Un pulmino nuovo nuovo. 2- La scomparsa

 

Un pulmino nuovo nuovo.

 

2- La scomparsa

 

Era d’inverno, Natale era passato da un pezzo e non si avevano più notizie di quel pulmino bianco come il ghiaccio. I genitori di Luciano avevano via via ricevuto notizie del viaggio tramite la lentissima corrispondenza o via telefonica, con i mezzi di allora, senza i vantaggi di oggi della rete internet. Anche io ricevetti una loro cartolina da Teheran, firmata da tutti e quattro e con saluti e baci, senza granchè di dettagli sul viaggio. Sapemmo in seguito che erano arrivati finalmente in India e che i fratelli avevano annunciato ai genitori che sarebbero tornati indietro in Italia per Natale. Ma Natale era passato da due mesi e non si avevano più loro notizie da un pezzo. I genitori erano parecchio in ansia. Noi del Parco ricevemmo anche altre notizie, se non sbaglio da Archimede, che era partito per l’Afghanistan prima di loro e già tornato in Italia. Le notizie erano che Palletta e Rossella si erano separati dalle sorti del pulmino: Palletta volle andarsene per conto suo verso Manali, in cerca del fumo più devastante che ci fosse in circolazione. Rossella litigò con Luciano, con cui aveva da anni una relazione burrascosa, e puntò decisamente su Goa, intenzionata a trasferirsi definitivamente su quelle spiagge incantate. Del resto non mi meravigliai troppo di quella separazione: quel tira e molla durava da sempre. Al Parco i due si fidanzavano e si sfidanzavano un giorno si e un giorno no, spesso ingiuriandosi e prendendosi a schiaffi e calci davanti a tutti noi. Subito dopo, senza darci nemmeno il tempo di intervenire, già si baciavano appassionatamente. Ed io, ogni tanto, approfittando delle pause di sfidanzamento, mi facevo una pomiciata con la Rossellina, di cui ero un po’ cotto, con quel suo visetto dolce e gli occhi nocciola da cerbiatto. Perchè noi eravamo “i figli dei fiori” e “amore libero” era anche farsi le donne degli amici. Anche se poi mi venivano i rimorsi, perchè consideravo Luciano il mio migliore amico e gli volevo bene veramente come a un fratello. All’inizio di marzo i genitori iniziarono a fare delle ricerche e ricevettero notizia, tramite Ministero degli Esteri, che i due fratelli risultavano essere passati per la frontiera dell’Iran in entrata dall’Afghanistan, ma non risultavano in uscita, quindi dovevano essere ancora in Iran, all’epoca sotto lo Scià, determinato despota contro hippies ed affini. I genitori decisero di volare a Teheran. Passarono settimane di attesa angosciosa. Sapemmo che l’Ambasciata italiana aveva fatto pubblicare le foto dei due fratelli sui maggiori giornali iraniani chiedendo notizie. Ma i giorni passavano invano. Finchè un giorno, a casa dei miei, ricevetti una telefonata da Baffo, quello del gruppo che era in contatto con i genitori di Luciano. “Noooo!” gridai sbattendo giù la cornetta e andai a chiudermi nel bagno dove tempestai di pugni la parete fino a farmi sanguinare le nocchie, tra una raffica di bestemmie disperate. Quando uscii dal bagno stravolto, mia madre, guardandomi, fece un balzo indietro spaventata. “Che ti è successo?” mi fece con un filo di voce. Era successo che a Teheran i genitori, dopo giorni di vana attesa, erano stati convocati in Ambasciata. Qui l’Ambasciatore li aveva informati che la sera prima, in un ricevimento diplomatico, aveva incontrato un membro dell’Ambasciata francese che, ascoltando la storia dei due fratelli italiani scomparsi, aveva avuto un’intuizione, un sospetto. I diplomatici francesi erano stati informati da poco che due cittadini francesi erano morti in un incidente stradale. Sapevano che il pulmino sul quale viaggiavano sulle montagne al confine con l’Afghanistan, era finito fuori strada e precipitato nello scosceso pendio esplodendo e bruciando. I due francesi, identificati tramite i passaporti ritrovati, stavano viaggiando con altri due passeggeri di cui non si conosceva l’identità, dato che pare che i loro documenti fossero bruciati nel rogo. In pochi giorni il sospetto divenne realtà. Le salme di Luciano e Giancarlo vennero riesumate dal cimitero di campagna dove erano stati sepolti nella nuda terra avvolti in un lenzuolo. Il riconoscimento su chi fosse l’uno e chi l’altro lo fece il padre sulla base del calco dentale che si era portato dietro con l’atroce prospettiva di doverlo usare. La madre non se la sentì di di dare un ultimo sguardo a quei resti. Quando il marito uscì dall’obitorio, lei gli chiese, resa ormai quasi folle dal dolore: “E’ stato facile riconoscerli, no? Luciano ha tutti quei bei boccoli biondi…” Lui la guardò con gli occhi pieni di lacrime ma non ebbe il coraggio di risponderle. (2-continua)

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Commenti: 18

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Pino Cino

ti affaticasse troppo fare un copia e incolla?

 

Pino Cino

sai, c’è anche chi Word non ce l’ha

 

Alessandro Antonaroli

Pino Cino

confesso che ci ho provato ma non sono così abile. Se ti va dammi una dritta su come portare un testo sulla pagina del post. Ho provato ma funziona solo trascinando l’icona del file sulla pagina FB e allora deve essere riaperto dal lettore. Help!

 

Claudio Bucci

Alessandro

usi il pc?

 

Alessandro Antonaroli

Claudio Bucci

no, un Mac. Hai qualche suggerimento?

 

Claudio Bucci

No mi dispiace conosco solo windows

 

Claudio Bucci

non so se è uguale

 

Pino Cino

Claudio Bucci

che vor di’?

 

Alessandro Antonaroli

In alcune cose è uguale

 

Pino Cino

Alessandro Antonaroli

col Mac: mela a, e selezioni tutto lo scritto. Mela c (e te lo sei copiato). Vai sul decamerone, inizio pagina dove pubblichi quello vuoi e fai Mela v, che vuol dire “incolla”. e… miracolo, miracolo

Pino Cino

  1. scusa

Claudio Bucci

non avevo letto le risposte precedenti

 

Alessandro Antonaroli

Pino Cino

ah, ecco che era! Non selezionavo tutto lo scritto e trascinavo direttamente l’icona del file. Per il prossimo capitolo ci provo. Se non ci riesco scrivo direttamente il testo sulla pagina Decameron!

 

Paolo Paci

preferisco gli happy ending…poveri genitori.

 

Pino Cino

era una maledetta mossa degli iraniani dello scia. per fare a dovere i servi della Dea americana, ben presente in loco, evitando processo carceri e ambasciate organizzavano incidenti on the road spesso con incendio del mezzo. Più di un italiano ci ha lasciato la pelle. fermo a Kabul per quasi un anno di notizie del genere ne arrivavano parecchie.

 

Paolo Paci

Pino Cino

Purtroppo si, gli iraniani erano incazzati perche’ gli Stati Uniti avevano proibito le coltivazioni legali di oppio, anche alla Turchia, interrompendo un flusso notevole di soldi e lasciando i loro drogati nelle mani dei trafficanti afghani. Non potendo fare nulla se la riprendevano con gli hippies… ( ne parlo nell’Episodio 27

 

Pino Cino

e terza e quarta?

 

Alessandro Antonaroli

Arrivano calde calde… un attimo di pazienza…

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