ANNO 1970
Viaggio in Afghanistan .
Prima puntata…in cui si fa una strano incontro in montagna.
Traversammo la Yugoslavia in un soffio. Praticamente fu tutta una tirata fino a Kotor, le Bocche di Cattaro dove arrivammo nel pomeriggio. Ci sistemammo in un parcheggio dove, pagando, potevamo montare la tenda e dormire.
Kotor sembrava una cittadina di vacanze al mare italiana degli anni 50’, con un paio di caffe’ ristoranti sullo stretto lungomare, Kotor si trova alla fine di un grande fiordo stretta e circondata da montagne. Uno dei caffe’ aveva una orchestrina che suonava musiche tipo San Remo. Mangiammo dei Raznici, spiedini di carne di montone e bevemmo uno Slivovitz. Il viaggio stava per cominciare. Volevo andare su per le montagne del Lovcen e arrivare alla antica capitale del Montenegro Cetinje e da li proseguire verso Pec. Da Kotor in linea d’aria non e’ molto ma via terra bisognava affrontare un muro quasi verticale di montagna superando una ventina di stretti tornanti. Una strada poco frequentata non asfaltata e a tratti abbandonata ma di grandi panorami ed orizzonti lontani di cui avevo sentito parlare molti anni prima da uno che la aveva fatta con una Volkswagen. Il cameriere del caffe’ ci guardo’ incredulo… prima noi e poi la nostra 2CV con targa olandese comprata di terza mano ad Amsterdam qualche mese prima, come per dire “Davvero? Con quella macchina? perche’ non fare la strada che gira intorno alle montagne?”…
Partimmo prestissimo. La strada per Cetinje cominciava subito in salita e con un bel tornante poi dopo un po’ un susseguirsi di tornanti uno dopo l’altro, quella che chiamano “La Serpentina di Kotor”. Un tornante all’interno verso le montagne e uno all’esterno con vista spettacolare del mare, dei promontori, il fiordo di Kotor l’orizzonte marino. La strada non era male, qualche buca qua e la’ ma niente che la 2CV non potesse superare. Cetinje era una piccola cittadina circondata da boschi di pini che fu molto maltrattata dai tedeschi durante l’ultima guerra, nel parco principale della citta’ c’era un Panzer tedesco fatto esplodere dai partigiani montenegrini e che ora era il monumento alla Resistenza locale. Nel 1944 fu occupata dai comunisti che fecero giustizia sommaria di una trentina di cittadini. Sembrerebbe che la storia di Cetinje e’ di essere tra due fuochi: l’impero austro-ungarico e quello ottomano prima e i nazisti e i comunisti di Tito dopo. Bevemmo un caffe’ al bar della piazza. In giro solo uomini, pochi sorrisi. Gente di montagna. Pieno di benzina e via.
Poche ore dopo eravamo ad Andrijevica, vicinissimo alla punta nord dell’Albania. Un’altra citta’ dove i nazisti massacrarono 400 abitanti nel 1944.
Prossima fermata Pec, punto di incontro della cultura cristiana ortodossa dei Balcani e l’islamismo dell’impero ottomano che occupo’ la citta’ fino al 1912. Come molte citta’ dei Balcani fu maltrattata dal passaggio di vari occupanti. L’impero ottomano ha lasciato una forte presenza nel modo di vivere e nell’architettura che si nota subito all’arrivo, scendendo dalle montagne, con numerevoli Moschee e minareti. E’ traversata dal fiume Drina, da un lato del fiume i cristiani e dall’altro i musulmani. “Il Ponte sulla Drina” e’ un romanzo storico di Ivo Andric che vinse il Premio Nobel negli anni ’60 e che tratta appunto la relazione di potere dell’impero ottomano verso i cristiani.
Per arrivarci ci aspettavano altre montagne, un’altra strada difficile, non asfaltata, poco usata e molto in salita. Traversare il Montenegro non era una passeggiata…
Da Andrijevica arrivammo ad un paese chiamato Velika e da li cominciammo a salire seriamente un tornante dopo l’altro. La vegetazione e gli alberi sparivano poco a poco.
Ad uno di questi tornanti decidemmo fermarci un po’. Eravamo quasi arrivati al passo e la vista era incredibile. Grande silenzio interrotto solo dal vento di aria fresca e pulita. Giu’, in fondo al panorama, verso un lontano orizzonte, l’Albania ed il Lago Plav’s. Presi la mia pipa, ci misi un pezzettino di hash e demmo un paio di boccate.
Era un luogo perfetto per rilassarsi un po’ e vagare con la mente e godersi la solitudine.
Ma cosi’ non doveva essere.
Dopo un po’ intorno a noi cominciarono a sbucare piccole teste con occhi che ci guardavano incuriositi. Saranno stati una decina di ragazzini, piccoli straccioni di varie eta’, il piu’ grande forse 8 anni. Cominciarono a dire cose nella loro lingua e a fare segno di seguirli. Cosi’ andammo. Dopo un po’ arrivammo ad una capanna dal tetto di erba con su una capra che pascolava tranquilla. Mi fece venire in mente le tombe etrusche della necropoli di Cerveteri. Ci spinsero dentro e ci misi un po’ ad abituarmi al buio. Ero in una specie di grotta rotonda scavata sul lato di una collinetta.
Odore a fumo e capre infatti da una parte c’era un’altra capra e da una altra parte un fuoco acceso ed accanto una vecchia che stava facendo un pane di granoturco che i ragazzini subito ci offrirono con del formaggio fatto dalla donna… Ci sedemmo a mangiare quel cibo ancestrale e divino dal sapore di fumo su una panca vicino al fuoco. Intorno c’erano diversi giacigli rudimentali fatti a mano, una famiglia numerosa. La vecchia parlava e faceva segno con la mano di mangiare ancora… Non possedevano niente e ci stavano offrendo il poco che avevano.
La scena era d’altri tempi, se Kotor mi sembrava anni ’50 questa era la preistoria.
Rimanemmo circa un’ora in quel luogo senza tempo. I ragazzini nel frattempo erano spariti… “Mi staranno svaligiando la macchina…” pensai accelerando il passo. Infatti i ragazzini erano tutti li, ma non per rubare, facevano la guardia alla 2CV aspettando il nostro ritorno. Uno aveva con se anche il fucile arrugginito che avevo notato nella capanna.
Grandi saluti, strette di mano, sorrisi… Un incontro che non ho dimenticato.
Finalmente la strada era tutta in discesa e per la fine del pomeriggio eravamo in vista dei minareti di Pec.
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2 risposte
che bello! sembra di essere lì
grazie! … in tutto sono 46 episodi…