. Con Crook erano presenti diversi ufficiali fra cui Maus, Bourke che fu lo stenografo di tutto cio’ che venne detto, il capitano Roberts e suo figlio Charlie e diversi interpreti. Crook chiese a Geronimo perche’ aveva abbandonato la riserva di San Carlos e mentre Geronimo esponeva le sue ragioni Fly era pronto con la sua la sua macchina fotografica e comincio’ a   scattare per i posteri quelle che diventeranno le uniche immagini conosciute di indiani Americani armati e ancora in  guerra contro gli Stati Uniti.
Fly era un fotografo con molta esperienza della frontiera, degli indiani e dei militari avendo fotografato molti accampamenti e forti militari e come fotografo non era certamente ne’ timido ne’ ossequioso come poi racconto’ il sindaco di Tucson, Mr Strauss, presente all’incontro:
“Fly è un artista eccellente e non si lascio’ intimorire dalle persone o delle circostanze, e anche nel mezzo della intervista più seria con gli indiani, si avvicinava a un ufficiale e gli diceva: ‘Si sieda un po’ più addosso da questa parte, generale. No, Geronimo, il piede destro deve poggiare su quella pietra, etc., tanto era coinvolto dall’importanza dell’effetto artistico delle sue fotografie.” La prova di questa affermazione la vediamo nella sequenza degli scatti.
La prima fotografia sembrerebbe una instantanea fatta al volo, con personaggi di schiena che coprono parte della scena. Quasi tutti hanno la faccia coperta guardando in direzione di Geronimo, al centro di quello che sembrerebbe un semicerchio. Fly ha segnato Geronimo con il numero 3. Sullo sfondo, in piedi davanti ai cavalli c’e’ Catle (o Calle), uno dei guerrieri piu’ coraggiosi della banda di Geronimo, segnato con il numero 2. Piu’ a destra, ultimo della fila, segnato con il numero 1, Chihuahua.
Geronimo sta parlando. Sulla destra, con il cappello bianco, c’e’ Crook, di profilo, ascoltando il suo interprete, Montoya, che vediamo a destra di Crook con un cappello nero, mentre sta traducendo cio’ che Geronimo va dicendo. A sinistra con un cappello chiaro, di spalle seduto su una pietra c’e’ il capitano Roberts. La situazione era ovviamente tesa e cosi’ la descrive Crook:
”…qualunque incidente fosse accaduto, con ragione o senza, sarebbe terminato con la mia morte. Ero nelle loro mani e dovevo contare solo su me stesso.” Era un momento critico e c’era molta eccitazione fra i Chiricahua e Natchez, che seguiva i movimenti dei guerrieri li teneva tranquilli a gesti. Ci furono scambi di accuse e sospetti e alla fine non si giunse ad alcuna conclusione e tutto fu rimandato al pomeriggio seguente.

Seconda fotografia
Terza fotografia

 

Prima che il gruppo si sciogliesse Fly entro’ in azione ed organizzo’ la seconda foto in modo che tutti, o quasi, i presenti fossero ben visibili. Fece spostare tutti quelli che nella prima foto appaiono di spalle per avere una migliore visuale. Dispose bene il semicerchio perche’ tutti apparissero di faccia e avanzo’ di qualche metro per evitare quel tronco d’albero che nella prima foto copre l’angolo in basso a destra. Ebbe l’ardire di chiedere a Geronimo di girarsi piu’ a sinistra e disse a tutti di guardare l’obiettivo. Tutti ubbidirono tranne Crook, a lui, un Generale, nessuno dice cosa deve fare…. Ma non finisce li’. Fly sa che un negativo non basta, sopratutto quando sono di vetro e ordina a tutti di non muoversi mentre cambia la lastra. Cerca di essere veloce, sa che la gente e’ impaziente ed infatti qualche differenza fra le due foto c’e’. I due Apache infondo sono andati via ed e’ rimasto solo l’attendente di Crook, Tommy Blair, con “Apache”, il mulo di Crook. Alcuni visi si vedono meglio in una foto o nell’altra ma sostanzialmente Fly fece un ottimo lavoro  con i mezzi che aveva a disposizione : un apparato che si portava dietro in montagna, fra i boschi della Sierra Madre o il deserto di Sonora pesante e ingombrante ma altrettanto delicato con i negativi super fragili. I personaggi principali non si si mossero e le due foto sono quasi identiche.
Da sinistra a destra: Faison, Cap. Roberts, Geronimo, Cayetano, Aguirre, Nana, lo scout Noche, Tenente Maus con con la visiera del cappello alzata, e 3 interpreti Vasquez, Besias e Montoya, il capitano Bourke, Crook e Charley, figlio di Roberts. Seduti dietro a Crook il sindaco di Tucson Strauss e Yanozha, seduti dietro agli interpreti Daly e Chihuahuas. In piedi da sinistra a destra: Tommy Blair con il mulo di Crook, Fun, Ulzana, il fratello di Chihuahua, Laziyah, e due non identificati.
Le foto sarebbero diventate l’iconica illustrazione del personaggio fuorilegge di Geronimo. Pochi si rendono conto che queste foto sono le uniche fotografie mai scattate di indiani d’America in posa come “ostili”, ancora con le armi e sul campo. In genere, le foto degli indiani d’America li rappresentano molto tempo dopo che sono stati fatti prigionieri – in costume, interpretando i guerrieri che erano stati una volta, posando negli studi dei fotografi  dal fondo di cartone.
Il giorno dopo, 26 Marzo, Fly decise di fare “il turista” e ando’ a fare un giro nell’accampamento di Geronimo. A nessuno sembro’ che fosse una buona idea ma Geronimo e gli apache meravigliarono tutti accogliendo lo strano personaggio ed il suo assistente con curioso interesse. Geronimo arrivo’ perfino a richiedere un paio di foto che fanno ormai parte della storia. Ecco la serie:

