Volando sott’acqua per i Caraibi…

SCUBA – Self Contained, Underwater, Breathing Apparatus.

Prima del viaggio in Nepal, una nuova cosa che mi portò a viaggiare, fu imparare lo SCUBA negli anni novanta, ai miei cinquantadue anni, Beth cinquanta, cominciammo a prendere classi in una scuola al sud di SF, immergendoci in una grande piscina e imparando l’uso dell’apparecchiatura, il respiratore, le bombole d’aria, le vesti gonfiabili, le tute di gomma, maschera, pinne, e l’uso appropriato di pesi di piombo. Per l’esame di certificazione ufficiale saremmo dovuti andare a tuffarci a Monterey, California, dove l’oceano Pacifico è freddissimo, con poca visibilità e molte alghe giganti. Non un brutto posto, anzi … bellissimo e molto popolare per l’Acquario, di appello turistico mondiale. Invece con un po’ di ricerca Beth organizzò di andare a superare l’esame a La Paz, in Baja California, Messico, dove le acque erano molto più calde e accoglienti, con l’aiuto di personale di lingua inglese locale. Ci sistemammo in un piccolo albergo simpatico, con un buon ristorante e buon servizio. I locali non si stupivano che parlassi bene lo spagnolo, dato il mio cognome. Con una barca a motore con tre persone di equipaggio, il capitano, il vice, e il cuoco, inoltre, la coppia di istruttori che ci diedero l’esame sott’acqua, il controllo dell’attrezzatura, pesi, ascesa e discesa ecc. Poi, superato l’esame e consumato un ottimo pranzo sulla barca, ci riposammo, per poi tuffarci ancora e discendere fino a centocinquanta piedi (45.72 metri). Che meraviglia! La sensazione è come di volare nell’acqua, ammirando le meraviglie della natura subacquea, i coralli, i pesci di tanti colori, forme e grandezze, le morene, le tartarughe. Niente gruppi di turisti, solo Beth, io, e la coppia di istruttori (Lui un Messicano, lei una Francese), che ci guidavano in giro, noi di dietro a seguirli e ci puntavano di guardare qua, guardare la …. Assistemmo a uno stormo di barracuda di dimensioni immense, centinaia e centinaia di pesci che giravano come presi in un vortice …. Facemmo buone amicizie e decidemmo di ritornarci eventualmente. Il nostro bagaglio era aumentato, dato che avevamo comprato tutto il materiale necessario, tute, maschera, pinne, vesti, respiratori, per non doverli affittare sul posto, solo le bombole d’aria… (in più alla mia valigia, e le due di Beth).

Dopo la certificazione, frequentammo una scuola locale di SCUBA e ci portarono in giro a dei bellissimi posti per immersioni con un battello a motore, con navi sommerse e perfino un aeroplano. La prima regola dello SCUBA è “avere un compagno”, ossia, mai da soli, sempre sotto l’occhio di un “Buddy”. Eravamo con un gruppo di altre tre coppie più l’istruttore capo gruppo e lo si seguiva ovunque ci portava, indicandoci le bellezze naturali che ci circondavano. Io naturalmente ero sempre il primo a finire l’aria e dovevo risalire alla barca, mentre Beth si accoppiava con il leader e finiva con il resto del gruppo. Io intanto mi asciugavo e mi fumavo una sigaretta con il pilota della barca, parlando in spagnolo, godendomi il sole e la brezza marina.

 

Dopo, nelle Hawaii facemmo il nostro primo tuffo notturno per vedere una scuola di Manta giganteschi che erano attratti dalle nostre luci portatili. Ci avvicinammo a un battello affondato e alcuni esplorarono l’intero. Io mi sentii un po’ claustrofobico dato che no c’era buona visibilità, troppo buio tutto attorno. Preferisco senz’altro il tuffo diurno, più visibilità, meglio é.

Avevamo una grande camera comoda e ben attrezzata all’Hilton sulla spiaggia, con ottimo cibo e intrattenimento serale con gruppi nativi che ballavano e cantavano… molto turistico. Riuscimmo perfino a trovare dell’erba, sulla spiaggia, da un venditore locale di collanine e braccialetti, in costume da bagno, tutto abbronzato nero, con capelli lunghissimi e barba. Comprate un paio di collanine Beth fece l’offerta e riuscimmo a comprare un quarto di oncia (7 grammi per venti dollari), molto buona, e me la fumai tutta in quei pochi giorni girovagando per l’isola maggiore.

