La Fiera di Strada, e il Copyright

La Fiera di Strada, e il Copyright

Vivevo nel quartiere da un paio di anni, quando nel 1978 nacque la prima Haight Ashbury Streetfair, un evento che riuniva artisti, musicisti e artigiani locali, chiudendo un tratto ben lungo della strada (Haight St.) al traffico per un giorno intero. A organizzarla furono un gruppo di amici che frequentavano il locale Shady Grove, tra cui Pablo Heising, che faceva il buttafuori. Grande e grosso, con un vocione basso e imponente, fu lui a ottenere il permesso dal comune, e divenne capo del comitato direttivo, di sette persone. Ognuno aveva la sua funzione, sia montando i due grandi palcoscenici, ingaggiando il personale, l’equipa

ggiamento, e le band, mantenendo la sicurezza, etc. Il primo poster fu incaricato a un artista Inglese (David Wills), che produceva la pubblicità per lo SG, e che avendomi preceduto di qualche anno, era più conosciuto di me localmente. Poster formato extra large, stampato in serigrafia a quattro colori, su carta viola chiara, molto ben fatto e attraente. Affittai uno spazio e montai una bancarella

, dove vendetti ceramiche fatte da me e Marisa (eravamo ancora una coppia), le mie magliette, e dei disegni miei su carta. L’evento apriva al pubblico alle 11:30, e chiudeva alle 17:30, e i venditori cominciavano a montare i loro spazi ben presto la mattina, mentre la strada si andava riempiendo di gente… Io ero stato piazzato non lontano dal palcoscenico principale, dove suonarono le band più conosciute, e pian piano durante tutta la giornata, riuscii a vendere quasi tutto quello che avevo. Oltre alla crew di ‘Sicurezza’, che teneva d’occhio tutto l’evento comunicando a distanza con radioline, c’era la crew di ‘Volontari’, che era incaricata di pulire tutta la strada alla fine della giornata, e che ricevevano una maglietta speciale, con un disegno che diceva ‘Staff’. Un bellissimo e ben riuscito evento, con tanta buona musica dal vivo, buon cibo di strada, e frequentato da una marea di gente innumerevole… Tutti i ‘freak’ della Bay Area e oltre, e tutti i turisti e guardoni. Alla fine dell’evento, uscivano in massa i volontari, con i loro sacchetti di plastica, e raccoglievano bottiglie e rifiuti, mentre la strada riapriva al traffico di macchine e i venditori smontavano i loro spazi.

L’anno seguente fu annunciato, con volantini distribuiti localmen

te, un concorso aperto al pubblico per il prossimo poster della 2a fiera, ed io mi misi al lavoro, creando il mio primo poster. Le entrate erano messe in mostra in uno dei negozi locali, Mendel’s, una cartoleria, con materiali artistici, stoffe e guarnimenti, dove anch’io facevo le mie spese. Il proprietario, un vecchietto simpaticissimo (non ricordo un primo nome, so che tutti lo chiamavano “Old man Mendels”), e sua figlia Betty, anche lei simpatica, e conosciuta da tutti nel quartiere. Il pubblico e i negozianti avevano un voto nella scelta del vincitore, ma l’ultima parola era del comitato direttivo.

Il mio poster venne scelto e stampato, e vinsi il premio di $150 dalla fiera, e $150 (in materiali) da Mendel’s. Fui anche chiesto di diventare membro del comitato direttivo, compost

o di amici che frequentavo, e accettai entusiasta. Oltre ad attendere i meeting mensili, mi fu offerta la direzione del ‘concorso poster’ per la 3a fiera nel 1980. Feci un disegno per le magliette dei volontari, e tagliate le mie mascherine, dipinsi con l’aerografo, 150 magliette a tre colori nel giro di un weekend. Disegnai anche il ‘backstage pass’ ufficiale, che fu stampato su adesivi, indossati dal personale, che dava accesso al retroscena dietro il palcoscenico principale, dove era anche provvisto cibo, acqua e bibite gratis.

