Storie antiche. Lasciando Kabul #3

Storie antiche
Lasciando Kabul # 3
I due giorni successivi al nostro problema con lo sterzo passano senza incidenti, guidiamo verso Karachi seguendo il corso del fiume Indo, la temperatura è sempre più calda , il paesaggio è incantevole, il minibus va che è una meraviglia.
Raggiungiamo Karachi il tardo pomeriggio del terzo giorno e possiamo ammirare un tramonto stupendo. La città è immensa e piena di attività, traffico intenso di auto, biciclette, motorini e carri trainati da uomini o animali. Il rumore, dopo giorni di viaggio attraverso aree tranquille di campagna, è assordante. Il calore quasi insopportabile.
Attraversiamo la periferia della città e vediamo delle spiagge fangose e oltre quelle finalmente il mare, dopo mesi di montagne e deserti ci sembra quasi irreale. Quello è il mare che noi attraverseremo per nave e oltre l’orizzonte riusciamo ad immaginarci l’India.
Ci avviciniamo, guidando piano, al centro della città e qui ci sono centinaia di persone in giro, le strade sono affollate di pedoni. Ci fermiamo e chiediamo ad alcuni giovanotti dove possiamo trovare un albergo.
In pochi secondi il nostro Wolkswagen è circondato da decine di persone. Vogliono sapere da dove arriviamo , dove stiamo andando, che lavoro facciamo e pure che lavoro fanno i nostri genitori. Centinaia di domande sparate a raffica senza neanche lasciarci il tempo di rispondere.
Quando poi vedono le ragazze all’interno del minibus iniziano a spingersi per avvicinarsi di più, i loro nasi sono schiacciati sui vetri dei finestrini, i loro occhi sono fissi, con una espressione vacua. Alcuni di loro si stanno eccitando un po’ troppo, molti spingono da dietro per poter vedere cosa c’è dentro il bus.
La situazione sembra che possa degenerare da un momento all’altro. Comincio a chiedere ad alcuni di loro di lasciare spazio ma non mi ascoltano neanche. Allora li spingo prima delicatamente poi sempre con più forza visto che nessuno sembra volere spostarsi. Giovanni e Bruno fanno lo stesso, io mi ritrovo, in preda al nervoso, a mollare un paio di calci nel sedere a qualcuno che spinto via ritorna ancora, mi sembrano zombies senza volontà propria, non ascoltano le nostre parole e preghiere, non sentono i calci che gli molliamo. La situazione sta decisamente andando fuori controllo e iniziamo a temere per la nostra incolumità. Non abbiamo mai vissuto qualcosa del genere durante il nostro viaggio dall’Italia a Kabul.
Decidiamo di allontanarci subito, saltiamo sul mezzo e Giovanni avvia il motore, mette la prima marcia e si ritrova con il volante staccato in mano ! Il maledetto piantone si è staccato ancora. La saldatura evidentemente non ha retto dopotutto, ma guardando al lato positivo della faccenda almeno non stavamo viaggiando su qualche strada piena di traffico. Eravamo fermi si, ma circondati da un nugolo di maniaci assatanati. Fortunati o perseguitati da una sfortuna che non sembra voler abbandonarci ?
Ci guardiamo sbigottiti . Non ci sono parole in questi casi. Ma riprendiamo subito il controllo e saltiamo giù dal minibus. Chiudiamo a chiave le portiere e corriamo verso un vicolo laterale dove ci sono dei ristoranti. Qualcuno degli zombies cerca di seguirci ma un ragazzo che ha seguito la scena ci fa segno di seguirlo e ci accompagna,dopo una breve corsa, in un ristorante. Non riusciamo a credere a quello che sta succedendo.
Ceniamo nel ristorante e il padrone ci aiuta a trovare un hotel li vicino, dove finalmente possiamo riposarci e passare la notte.
Il giorno dopo chiamiamo un meccanico che ci traina il furgone alla sua officina. Dice che sarà pronto in due o tre giorni, giusto il tempo di poterlo imbarcare sulla nave per Bombay.
Passiamo i giorni che mancano alla partenza mangiando in buoni ristoranti e gironzolando per la città, ma camminare per queste strade con le ragazze è quasi impossibile senza essere fermati e importunati ogni due minuti. Gli uomini le fissano, nel migliore dei casi, altre volte cercano di toccarle e noi dobbiamo spingerli via in malo modo. Nessuno reagisce. Impressionante ! Coscienza sporca ?
E’ tutto un po’ troppo stressante e sinceramenre non vediamo l’ora di partire, Karachi non fa per noi.
Oltre tutto io e Bruno cominciamo a sentirci deboli. Pisciamo coca cola e cachiamo latte. Che succede ? Mai provato qualcosa del genere. Così andiamo a vedere un dottore che ci dice che abbiamo contratto una epatite alimentare. La maledizione di Kabul ha colpito ancora. Nei due mesi passati la ne abbiamo visti di ragazzi distrutti dalla dissenteria o con l’epatite ma a noi non era mai successo niente, a parte qualche leggera diarrea, siamo stati sempre bene.
Chiediamo al simpatico dottore cosa possiamo fare per curarci e lui ci dice, bevete molto, succhi di frutta, acqua buona a volontà, con tanto glucosio e riposo.
Finalmente il giorno arriva. Andiamo a ritirare il nostro fedele Wolkswagen. Il meccanico è stato di parola, il furgone è pronto e ci aspetta in un garage dell’officina.
Cosi ,dopo aver saldato il conto al bravo meccanico, saliamo, Giovanni avvia il motore al primo colpo, usciamo dal garage e il volante funziona perfettamente. Ci avviamo verso l’uscita e saliamo piano su un dosso posto all’ingresso del cortile e riscendiamo dall’altra parte.
Il rumore è assordante . Lo sentiamo tutti, proviene dal retro del minibus. Il semiasse delle ruote posteriori è partito. Senza parole. Siamo senza parole. Si, forse potremmo farci una risata perchè questo sembra uno scherzo cosmico !
Prendiamo una decisone. Lasceremo il Wolkswagen traditore al meccanico e partiremo per Bombay senza di esso. Peccato per Giovanni e Patricia che contavano di viaggiarci un po’ per l’India dopo Goa. Ma non c’è niente che si possa fare, la nave parte e non c’è tempo di farlo riparare.
Saliamo a bordo della nave la stessa sera e dopo due giorni di mare, mangiando pessimo cibo e dormendo sul ponte nave, perchè questa non è una nave passeggeri ma un cargo, arriviamo a Bombay.
All’arrivo ai docks ci aspetta una banda musicale che, suonando per noi, festeggia la prima nave che ricollega il Pakistan con l’India dopo la guerra. L’ occasione è importante. Bene almeno abbiamo avuto un caldo benvenuto, grazie India !
Arriviamo in Colaba davanti al Rex Hotel in una carrozza a cavalli ed è proprio come l’avevamo immaginata. Suono di flauti nell’aria tiepida e profumata di incensi, una calma atmosfera tutt’intorno a noi. Siamo tutti sorridenti e felici, il Wolkswagen dimenticato, qui è dove volevamo essere e finalmente ci siamo.
P.S. Giovanni e Patricia ritornarono mesi dopo in Italia con il loro furgone Wolkswagen via terra e non ebbero mai più nessun problema.
Pino Cino e altri 10
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