Affittammo una macchina e ci dirigemmo verso il vulcano Mauna Loa. Il vulcano non è attivo e si può discenderne e attraversarne il cratere seguendo i sentieri prestabiliti. Vedute panoramiche dell’isola dalla cima, e le immancabili schiere di turisti, come noi del resto. Attraversammo metà dell’isola per arrivare alla parte dove c’è attività con il vulcano Kilauea, che crea nuova terra per l’isola, sputando torrenti di lava che finiscono nell’oceano. Ci si può avvicinare fino a un certo punto, poi fa troppo caldo e diventa pericoloso. Per finire la nostra avventura Hawaiana avevamo riservato una camera in una piccola casetta sulla spiaggia non lontana dal vulcano e facemmo dei tuffi da soli in acque non troppo profonde, dove incontrammo tartarughe marine, polipi, seppie, aragoste e granchi ecc …. Avevamo comprato un paio di macchine fotografiche subacquee e ci divertimmo facendo tante foto.

 

Beth organizzò il nostro terzo viaggio mettendosi in contatto con un gruppo nazionale, che offriva viaggi di gruppo in Honduras, all’isola di Roatan, con arrangiamenti per hotel, escursioni ecc. tutto incluso. Volammo da Los Angeles con un’aerolinea Messicana che ci portò a Tegucigalpa, poi un piccolo aereo locale che ci portò a La Ceiba, dove c’imbarcammo per le isole della baia, la più grande Roatan dove sbarcammo, la seconda più piccola Guanaja, e la terza ancora più piccola Utila, le isole della baia di Honduras. Ci stabilimmo in Punta Gorda, in un Hotel di lusso con servizio di prima classe con cibi unicamente delicati e gustosi. Ultimamente le altre coppie che facevano parte del gruppo erano tuffatori esperti e noi eravamo appena novizi, molti venivano da parti degli SU come Texas, o Minnesota, ecc. Molto diversi da noi vecchi Hippie Californiani. In totale fu una bella esperienza e dopo aver fatto una settimana di tre tuffi giornalieri (o più), in posti magnifici e unici, con bellezze naturali incredibili, mangiato cibi buonissimi, ce ne innamorammo (dell’isola). Uno dei nostri operatori di barca ci offrì di farci visitare un terreno che si era appena comprato, e dove stava costruendo una casa. La lingua nazionale è lo Spagnolo, ma molti indigeni parlano anche l’Inglese, e reclamano di discendere da pirati e schiavi fuggiaschi. Visitammo l’isola intera con un pulmino, French Harbor, Los Fuentes, Coxen Hole, dove i nativi vivevano le loro vite, impoverite, ma ricche di genuina cordialità e umanità, circondati da una natura selvaggia e primitiva. Se non fosse perché queste isole sono nel maggiore corridoio di uragani e tempeste, il fascino della vita primitiva sull’isola sarebbe stato anche attraente…

Molto diverso invece fu il nostro prossimo viaggia, da Miami ci imbarcammo sul battello “Sea Dancer” con altre quattro coppie per un viaggio alle Bahamas di dieci giorni vivendo a bordo, dieci persone con otto persone di equipaggio. La prima sera di navigazione ci furono mari molto mossi, e il nostro capitano ricevette una richiesta di soccorso da una persona che stava in pericolo con la barca che gli si affondava. Poi rimorchiammo la barca fino alle Bahamas, dove lo lasciammo. Il nostro viaggio fu infine molto bello e facemmo tantissimi tuffi in posti meravigliosi, perfino facemmo il nostro primo tuffo con squali. Il capitano ci portò in una località, dove un’altra nave aveva gettato ancora e stavano compiendo una dimostrazione sott’acqua dando da mangiare agli squali per i loro passeggeri.

