Incipit

Incipit.

 

“Nel linguaggio corrente viene usato per indicare semplicemente l’inizio”, sia di un’opera letteraria che di uno spettacolo o un programma televisivo, oppure per evidenziare la particolare rilevanza dell’apertura di un discorso.

 

Non ce ne po’ frega’ de meno ma, qui ci vanno due parentesi contenenti tre puntini, e nonostante l’incidenza romanesca dopo quel “ma” inizia l’incipit degli incipit.

Non ce ne po’ frega’ de meno ma anche se pioveva a dirotto affrontò la curva senza scalare marcia e la discesa seguente lo accolse con le braccia spalancate della notte.

Non ce ne po’ frega’ de meno ma tendendo la mano e superando il breve spazio che lo divideva da Marianna le toccò il centro del seno: quel capezzolo che sotto la setosità della maglietta arabescava un capezzolo ben desto. A ridestare lui fu un manrovescio violento che gli arrivò sulla guancia e lo fece scivolare dal bordo del divano.

Non ce ne po’ frega’ de meno ma veniva giù che almeno fosse andata in su. Tanto che gli venne in mente Rascel e con lui un televisore Geloso grosso come una casa. Quella che era.

Non ce ne po’ frega’ de meno ma il

gioco degli incipit buttati qua per farsi due risate alla faccia dell’anagrafe e dei filari di cipressi che da SanGuido alti e schietti in duplice filar se ne vanno fino a Kabul per mettere insieme due tolle di buon polline che nessuno si aspettava di ritorno a Bolgheri.

Non ce ne po’ frega’ de meno ma per continuare per due righe o pagine e capitoli e ingannare così il tempo della coattissima peste e delle mascherine e dei ci credo e del ce ne ho le palle piene, il tampone chiusi in casa, il vicino di casa, quel negozio affollato, il treno, gli aerei a 9 euro andata e ritorno, le quarantene che poi sono quindicine e una gran prigionia in ogni caso, l’amico che vorrebbe ma intanto a pranzo non viene perché non si sa mai, ho paura.

Non ce ne po’ frega de meno ma è veramente stato un tempo che non ce ne poteva frega’ de meno.

Non ce ne po’ frega’ de meno del Covid a noi che quando ci annunciarono “il male che non si dice” la prima cosa che venne in mente fu un’alzata di spalle e il pensiero che tanto di rimorsi non ne avevo.

Non ce ne po’ frega’ de meno ma forse dietro una faccia come il culo e comunque dopo tre quattro mesi di cure, nel ringraziare l’oncologo capo per la miracolosità delle sue cure mi sentii rispondere “Ci metta pure il suo carattere.”

Non ce ne po’ frega’ de meno ma quando fu il momento di veder entrare i Carabinieri con le armi in pugno si rese conto che forse era il caso di infilarsi in quella finestra aperta sul vuoto. Così: giusto per pretendere un nuovo incipit. Tanto..…

Non ce ne po’ frega’ de meno che lei si sia sdraiata nel letto accanto a lui e che siano bastati due baci con le lingue bagnate e voraci per sfilarle lo slip e scivolare con la bocca tra le sue cosce aperte. Per fermarsi a riflettere, mentre la lingua andava su e giù in quel pertugio odoroso, che non c’era neppure una i scrivendole e sarebbe bastata una acca per distinguere quelle cosce calde e rotonde dalle cosche che tanti danni facevano nel Sud d’Italia.

Ma a noi non ce ne po’ frega’ de meno perché quando venne il tempo della raccolta delle olive non c’era più chi orchestrasse tempi e incarichi così per quell’anno l’olio toccò comprarlo.

Non ce ne po’ frega’ de meno che io sia un patriota: della 14° Sezione Brooklyn, dove sono cresciuto. Per me il resto degli Stati Uniti non esiste se come idea, o storia, o letteratura. A dieci anni, fui sradicato dalla mia terra natia e trapiantato in un cimitero, un cimitero luterano, con le tombe sempre in ordine e le corone che non appassivano mai.

 

Non ce ne po’ frega’ de meno di prendere la rincorsa e inseguire quell’autobus che sicuramente portava a scuola ma tanto avrebbe visto arrivare un altro di lì a poco e poi pensò che lui a scuola non andava più: lavorava come addetto commerciale della Sinergit.

Non ce ne po’ frega’ de meno perché tanto quel che ci serve è un incipit libero e festoso, anche bugiardo, che ci porti in quella selva oscura dove la storia, quella delle elementari di Paolo, si incontra con un programma televisivo, Rai Storia ovviamente, che racconta di una battaglia importantissima per la storia d’Europa. Non ne sapevo nulla ma mentre leggevo le righe di Paolo io riflettevo che chissà cosa insegnavano gli altri popoli alle elementari.

Non ce ne po’ frega’ de meno ma tutto è un pretesto, “Motivo addotto palesemente a spiegazione del proprio comportamento o del proprio operato, allo scopo di mascherarne i veri motivi” spiega la Treccani, per mascherare per l’appunto la noia abissale di non potermi muovere dalla mia casa se non accompagnato.

E non ce ne po’ frega’ de meno se mi invitano a destra e a manca tanto io dalla poltrona davanti alla scrivania faccio fatica a muovermi.

Non ce ne po’ frega’ de meno e la mia memoria tranne un paio di titoli non conserva l’elenco dei mille e un libro letti ma non ce ne po’ frega’ de meno perché arriva da Losanna la telefonata della mia bambina a cui accenno di quello che sto scrivendo e lei riconduce a Calvino, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, che mi torna in mente e chiacchieriamo per un po’ di libri, compreso Calvino, anche lui amato e rimosso. Delle letture che ho tanto amato ne restano vive tre o quattro.

Ma a noi della vecchiaia non ce ne po’ frega’ de meno tanto: “Se il buongiorno si vede dal mattino, un buon libro lo si vede dal suo inizio. Siamo appena entrati in una libreria alla ricerca di una nuova lettura, migliaia di titoli affastellati sugli scaffali. Quale scegliere?

 

  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

I miei articoli

Un avventura

Mai arrivata a Roma. Una gabbia per uccelli in ottone. Bellissima, con una lavorazione elegante e ricercata nei particolari. Un pezzo sicuramente unico a cui

continua a leggere »

Morte e cornetti caldi

Vado a fare colazione, ancora rimbambito dal sonnifero che mi spetta ogni sera. Poi caffè al piano terra. Poi sigaro seduto all’ombra in un’aria ancora

continua a leggere »

“hija de puta”

In quale casa mi trovo? La “hija de puta”, bella persona, era una delle infermiere che mi facevano visita ogni mattina a casa per fare controlli

continua a leggere »

Mente a zonzo

Quanto può essere sorprendente scoprire il desiderio di abbracciare un donna ed esserne abbracciato mentre sei in un Hospice a far cure paliative.   Entrato

continua a leggere »

Una risposta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

The maximum upload file size: 2 MB. You can upload: image, audio, video, document, spreadsheet, interactive, text, archive, code, other. Links to YouTube, Facebook, Twitter and other services inserted in the comment text will be automatically embedded.