Tre figli

Tre figli, io la mezzana, unica femmina, famiglia molto borghese, mamma abbastanza religiosa con una zia frequentatissima, che era la presidentessa delle Dame di San Vincenzo. Scuole medie in una scuola religiosa solo femminile. Questa premessa serve a spiegare cosa successe al secondo anno dell’Istituto D’Arte di Roma a via Conte Verde, da me frequentato. Io ero assolutamente impreparata a vivere in una società diversa da quella che mi avevano fatto frequentare fino a quel momento. Mia mamma purtroppo si ammalo’ di tumore e da anni entrava e usciva dall’ospedale. Io diventavo sempre più incapace di chiedere, di sfogarmi. In famiglia mi chiudevo sempre più, mi sentivo inadeguata in ogni situazione, mi metteva paura la malattia di mia mamma… ma stavo diventando molto ribelle alle regole ed alle imposizioni.
Volevo fare il liceo artistico a via Ripetta, ma mi mandarono a piazza della Chiesa Nuova. Beh, non mi piaceva, per cui cominciai a fare “sega” per andare al baretto dove si trovavano tutti i ragazzi dell’accademia delle belle arti, mi sembra che fosse a via della scrofa. Per farla breve fui bocciata per le troppe assenze. A casa fu una tragedia. Io, la figlia femmina, (molto poco considerata in verità), ma dalle quale si pretendeva di essere ligia al dovere e alle regole. Mi iscrissi con gran piacere all’istituto d’arte che mi piaceva molto. Una chicca, in classe con me per tre anni ci fu Loredana Bertè, con la quale divenni parecchio amica. Li cominciai, a frequentare i primi capelloni, si parla degli anni dal 65 al 68, ogni tanto andavamo sulla scalinata a piazza di Spagna a suonare la chitarra. E poi un giorno uscendo da scuola trovammo gli strilloni del “momento sera” (il giornale usciva anche il pomeriggio) era più o meno il dieci aprile del 67. Ora provo a mandare qualche foto per farvi capire, sono abbastanza imbranata e non so se ci riuscirò. La storia è che qualche giorno prima io comprai un tubetto di “revonal” un ipnotico, e lo prendemmo io ed altri a scuola, chiaramente cominciammo a vaneggiare, fummo scoperti, accompagnati a casa in attesa di una decisione da parte della scuola. Fummo sospesi per un mese e finimmo su tutti i giornali per una mesata circa. Fu uno scandalo enorme, erano i primi giorni di aprile del 1967, ancora non si parlava di fumo. Erano pochissimi quelli che ne facevano uso e lo facevano perchè viaggiavano. Qui doveva ancora arrivare. Mi ricordo quella mattina, quando dopo essere stata scoperta, fui prima portata dal preside e poi accompagnata a casa da un bidello. Mia mamma stava a letto, stava male, ma non mi sgrido’ mi chiese perchè lo avevo fatto e io gli risposi piangendo “perchè volevo essere felice”. Avevo 17 anni. Quelli di 50 anni fa

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