Ci disse che, poiché noi non pagavamo, dovevamo mantenerci a una certa distanza dall’altro gruppo ma che potevamo avvicinarci e prendere foto. Due persone con tuta di maglia di ferro stavano svuotando diversi secchi di mangime e, tutt’attorno arrivavano squali da tutte le direzioni, passandoci anche accanto e sfiorandoci lievemente. Mamma mia che strizza…. Anche se gli squali erano “Reef Sharks”, non tanto grandi e non aggressivi, solo interessati al pranzo gratis offerto, e non ai nuotatori. Finito di svuotare i secchi di mangime gli squali se ne andarono, e tutti risalirono ai propri battelli. Mangiammo un ottimo pranzo a bordo e poi dopo esserci riposati, Beth ed io facemmo un altro tuffo, questa volta da soli senza il resto del gruppo. Tornammo al posto deve eravamo stati prima per cercare denti di squalo che erano dappertutto sul fondale…. Qualche squalo solitario ancora si aggirava cercando avanzi e Beth ed io ci tenemmo stretti sotto braccio, formando una sola massa più grande mentre nella testa canticchiavo “Non sono una foca, non sono una foca…” e non avemmo nessun problema, solo molta paura, che uno degli squali decidesse di venire a vederci da vicino. Alla fine, essendo da soli, decidemmo di ritornare al battello e scordarci dei denti-ricordo.

Bellissimo viaggio, su isole con spiagge di sabbia bianche, con palme, soli splendenti, cieli azzurri e mari verdi, con quantità innumerevoli di vite marine e terrestri… Ci innamorammo dei Caraibi e il nostro prossimo viaggio fu a Turks & Caicos (due isolette sperdute tra le Bahamas e Haiti) per il capodanno 2000, e dove celebrammo il mio 52esimo compleanno. Un altro viaggio fu a Belize. Prima una settimana sull’isola di Ambergris Caye, dove avevamo arrangiato di prenderci la certificazione scuba di ‘Ricerca e Salvataggio’, con un istruttore locale. Facemmo l’esame sott’acqua mentre sulla superficie c’erano onde altissime e tanto vento, ma tutto andò bene e poi fummo liberi ti fare tutti i tuffi desiderati, ovunque. Trovammo un bell’alberghetto comodo in San Pedro e ci divertimmo un sacco, mentre coperti di grandi buste di plastica, sotto una pioggia torrenziale, andavamo da un posto all’altro alla ricerca della “Key/Lime Pie” più buona dell’isola. Poi, con un battello ci trasferimmo a Belize City, dove avevamo prenotato una stanza in un Bed & Breakfast molto tipico e cordiale. Il proprietario, un Americano, era anche proprietario di barche per uso scuba turistico, e con Beth andarono a fare un tuffo al famoso “Blue Hole”, mentre io decisi di andare a fare una passeggiata per la città.

Belize City è (o, era nel 2007) nota per il grande uso (o abuso) della cocaina “Crack”. Molta criminalità e molta povertà. Mi avventurai per la città ingenuamente, senza paura e quando mi trovai per strade che non mi sembravano sicure, cambiavo direzione….

Belize si chiamava una volta British Honduras, dove mio zio Giovanni, fratello minore di papà, era scappato da Repubblichino ricercato nel 1945, grazie all’aiuto di mio padre. Oggi, famosa nel mondo per il grande zoo, con animali di tutti i tipi, uccelli di tutti i colori, che subito visitammo… Passammo una giornata esplorandolo, poi organizzammo un viaggio in macchina per andare a visitare delle caverne sotterranee. All’entrata ci si sedeva su grandi copertoni di gomma che avremmo cavalcato scorrendo su un fiume sotterraneo. Al buio, con solo una piccola lanterna allacciata alla testa con un elastico, ci si muoveva senza dover remare, la corrente ci portava lentamente attraverso posti incredibili, sale enormi di roccia con radici penzolanti della vegetazione in superficie, ogni tanto un’apertura dalla quale entrava il sole e volavano uccelli … Io mi ero trovato dell’erba sull’isoletta la settimana prima e avevo preparato un paio di spinelli che mi fumai per l’occasione (ben indietro, lontano dalla nostra guida). Durante il tragitto attraversammo posti in cui bisognava incollarsi il copertone e percorrere tratti a piedi, perché l’acqua non era abbastanza profonda da navigare. Un’esperienza incredibile e unica! Che posto meraviglioso. Per finire, Beth aveva prenotato una settimana nella giungla, all’accampamento di un gruppo che studia le scimmie locali, “Howler monkeys”, le Scimmie Urlanti. Letteralmente, questo gruppo studia le scimmia raccogliendone la cacca… Imbarcati su un battello a motore, percorremmo un fiume, ammirando la vegetazione, gli uccelli e la vita marina includendo serpenti e coccodrilli, fino al tramonto, quando arrivammo a destinazione. Una Jeep ci attendeva all’arrivo e ci portò all’accampamento. Un edificio centrale, con ristorante/bar e sala di riunione, poi, piccoli bungalow sparsi per la proprietà, molto rurale e primitivo ma ben attrezzato e fornito. Mangiammo una buona cena e poi, tentammo di dormire ascoltando l’orchestra di suoni, le scimmie che ululavano tutta la notte fino al sorgere del sole.