La fiera andava prendendo piede e divenne molto popolare al quale molte band conosciute hanno partecipato, dai Grateful Dead, Jefferson Starship, Big Brother, e centinaia di altre. Io continuai a produrre le magliette per i volontari, e anche un mio disegno personale da vendere alla bancarella che mettevo su tutti gli anni, dove vendevo anche i poster degli anni precedenti. Avevo fatto un deal con Pablo e gli avevo fatto l’offerta del 10% delle mie entrate, delle vendite su un disegno di mia scelta. Feci stampare in serigrafia dalla compagnia di un mio amico, 200 magliette a 3 colori, che sparirono prontamente a $15 l’una, e alla fine della giornata pagai Pablo la sua percentuale, oltre tutte le entrate dalla vendita dei poster vecchi (che costituiva un

a buona somma). Ogni anno montavo il mio spazio assegnato, costruendo in legname un’intelaiatura che sosteneva un muro di sfondo sul quale si attaccavano campioni dei poster in vendita, e un tavolo dove si faceva le vendite, e il mio roommate, coworker, Richard, divenne il mio assistente, pagato dalla fiera. Nel 1982 mi dimisi dal gruppo direttivo per motivi di conflitto d’interessi. Non ne potevo essere parte, e allo stesso tempo partecipare al concorso pubblico per il prossimo poster. Scelsi quindi di sommettere un nuovo disegno e vinsi di nuovo (la seconda delle mie sei vincite). Dall’annuncio del poster vincente, e la stampa e distribuzione, alla data dell’evento, c’era tempo sufficiente per creare anche una maglietta con un disegno simile al poster, feci stampare 200 magliette bianche con il disegno in nero, poi, con l’aerografo, ci aggiunsi un verde e un arancione a mano.

Nel 1983 creai il disegno che divenne il logotipo della fiera, e mi pagarono $150 per il disegno in bianco e nero. Subito dopo, Pablo mi chiese una versione a colori da usare per un ricamo su giacche di seta nera per i membri dirigenti (e compagne), e di nuovo mi pagarono $150 per la versione a colori. (Mia moglie ha la sua giacca ancora come nuova, talmente piccola che non la potrà mai più indossare

, mentre la mia, ebbe tanto uso che il nero sbiadì, la giacca deteriorò, fino a diventare una toppa sulla schiena di un’altra mia giacca di denim nera).

Ero dedicato. Al quartiere, ai negozianti amici e conoscenti, per i quali produssi logotipi e grafica, e al legame storico-culturale degli anni 60 ereditato negli anni 70… e cosi pure la fiera annuale, alla quale dedicai molte delle mie energie. “The Haight~Ashbury Streetfair” si definiva un’organizzazione non-profit, e, infatti, dipendeva dal sostegno di sponsor. Per due anni non furono capaci di avere un poster-contest reclamando mancanza di fondi, pensando di farsi pubblicità solamente con dei flyer. Di mia iniziativa e spesa, nell’83 produssi un disegno molto semplice e dimenticabile, con grandi lettere fatte a mano, ne stampai solo 100 in nero su una carte color rosa pastello, li vendetti tutti nel mio spazio alla fiera, e solo io ne conservo qualche copia più l’originale, molto raro. Nell’84 si ripete la situazione del poster che non ci sarà, e io ne faccio uno mio in serigrafia a quattro colori, tiratura limitata di 200 copie fatte a mano, vendute dal mio banco alla fiera, e con pochi esemplari sopravviventi. Allo stesso tempo rivisitai il logotipo e ne feci una versione ingrandita, a colori, modificando leggermente le lettere originali. Con l’approvazione di Pablo, ne feci stampare 300, e lui fu felice del suo 10%. Dopo mi disse che gli piaceva il disegno del nuovo logotipo e che voleva farlo stampare per la fiera, e voleva le separazioni che avevo creato. Gli dissi, si, senz’altro, ma vorrei essere pagato di nuovo per il lavoro

grafico e per il mio tempo. Chiesi $500, o il 6% degli incassi futuri generati dalla ristampa dell’immagine. Pablo mi confrontò alzando la voce al mio posto di lavoro, la griglia dove cucinavo, “Come ti permetti! Siamo una non-profit! Sei già stato pagato per il logotipo!”, etc. Sostenni la mia richiesta inviando lettere a tutti i membri direttori, che finirono per accettare, pagandomi i soldi ma facendomi firmare un documento nel quale davo via ogni proprietà all’immagine.

