ULTIMA PARTE .Viaggio di ritorno in Italia. Dopo una notte di viaggio in treno ,in un scompartimento affollato con puzza di sudore e di piedi, tutti si erano tolte le scarpe, in mattinata arriviamo a Sofia. Siamo capitati in un giorno di festa ,ufficio di cambio della stazione era chiuso funzionava solo lo sportello delle informazioni. Ci facciamo indicare dove era possibile cambiare dollari e lire turche in Lev. L’unico posto in tutta la citta’ era il grand hotel di Sofia. Dopo una bella “scarpinata” nel centro di Sofia finalmente arriviamo all’albergo. Ci avviciniamo al banco del bereau in attesa che un americano finisse di sbraitare con una ragazza di aspetto piu’ che gradevole. Subito sono partiti commenti contro l’americano e di vivo apprezzamento verso la ragazza. Finito di parlare con l’americano la ragazza si rivolge a noi in perfetto italiani “ragazzi cosa posso fare per voi” e con un sorriso malizioso, che diceva ” ho sentito tutto” , per niente offfesa. Effettuati i cambi ci siamo fatti dare le indicazioni per l’unico ostello della citta’. Abbiamo preso un tram, un autobus e una corriera che ci ha scaricato in un piazzale ai piedi di una montagna avvolta nella nebbia. Sempre con il foglietto in mano scritto dalla ragazza ci indicano che dovevamo prendere una seggiovia , ci mancava anche questa.. Eravano nel Vituscia National Park. Sbarcati in un nulla ,in un bosco avvolto nella nebbia con un freddo boia ,anche se era luglio , eravamo a 2000 mt. ci incamminiamo in un unico sentiero. Dopo circa 500 metri mi accorgo che eravamo seguiti da due ombre. Cosi decidiamo di fermarci per vedere chi erano e chiedere informazioni.Sono apparsi due giovanissimi soldati armati con fucile a tracolla e pistola nella fondina.Dopo essersi avvicinati e rimanendo a distanza ci hanno chiesto se eravamo Ruski. Alla risposta che eravamo italiani si sono avvicinati con un gran sorriso e addirittura offerte delle sigarette. Era la seconda volta che da quando eravamo in viaggio il fatto che eravami italiani aveva provocato simpatia. La prima volta in Turchia in nave da Bandirma a Istambul e adesso in Bulgaria.Dopo qualche scambio di conversazione fatta a gesti e mugugni riprendiamo il cammino . Finalmente dopo piu’ di un’ora sempre in mezzo alla nebbia e anche pioggia raggiungiamo un rifugio. L’ostello che si trovava ancora piu’ distante era stato chiuso e il rifugio raggiunto era l’unico nella zona adibito ad ospitare escursionisti. Decidediamo di restare viste anche le condizioni del tempo. Siamo rimasti due giorni bloccati dal freddo e pioggia. L’uniche cose positive erano il mangiare e il fumo. Per il mangiare oltre alla carne alla brace avevo scoperto che facevano una zuppa identica a quella sarda che faceva mia madre. Una brodaglia composta da verza ,fave secche e spuntature di maiale. Mentre per il fumo quando non pioveva ci allontanavammo per fumare cannoni.Durante le visite al granbazar ad Istambul ,un ragazzo turko che parlava perfettamente il siciliano ci ha venduto otto tavolette.I sacchi a pelo erani pieni ! potete immagginare che profumo ci accompagnava. Finalmente lasciamo Sofia e facciamo tappa a Belgrado per un paio di giorni. Altra tappa Lubiana , ricordo che mi ha impressionato favorevolmente ,mi era piaciuta molto. Riprendiamo il treno per Venezia e comincio ad essere nervoso e preoccupato il sacco a pelo profuma sempre piu’. Lo scompartimento era vuoto cosi quando entriamo in una galleria apro il finestrino e butto il sacco a pelo. Il compagno di viaggio mi guarda meravigliato e anche lui senza aspettare la prossima galleria butta il sacco a pelo. Ci addormentiami e siamo svegliati dagli inservienti della pulizia del treno ,eravamo arrivati a Venezia e non avevamo avuto nessun controllo alla frontiera. Altri due giorni a Venezia e poi di ritorno a Roma .Saluto e abbraccio alla stazione termini e poi non ci siamo piu’ rivisti o sentiti. Passati altri tre giorni e poi di nuovo in viaggio per la Sicilia. Tratta Roma Catania e Catania Agrigento. Il tratto Catania Agrigento mi sembrava la fotocopia del tratto Smirne /Bandirma . Il treno era lo stesso tipo ;littorina diesel , 200 km per piu’ di quattro ore di viaggio. Unico binario, quindi a volte si fermava in aperta campagna con piccole stazioni per far passare i convogli del senso opposto. Caldo infernale paesaggio giallo per erba secca; canto continuo delle cicale , i passeggieri scendevano dal treno per prendere le granatine al piccolo chiosco. Io rimanevo sul treno incapace di muovermi dal caldo del treno infuocato e solo nel vedere gli uomini con la coppola di lana e il gile’ di velluto grondavo di sudore. Al semaforo verde il capotreno invitava con calma i passeggieri a salire ” acchianate ,acchianate si parte” E cosi’ e’ iniziato un periodo che per piu’ di tre anni mi ha portato a non fare viaggi. Due anni ad Agrigento e poi 16 mesi di militare. Ad Agrigento il bilancio dei due anni in fin dei.conti e’ stato positivo. I primi quattro mesi infernali da piangere praticamente non avevo alcun rapporto con i locali era un ambiente molto chiuso. In seguito grazie ad un ragazzo ero conosciuto in tutta Agrigento. Ho avuto il modo di girare quasi tutta la sicilia. Andare piu’ volte a Lampedusa e a Linosa ,l’isola vicino, che senza porto si.poteva accedere solo quando il mare era calmo e ti venivano a prendere con le barche dal traghetto.
Passare i sabati al mare e mangiare i ricci alla Scalinata dei Turchi che non era frequentata e conosciuta solo dai locali. Ormai acqua passata ……. FINE DEL VIAGGIO ISTAMBUL -AGRIGENTO
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