 

L’accampamento dei Chiriahuas
L’accampamento degli scout
Gruppo di famiglia

Gli Apache avevano indossato i loro migliori abiti e gioielli in occasione di questo incontro. In questa foto davanti da sinistra: Biyaneta,2 ragazze, Haozinne, uno sconosciuto, Laziyah, Castle, uno sconosciuto e Garditha. Seconda fila Nah-bay e Fun.  A  cavallo secondo e quarto da sinistra: Tsisnnah e Yanoza.

Geronimo e i suoi guerrieri
Geronimo e tre guerrieri

In questa foto Geronimo imbraccia uno Springfield modello 1873.  Da sinistra: Yanozha Chappo, Fun.

Geronimo a cavallo

I due a cavallo sono Geronimo e Naiche a sinistra con il bimbo in braccio Perico, ma questa identità’ e’ controversa, a destra Tsisnah.

Gruppo di famiglia armata davanti alla loro wickiup

A sinistra Tissnolthos e Jozhe Chappo e’ dietro a destra con il viso leggermente coperto, Gordita e’ sulla sinistra.

Crook con i suoi interpreti, scout e mulattieri

Nella fila posteriore da sinistra: il settimo Strauss, il nono Dr Davis, il tenente Shipp, Faison, il capitano Bourke, Montoya,  Al Sieberl’ultimo a destra Tommy Blair. Nella fila di fronte: quinto da sinistra Tom Horn, il tenente Maus, capitano Roberts,e suo figlio Charlie, General Crook ed altri.

Finito il suo lavoro Fly  fece le valigie e partì per Tombstone, a circa 80 miglia di distanza. Nel giro di un paio di giorni sviluppo’ le lastre e comincio’ a  vendere le stampe.
Intanto sulla Sierra Madre le cose non stavano andando altrettanto bene. Crook si era incontrato con Geronimo nei pomeriggi del 26 e 27 Marzo. Dopo lunghissime trattative  Geronimo accettò di portare la sua gente ad arrendersi a Fort Bowie in pochi giorni. Il 28 mattina all’alba Crook lasciò Embudos per tornare a Fort Bowie ma a sua insaputa la situazione stava già peggiorando. La notte prima si erano sentiti gli Apache fare baldoria sotto l’influenza del liquore di Tribolet. Questo losco personaggio non aveva scrupoli nel vendere whiskey e mescal agli Apache, molti dei quali erano gia’ alcolizzati. La mattina del 28 l’accampamento di Geronimo era ridotto in pessime condizioni, dopo una notte di eccessi c’era chi non riusciva a stare in piedi e meno che mai a cavallo. Geronimo era sparito durante la notte insieme a trentina di guerrieri che ancora riuscivano a stare in piedi. Sembra che Tribolet avesse detto che i soldati dell’esercito li avrebbero uccisi tutti. Questo non e’ un fatto accertato, ma di certo c’e’ che Geronimo ancora una volta scelse la liberta’. l Capitano Bourke scrisse nelle sue memorie che se fossero state in vigore le leggi militari avrebbe certamente impiccato Tribolet. Questo insuccesso costo’ il comando al Generale Crook il quale diede le dimissioni e torno’ a comandare il Dipartimento Militare del Missouri.
Geronimo rimase libero per altri sei mesi per poi arrendersi in Settembre al Generale Miles il quale fu molto meno onorevole di Crook e mando’ tutti gli Apache, anche gli scout che avevano servito fedelmente nell’esercito, in prigionia in Florida. Geronimo morira’ prigioniero di guerra di polmonite a Fort Sill in Oklahoma. Il resto e’ Storia.
Fly riusci’ a vendere le foto a riviste e giornali ed anche per posta sotto forma di cartoline. Certamente lo scoop fotografico sarebbe stato maggiore al realizzarsi la resa definitiva di Geronimo. Si separo’ dalla moglie Molly a causa del suo alcolismo che lentamente lo isolo’ e lo rese sempre meno attivo. Rimane comunque uno dei grandi fotografi della Frontiera.

La macchina fotografica di Fly

 

 

Oltre ad innumerevoli articoli e documenti le informazioni per questa “storia” vengono dalla seguenti letture-

On the border with Crook di John Bourke

Life of Tom Horn (autobiografia)

The truth about Geronimo di Britton Davis

Geronimo Autobiografia

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2 risposte

    1. Thanks… ci sono alcune omissioni per renderlo meno noioso e alcuni errori dovuti anche alle poche informazioni al riguardo. Alcuni nomi in certe foto sono controversi, ma la storia e’ sostanzialmente quella. Ci sono anche altre fotografie meno importanti che penso di mettere alla fine in un altro momento.

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