Il poster-contest ritornò e le ferie si moltiplicavano, e nell’80, vinco di nuovo con il 12° poster. Intanto con Beth, avevamo preso a gestire il cibo backstage, e ci organizzavamo con grandi numeri di affettati di carne e di formaggio, verdure e frutta, pane e condimenti da farsi panini da soli, piatti di cartone e posate, insomma tutto il necessario, e per anni fummo un grande successo. Col passare degli anni Pablo mi si riavvicinò e tirammo avanti come vecchi amici. Continuai a partecipare ogni anno al concorso per il poster, a volte anche con più di un disegno. Vinsi l’ultima volta con un poster per il 20° anniversario nel 98. Avevo riciclato il mio disegno per il 5° anno e con il computer avevo aggiunto il colore e cambiato le scritte. Il primo poster vincente, creato totalmente digitalmente.

Pablo morì nel 2009, quando seduto al suo café preferito sorseggiando un cappuccino, ebbe un infarto. La direzione della fiera venne sotto nuove mani, e la prima cosa che fecero fu di registrare il nome legalmente con copyright. Nel mio sito web ho una pagina dedicata ai miei lavori per l

a fiera, pagina dove offrivo in vendita stampe dei miei poster non vincenti, oltre a quelli vincenti, e ciò non stava bene alla nuova direzione, che mi servì con una lettera da un avvocato. Lettera che mi chiedeva di modificare il mio sito rimuovendo offerte di vendite, perché il nome era ora registrato e non potevo stampare le mie opere che contengono il nome senza negoziare una tassa con la fiera. E aggiunsero alle regole del concorso poster testo riguardante specificamente l’uso dei non vincenti. Ma chissà che s’immaginavano? Che vendevo all’ingrosso, facendo un sacco di soldi? Consultai un avvocato che mi disse “Legalmente, non hai niente cui appellarti, puoi solo accettare le loro regole …”. In uno scambio di mail con il nuovo direttore, venni perfino accusato di sfruttare il loro nome per farmi il mio! (Come dicono in inglese: Riding on the coattails of… – la fiera -).

Feci un poster commemorativo per la morte di Pablo, che non ho mai stampato, e praticamente chiusi capitolo con la fiera. Una grande parte dei miei lavori fatti dal 79 al 2009 erano proprio per la fiera, e ne contengono il nome ora registrato, togliendomi la libertà di uso senza una loro tassa… mi lascia sentendomi derubato…

E pensare quando stampavamo Mother nel 69 a Roma, ci sc

rivevo sopra ‘Fuck Copyright’, e si rubava immagini a destra e a sinistra usandole gratuitamente, a una certa età ho cominciato a sentire la necessità di dover salvaguardare certi miei d

isegni o immagini popolari, dall’uso improprio da terze parti per profitto, a mia insaputa. Specialmente con l’internet, ormai le immagini pubblicate, sono accessibili il mondo intero, e naturalmente non saprò mai chi (se nessuno) fa uso dei miei lavori. Regolarmente faccio ricerche su Google e Yahoo, per immagini contenenti il mio nome e il nome Haight Ashbury, e esploro ogni link dove appaiono immagini familiari per vedere da dove provengono e chi le usa.

Frequentavo un tabaccaio su Haight St., di una famiglia di Palestinesi, per le sigarette consumate giornalmente, cartine, etc. e divenni amico con il figlio maggiore Marwan, che assunse poi il timone dei tre negozi della famiglia, dopo la morte del vecchio. Gli disegnai il logotipo che usò per 35 anni, finche vendette il negozio, mi richiedeva spesso lavori di grafica, e mi pagava sempre quello che chiedevo, senza polemiche. Essendo un avido collezionista di vecchi accendini (ma anche nuovi), mi piaceva guardare i vari display nel negozio, cercando modelli insoliti e diversi da acquistare. Mi colse l’occhio una Zippo con un disegno stampato a colori, molto familiare, il segno stradale dell’incrocio Haight Ashbury, circondato da una ghirlanda di fiori, con sotto, la scritta San Francisco. Immagine di appello turistico come souvenir, ma anche immagine al