Oltre a visitare l’habitat delle scimmie con degli esperti nel campo, con guida, andammo in jeep a visitare la piramide Maya di Uaxactun, nella Reserva De Biosfera Maya, alzandoci con il buio. In cammino dalle cinque di mattina, vedemmo il sorgere del sole dalla cima della piramide, circondati dalla foresta e dall’urlo delle scimmie. Passammo la giornata visitando gli scavi e il piccolo museo indigeno. Poi, l’inevitabile rientro a casa, con tutti i bagagli, gli equipaggiamenti scuba x due, tutti i souvenir comprati qua e là, magliette, collanine e braccialetti, orecchini ecc…

Durante una visita dai miei suoceri in Orlando, Beth e io viaggiammo in macchia a Crystal River, dove ci tuffammo nuotando con Manatee ed esplorando una piccola caverna subacquea. Poi, avendo messo il nome sulla lista, avevamo l’opportunità’ di tuffarci nel grande serbatoio acquario in Disneyworld. In gruppi di tre coppie alla volta, si discendeva con una guida e si percorreva l’intero acquario contenente infinite varietà di vita acquatica. Una parete interamente di vetro ci separava da una grande sala ristorante, dove la gente mangiando, ammirava i pesci, e noi che nuotavamo insieme a loro ….

Oltre a ritornare a La Paz, in Baja dove la seconda volta purtroppo mangiammo qualcosa che ci diede brutti problemi gastrici, in Belize poi ero stato punto da qualche insetto che mi aveva lasciato un verme parassita nella caviglia, e dopo il rientro a casa scoprii un percorso, come un bracciale, attorno alla caviglia destra. I dottori mi dissero che era una cosa ben rara e dovettero prepararmi un rimedio speciale per curarlo.

Tornammo una seconda volta in Honduras, questa volta con un gruppo organizzato dal “Whaleshark Institute”, con l’intento di andare all’isola di Utila, per una settimana cercare queste creature per cercare di attaccargli dei chip trasmittenti, in modo da studiarne le migrazioni. Purtroppo con un’intera settimana non riuscimmo a vederne uno …. Si partiva la mattina presto in barca, un gruppo di otto persone e si andava in luoghi, dove si presumeva di trovare questi animali, ma mai una ne apparse….. Mentre Roatan è un’isola relativamente grande, con tanto turismo, Utila è un isolotto minuscolo con una sola città, niente automobili, solo piccoli quattro ruote fuoristrada, e biciclette …. Atterrammo con un piccolo aereo a dieci posti su una corsia talmente corta che terminava bruscamente sulla scogliera…. Avevamo come base un bell’albergo (Utila Lodge) costruito su un lungo molo, con ristorante/bar e piccole stanze per ospiti, molto primitive, tutto in legno, proprio sul mare, molto tipico e ospitale. Una sola strada centrale che collegava case, negozi, ristoranti, chiesa, boutique, ecc.

Utila reclama di essere l’originale isola di Robinson Crosué, e vi sono referenze ovunque. La popolazione nativa è maggiormente nera ma parte bianca, con cognomi Irlandesi, discendenti di pirati e schiavi fuggiaschi, pelle nera, occhi blu e capelli biondi…. La lingua principale è lo Spagnolo, ma l’Inglese è parlato pure, con accento alla Giamaicana… (l’accento Inglese dei Caraibi).

Una settimana di bellissimi tuffi profondi, in località spettacolari con infinite varietà di vita marina, ma niente Whaleshark (Squalo Balena). Avranno saputo che li cercavamo e si sono tenuti lontani …. Parlando con gente incontrata in paese passeggiando la sera sapemmo che altra gente ne aveva incontrati, in altri posti dove noi non eravamo … Trovai anche un gruppo di Italiani che mi vendettero dell’erba da fumare. Giovani, molto Hippie, con dreadlock nei capelli, e collanine. Scoprii che un altro nel nostro gruppo si era portato uno spinello da fumare, facemmo una passeggiata fuori strada nella foresta e compartimmo. Poi Beth con altri del gruppo andarono a visitare una casa abbandonata “stregata”, occupata da centinaia di pipistrelli e ragni …. Mentre io mi stavo sicuramente gustando una bella siesta pomeridiana, sdraiato al sole sul molo, in costume da bagno…

In tutti i nostri viaggi per immersioni scuba, tutto è andato bene, siamo stati a grandi profondità, in località incredibili, anche con brutte maree, temporali e acquazzoni. Il nostro penultimo viaggio a Cozumel, Messico però finì in grande pericolo e lasciò a Beth in camera di decompressione per ventiquattro ore, con altri tre del nostro gruppo.

