Un pulmino nuovo nuovo 1. La partenza

Un pulmino nuovo nuovo

1. La partenza

Era maggio del 1970, ma il cielo quel giorno a Roma era grigio e tirava un ventaccio. Alcuni pensionati affacciati alle finestre delle palazzine di Talenti, osservavano curiosi un gruppo di giovani “capelloni” dai vestiti sgargianti radunati nella strada sottostante, tutti intorno ad un pulmino Fiat nuovo fiammante: bianco, vergine, immacolato. Sembrava quasi un’autoambulanza col suo biancore asettico. Giravano svariate canne d’erba, mentre noi del parco di Talenti salutavamo la partenza di quattro nostri amici per l’India. Ci andavano via terra, con quel pulmino lì, che solo a salirci dentro ci pareva un’astronave, col suo odore di nuovo, di pulito, che hanno solo le cose appena uscite di fabbrica. Loro, i nostri eroi, erano lì a distribuirci baci e abbracci a tutti. C’erano i fratelli Luciano e Giancarlo, proprietari del mezzo, Rossella e Palletta. Erano loro gli eletti, coloro che per primi, tra i nostri amici, avrebbero affrontato quel viaggio ricco di incognite ed insidie. Non erano ricchi i genitori di Luciano e Giancarlo: la madre segretaria di scuola e il padre già pensionato, ma stravedevano per quei due unici figli e avevano fatto anche dei sacrifici pur di comprargli quel pulmino. E glielo avevano stipato di pasta, pomodori e tonno in scatola e due fornelletti a gas con relative bombolette di riserva.La madre aveva nei confronti di Luciano un amore quasi morboso, lo adorava ancora più del fratello. Del resto era impossibile non innamorarsi di Luciano, dei suoi occhi celesti, dell’aureola di ricci biondi, di quei lineamenti infantili che ispiravano subito tenerezza. Alto e magro si muoveva dinoccolato con una grazia naturale, ballava da dio e giocava come un bambino, sdraiato per terra, con i cuccioli di cani o gatti trovati per strada. Parlava di sogni, utopie, viaggi e avventure: “Noi del Parco dobbiamo trovarci un posto in India, ma anche su un’isola greca, e vivere di caccia e pesca, con gli archi e le frecce che ci fabbrichiamo da soli, ci coltiviamo la terra e la sera accendiamo dei gran fuochi…” e sorrideva con gli occhi da bimbo visionario. Il fratello Giancarlo era di poco più grande, circa 25 anni, ma con un aspetto più borghese, capelli corti, il volto più duro, lo sguardo inquieto come percorso da una segreta angoscia. Diplomato all’ISEF, si era sposato giovanissimo e altrettanto precocemente aveva divorziato. Sua madre, segretaria alle medie, aveva cercato di inserirlo a scuola facendogli fare delle supplenze di Educazione Fisica, ma lui non era riuscito ad integrarsi. Attraversato dalle sue crisi esistenziali, svolgeva il suo compito senza particolare entusiasmo: “Je tiro er pallone, se mettono a gioca’ tutti contenti… e io penso…” Era stato attratto invece dal gruppo degli amici del fratello, straccioni e variopinti, trascinati sempre da un vento di libertà, di allegria e di speranza. Rossella aveva un caschetto di capelli castani che scuoteva per scansare la frangia dagli occhi color nocciola. La bocca carnosa e imbronciata da bimba capricciosa, piccolina ma ben proporzionata, si muoveva con mossettine da educanda ma indossava minigonne inguinali che ci svelavano ogni giorno il colore delle sue mutandine. Sorrideva con la bocca e con gli occhi, tra Alice nel paese delle meraviglie e Lolita, tra candore e malizia. Il quarto dell’equipaggio era Palletta, il più pischello del gruppo, 18 anni appena compiuti ma ne dimostrava 15, cicciottello e con due occhi abbottati e sempre rossi che lo facevano assomigliare ad un rospetto. Era l’ultimo arrivato al Parco ma si era riuscito ad intrufolare tra i partenti assillando Luciano per mesi, grazie alle sue doti persuasive corroborate da abbondanti dosi di anfetamine. Quanto avrei voluto salire anch’io su quel pulmino quel giorno! Un’astronave sparata verso quel mondo che avevamo tanto sognato! Ma quell’anno dovevo dare l’esame di maturità e se avessi saltato quell’impegno sarei stato ripudiato definitivamente dalla mia famiglia, dato che il mio corso di studi gli aveva già dato parecchi problemi. Ma non so cosa mi trattenne quel giorno dal saltare su quel pulmino e mollare tutto e tutti. Ma non lo feci, e forse è stato meglio così. Sarei partito per l’India solo 6 anni dopo.

 

 

Mi Piace: 6Franca Cino, Claudio Bucci e altri 4

Commenti: 8

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Alessandro Antonaroli

Se è troppo palloso aprire il file col telefonino, lo posso riscrivere. fatemi sapere.

 

Pino Cino

puntate previste?

 

Alessandro Antonaroli

Pino Cino

quattro

 

Pino Cino

e che aspetti se gia ce l’hai?

 

Alessandro Antonaroli

Pino Cino

le sto scrivendo, la prossima a breve!

Claudio Bucci

 

Alessandro Antonaroli

Autore

Claudio Bucci

grazie Claudio di averlo scaricato!

 

Paolo Paci

tutto ok, aspettiamo il resto…

 

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