terata di un disegno mio, che originalmente ripeteva il nome HA con lettere uniche (non un font), disegnate a mano, stile che copiarono nel sostituirle con SF… Chiesi a Marwan la fonte degli accendini, e mi disse che gli erano stati proposti da un suo rivenditore di Zippo. Ne comprai uno per $20 e a casa ne feci una foto. Contattai Zippo e proposi il caso di plagio allegando il mio disegno originale e la foto dell’ accendino da loro prodotto, chiedendo il nome di chi le avesse ordinate (la Zippo stampa disegni speciali a richiesta, a pagamento). Mi risposero dandomi il nome di un fornitore in South City, appena a sud di SF, e lo contattai informandolo che reclamavo il copyright dell’immagine e che dovevano sospendere future produzioni, e risarcirmi per gli accendini già prodotti e in circolazione. Mi piagarono $240 senza batter ciglio.

Una seconda volta fu quando inciampai su un’immagine di un prodotto venduto su Etsy, un orologio da muro, fatto con CD con immagini stampate sopra, e vai a vedere, nel catalogo d’immagini, ne appariva una mia. Gli mandai un mail: “Cessare e desistere”, reclamando proprietà del disegno, senza chiedere alcun risarcimento, solo come avvertimento.

Sul mio sito ho cominciato a mettere immagini di più alta risoluzione, dove inizialmente avevo foto piccolissime, tali per la paura che si potessero copiare e stampare. Adesso non m’importa più, e preferisco che le immagini si vedano bene, dettagli e tutto… e se mi copiano, lo prendo come un complimento. Ho continuato a produrre disegni per il mio quartiere preferito di SF attraverso gli anni, e ancora continuo.

Da quando mi comprai la stampante Epson grande formato (38 per 48 cm.) nel 2012, ho reso accessibili tutti i miei lavori, offrendoli in vendita nella forma di stampe digitali, in serie limitate, numerate e firmate, su carta da archivio opaca o lucida, pronti da incorniciare, o su tela.

https://www.facebook.com/profile.php?id=100051818983608

Le preferite sono le canzoni dei Beatles, le mie best seller, ho perfino una serie di cinque pagine di Lucy in the Sky, incorniciati, e esposti in un caffè in Lhasa, Nepal. Sono nella più grande collezione di Beatles comics (Nel libro di Fabio Schiavo: “I Beatles a fumetti”), Fabio, ex editore per la rivista Rolling Stone edizione italiana, se li è comprati tutti… eguagliato soltanto da un mio vecchio amico, un certo Paolo Paci, grande sostenitore e ovviamente grande fan delle mie opere. Grazie Paolo, molto apprezzato.

http://www.johnfloresgraphics.com/Beatles.html

Ultimamente mi sono deciso ed ho cominciato il processo per auto pubblicare un libro fotografico del mio completo catalogo di disegni e quadri prodotti fino ad ora nella vita. Un lungo processo che comincia col raggruppare tutte le immagini ad alta risoluzione, metterle in ordine e poi trovare il programma adatto per il layout… e via. Ho in mente forse una cinquantina di pagine più o meno, possibilmente con copertina dura, prezzo permettendo.

  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

I miei articoli

Cos’é la morte?

  24 Settembre 2022 Cos’é la morte? E’ come chiedere cos’é la vita. Da tempi immemori la domanda che tutti si pongono prima o poi.

continua a leggere »

Timothy Leary’s dead

Il Trip – John Flores – 30 Settembre, 2021 “Timothy Leary’s dead, no no no no he’s outside, looking in…” Scoperto l’erba a diciassette anni

continua a leggere »

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

The maximum upload file size: 2 MB. You can upload: image, audio, video, document, spreadsheet, interactive, text, archive, code, other. Links to YouTube, Facebook, Twitter and other services inserted in the comment text will be automatically embedded.