In tutti i viaggi di gruppo si finisce per fare tanti di quei tuffi che io alla fine, siccome ero sempre il primo a finire l’aria, a volte decidevo di non tuffarmi, e Beth si accoppiava con qualcun altro del gruppo e faceva molti più tuffi di me. Ognuno tiene un taccuino con i dati di ogni immersione, località, profondità, durata, ecc. e Beth raggiunse le cento immersioni prima di me ….

Io non partecipai a un tuffo mattutino durante il quale il nostro gruppo visitò “il muro” (dove improvvisamente la profondità cambia immensamente), e incontrarono delle correnti molto forti costringendoli a subire sbalzi improvvisi di altezza, e dovettero lottare, aggrappandosi alla roccia, per non essere trascinati via verso il fondo. Fortunatamente, Beth si attaccò a un altro nuotatore e tuffatore esperto che la aiutò a ritornare in superficie con il resto del gruppo. Finito il tuffo e tornati in albergo, ci riunimmo a pranzo e mi raccontarono cosa era successo. Durante il pasto alcuni membri cominciarono a dimostrare sintomi di decompressione, tra cui Beth, che reclamava leggerezza della testa, disorientamento o vertigini. Allora di corsa in taxi all’ospedale provvisto più vicino dove, in quattro furono ricoverati in camera di decompressione. Dovuto a quest’incidente, dovemmo cambiare il volo di ritorno agli SU e finimmo per passare più tempo del previsto in Messico. Andai a trovarli con il resto del gruppo, salutandoli attraverso una piccola finestra, avevano sacchi a pelo su brande e, il secondo giorno gli diedero da mangiare pizza, da loro richiesta. Cozumel è un grande centro turistico, molti bar e alberghi e gente dappertutto. Io passai del tempo da solo (fumando spinelli in camera dell’albergo) perché la gente del gruppo era gente molto diversa da Beth ed io. Più anziana, più esperta, perfino un tuffatore di soccorso e recupero, uno sceriffo, un paio di poliziotti, e gente simile. Molto “Square” e diversi da Beth ed io, vecchi Hippie da San Francisco ….

Una bella esperienza secondaria dello scuba fu che ci offrimmo volontari alla Accademia delle Scienze in Golden Gate Park, dove hanno un acquario enorme circolare, l’accademia usa volontari per immergersi e pulire il vetro della vasca dall’interno, nuotando con razze, barracuda e tonni. L’acqua nella vasca segue un movimento circolare in senso orario e crea una corrente abbastanza forte, bisogna fare uso di ventose do gomma per rimanere stazionari con una mano, mentre con l’altra mano si usa una spugna speciale e si pulisce… Divertente perché il lavoro è eseguito durante l’orario di apertura al pubblico, e la gente ti saluta o scatta foto …. Per un po’ facemmo turni di un’ora, ogni altra settimana, incollandoci tutto l’equipaggiamento (tranne le bombole d’aria fornite sul posto)… Stancante, ma molto soddisfacente, lo facemmo per circa un anno.

Un ultimo viaggio di immersioni fu a Pompano Beach, Florida, con occasione di visitare Vanessa, che li viveva allora. E poi, finito l’entusiasmo forse, ristrette le finanze (viaggi ben costosi), l’età, il cambiamento d’interessi, e con l’introduzione dei cani nella nostra vita, smettemmo di fare scuba. Bel modo di viaggiare per il mondo, è scoprire posti nuovi, gente diversa da te forse, con la pelle di altri colori, la lingua diversa, ma in fondo molto simili a te in umanità. Conoscersi meglio. Conoscere un po’ meglio questo piccolo pianeta sul quale viviamo, trattandolo e trattandoci un po’ meglio…

 

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3 risposte

  1. bello bello!
    prima immersione della vita a Cozumel e poi in Belize, dove ho preso per la coda, letteralmente ,una ricciola che mi aveva assaggiato una chiappa e poi uno squalo nutrice, mentre un negrone, era proprio grosso, sulla barca sopra,si sparava un cannone di 20 cm!!!

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