Mario Carboni Londra 1969

Mario Carboni

7 marzo

Londra 1969

Mi piace: 11John Flores, Anna Gozzi e altri 9

Commenti: 9

Visualizzato da 85

 

John Flores

A quando la storia della foto?? Sembra estratta da “Molotov Party”, il film di Jorge Giannoni…

John Flores

A proposito del Giannoni: https://en.wikipedia.org/wiki/Jorge_Giannoni

EN.WIKIPEDIA.ORG

Jorge Giannoni

 

Mario Carboni

John Flores per la prima parte ci sono tante fregnacce. Fui contattato dal figlio e da amici che avevano e hanno, magari a ragione il culto di Jorge. Penso per ciò che fece al ritorno dall’Europa, che era tutto politico. Mancava loro un tassello, tutti amanti od operatori di cinema militante, la permanenza a Roma, patria del cinema italiano . Non ne sapevano nulla. Parlavano e scrivevano del film perduto di Jorge Giannoni, pensando, fantasticando magari che fosse un capolavoro. Allora dato che io possiedo l’unica copia in pellicola ne ho fatto delle copie su CD e le ho spedite . Sono spariti tutti . Forse non si aspettavano quel tipo di film. Probabilmente contraddiceva la loro idea di cinema, di società e di arte. Prima nelle email che ci scambiavamo , scrivevano vieni in Argentina, faremo una grande presentazione. Ne parleremo nelle università, servirà come stimolo creativo per i giovani del cinema militante. Non vediamo l’ora di vedere questa creazione del Maestro. Eppure evidentemente hanno cambiato idea o hanno preferito mettere la pellicola sotto il tappeto del conformismo . Invece questo film Molotov Party, per il quale ho lavorato tanto e con soddisfazione é un vero capolavoro, preveggente, duro e anche poetico. Con scelte registiche e fotografiche d’avanguardia. Soprattutto uno specchio dei tempi di allora, quando ancora quel mondo colorato, internazionale, sognatore e a suo modo politico e libertario non era ancora stato stretto fra l’incudine dell’eroina e il martello del terrorismo . Quando io e Giorgio ci separammo , lo facemmo per motivi contingenti diversi ma con amore e stima e amicizia. Io poi ero anche divenuto padre. Era però venuto il momento di lasciare l’amatissima Roma. Per noi due stranieri era venuto il momento di tornare a casa. E lo facemmo. Scrivemmo un altro capitolo nel libro della nostra vita. Ogni tanto riprendo in mano il mio e leggo aprendolo dalle orecchiette in alto e ricordo, rimugino, rifletto. Poi a volte comincio dalle orecchiette in basso e ritrovo particolari, storie e persone che allora mi sembravano importanti mentre oggi magari non lo sono più tutte oppure le rivivo diversamente. Con Giorgio ci siamo scritti diverse volte, l’ultima stava a Cuba. Poi nulla più. Non ricordo chi mi disse che in un attimo cadde a terra e morí mentre parlava alla sua solita alta velocità di eloquio che lo caratterizzava. Mi dispiacque molto e ancora mi dispiace. Mi sarebbe piaciuto andare in Argentina con lui come guida, come io feci per Jorge in Sardegna. Gli dissi di fermarsi, prendere una casa, magari uno stazzo in Gallura per farne una base di vita. Stavamo in una casa antica di pastori fra i graniti a San Pantaleo, sotto un costone alto almeno 100 metri. Vicinissimi alla Costa Smeralda, ma non era ancora come adesso. Un vero paradiso sia in montagna che al mare. Sulla cima una enorme roccia appoggiata e che il vento a volte muoveva e allora suonava come una campana, ma non cadeva. Le vibrazioni scendevano lungo il costone sino a terra e risalivano dalle fondamenta oltre il tetto.

Era il momento davanti al fuoco di raccontarci storie di realismo magico. Certo qualche volta facevamo a chi le sparava più grosse magari ad uso e consumo di quella corte multicolore e a volte danarosa che veniva da noi e delle ragazze che ci corteggiavano.

Non era facile prenderci, avevamo la fortuna di aver incontrato sempre donne magnifiche, simpatiche, lunatiche, intelligenti, autonome e curiose. Per cui dato anche che ci avevano ripetutamente schiantato il cuore stava amo molto attenti e poi non era da noi, in un certo senso e senza volerlo aristocratici di quel mondo in estinzione, sprecare in storielle occasioni che potevano essere migliori. Fuggi in Olanda dietro una ragazza del Living é non lo vidi più. Mi dispiacque solo perché si portarono via il biondissimo figlio della donna . Alí Baba si chiamava e stava sempre con me e voleva stare solo con me. Aveva allora tre anni. Oggi avrà superato il mezzo secolo. Chissà se porterà ancora quel nome e cosa ne avrà fatto della sua vita. Adesso però cambio libro, anzi continuo a scrivere l’ultimo volume. Anzi il penultimo perché ho tante cose da fare.

John Flores

Grazie Mario, anche io lo ricordo, meno da vicino, ma sempre simpatico… Dispensava certe pasticche rosa che lui chiamava ‘amfetamina naturale’ … hai idea che roba fosse fosse? Bella storia

Mario Carboni

John Flores non lo so. Me ne ero dimenticato. Le prendeva perché era grassottello e voleva dimagrire. In effetti dimagrì moltissimo in poco tempo e sempre parlando molto. Conservó una decina di nastri del Geloso con conversazioni lunghissime e discussioni al tavolo della Comune di Trastevere. Ne ho diversi dove Jorge discute con René Olivares in spagnolo ed altri che non ricordo. Sono uno spasso a sentirli. Peccato che non abbia un registratore a nastro. Oggi potrei trascriverli automaticamente col computer.

Paolo Paci

credo che Yvonne lo incontro’ a Cuba

Claudio Bucci

Scusa Mario se mi permetto, la proprietà intellettuale è la tua, https://www.youtube.com/watch?v=SlL9bR0OCZM

YOUTUBE.COM

Molotov party 6 .avi

Claudio Bucci

Questo è il video della foto, poi ce ne sono altri

Mario Carboni

Sono stato coautore e adesso ho l’unica copia in pellicola. Ho messo in youtub il film, per lasciarne almeno traccia, ma adesso probabilmente lo farò restaurare e fare una copia decente e una versione informatica.

  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

I miei articoli

Un avventura

Mai arrivata a Roma. Una gabbia per uccelli in ottone. Bellissima, con una lavorazione elegante e ricercata nei particolari. Un pezzo sicuramente unico a cui

continua a leggere »

Morte e cornetti caldi

Vado a fare colazione, ancora rimbambito dal sonnifero che mi spetta ogni sera. Poi caffè al piano terra. Poi sigaro seduto all’ombra in un’aria ancora

continua a leggere »

“hija de puta”

In quale casa mi trovo? La “hija de puta”, bella persona, era una delle infermiere che mi facevano visita ogni mattina a casa per fare controlli

continua a leggere »

Mente a zonzo

Quanto può essere sorprendente scoprire il desiderio di abbracciare un donna ed esserne abbracciato mentre sei in un Hospice a far cure paliative.   Entrato

continua a leggere »

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

The maximum upload file size: 2 MB. You can upload: image, audio, video, document, spreadsheet, interactive, text, archive, code, other. Links to YouTube, Facebook, Twitter and other services inserted in the comment text will be automatically embedded.