9 – VIAGGIO IN AFGHANISTAN Nona puntata

Un treno si fermo’ a salutarci

Frank (Sinatra) mi sveglio’ all’alba con la prima preghiera del giorno. Mi ero affezionato a Frank perche’ cela metteva tutta e avevo cominciato ad apprezzare il senso di una vita scandita da ritmi fissi. Una volta un taxi si fermo’ e dovetti aspettare che l’autista finisse di pregare.Sulla porta dell’hotel c’era NB fumando una sigaretta. Lo avevo conosciuto qualche sera prima, viaggiava da solo e voleva un passaggio a Kabul . Avrebbe contribuito alla benzina. L’idea non mi piaceva, Kabul era lontana ma comunque lo caricammo.La 2CV si mise in moto al primo colpo. Non credo ci sia bisogno di fare gli elogi della 2CV, ma personalmente posso affermare che era una gran macchina, anzi la migliore macchina mai realizzata in modo assoluto nella storia dell’Umanita’. La lavai un poco con una pompa, diedi una spinta su e giu’ per provare le sospensioni, una delle caratteristiche della 2CV che mi avrebbe salvato la vita piu’ avanti nel viaggio, diedi il bahşiş al ragazzo del parcheggio e via.Aspettando il Ferry sul Bosforo passo’, venendo dal Mar Nero, una nave da guerra Sovietica con tanto di bandiera rossa con falce e martello. Anche tre anni prima avevo visto una nave Sovietica nello stretto dei Dardanelli a Canakkale. Ci sono accordi internazionali che garantiscono a tutti i paesi il passaggio di questi stretti. Per i Russi sono indispensabili per raggiungere Gibilterra e l’Oceano Atlantico e, attraverso il canale di Suez, l’Oceano Indiano. Ma non e’ stato sempre cosi’. Infatti sono passati di mano in mano dai Persiani, ai Greci, ai Romani poi i Bizantini poi l’Impero Ottomano che fu in guerra costante contro l’Impero Russo, poi la famosa Guerra in Crimea dove andarono anche i Bersaglieri Piemontesi in bicicletta, per arrivare alla Prima Guerra Mondiale. Ma anche dopo la Prima Guerra Mondiale gli Alleati volevano spartirsi quelle terre e Ataturk dovette combattere non solo diplomaticamente ma anche militarmente per riuscire a far riconoscere la Repubblica Turca.Finalmente eravamo in Asia e l’attraversamento dell’Anatolia avrebbe riservato alcune sorprese. Passammo delle montagne all’inizio lasciando la costa e dopo le montagne il resto fu una altipiano collinoso, irregolare e polveroso. Ogni tanto ci fermavamo in qualche paese per bere qualcosa e subito eravamo circondati da bambini all’inizio curiosi, poi invadenti con la storia delle mance, i famosi bahşiş ma d’altra parte la poverta’ era grande. Certamente per loro noi eravamo degli extra terrestri e la 2CV oggetto di grande curiosita’. Ai mercati compravamo da mangiare, generalmente frutta che lavavamo in acqua in cui scioglievamo 12 gocce di disinfettante. Pane e formaggio sempre molto buoni e le uova a volte si trovavano gia’ sode. Ogni tanto ci fermavamo ai ristoranti sulla strada. Andavo dritto in cucina a vedere che c’era poi ordinavo. Uno dei miei piatti favoriti erano i peperoni ripieni di carne di agnello e cotti nel sugo di pomodoro con poi sopra lo yogurt. Oppure lungo la strada c’erano sempre venditori di spiedini alla brace. Birra e vino erano difficili da trovare, sopratutto il vino direi impossibile.Verso la fine del pomeriggio il paesaggio era cambiato. Si viaggiava lungo la valle del Kizil, il fiume più lungo della Turchia e le rocce intorno erano rosse e marroni. Ogni tanto si vedevano delle case molto semplici dello stesso colore delle colline poi dei cavalli lungo il fiume e la ferrovia parallela alla strada. Decidemmo di accamparci lungo il fiume in una radura davanti ad un ponte di pietra con molte arcate che la mattina seguente, illuminato in pieno dal sole si rivelo’ essere un magnifico ponte ottomano . Stavamo smontando la tenda quando passo’ un treno con una locomotiva a vapore nera che sembrava uscita da un film di Cowboy con non so quanti vagoni. Rallento’ davanti a noi e Il conduttore fece suonare il fischio tre quattro volte e comincio’ a salutarci a braccia tese e anche i passeggeri dai finestrini salutavano e tutti ci scambiammo i saluti. Non mi era mai successo che un treno si fermasse a salutarmi. Solo in Turchia un treno ha il tempo per fermarsi salutarti e ripartire.NB aveva dormito in macchina, togliendo i sedili poteva sdraiarsi comodamente. Durante la notte aveva bevuto una intera bottiglia di Romilar, uno sciroppo per la tosse che in Italia si vendeva solo con ricetta medica e andava preso a gocce ma in Turchia era libera vendita. Il Romilar era un oppiaceo ma bisognava berne molto per avere qualche allucinazione. Una schifezza che pero’ aveva i suoi aficionados e NB doveva essere uno di loro. Comincio’ subito a creare problemi perche’ voleva tornare in Italia, che non capiva cosa stesse facendo sul greto di quel fiume e che perche’ lo avevamo portato la’. La storia duro’ un po’ cosi’ gli dissi che se voleva appena arrivavamo in un paese poteva trovarsi un mezzo per tornare a Istambul.La cosa lo calmo’, si accuccio’ in macchina e partimmo. In un paio di ore eravamo a Kirikkale . Poche case con al centro la Moschea ed una stazioncina della ferrovia. Il treno che ci aveva salutato era fermo alla stazione e NB al vederlo decise che sarebbe tornato a Istambul in treno. Andammo ad informarci. Il conduttore che ci aveva salutato era in stazione. Grandi saluti, offerte di sigarette, mani sul cuore. Il treno sarebbe ripartito l’indomani in direzione Ankara. Perfetto, lasciammo NB al suo destino con il suo nuovo amico il conduttore della locomotiva, e ripartimmo. Non lo vedro’ piu, pensai, ma mi sbagliavo.

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