Goa 24
Dell’angelo custode o il protettore misterioso o il Paolo che m’aveva a suo tempo proposto quel contratto da sottoscrivere non c’era traccia probabilmente per lo scatto di hybris che mi aveva fatto scivolare in un business più grande di me. Evidentemente non idoneo. Finì male come ho raccontato e il bar lasciato alla calabrese fallì e chiuse dopo non molto tempo. Non ne seppi più nulla come non seppi mai nulla del maledetto amico commercialista scomparso mentre scoprivo che anche tutti i versamenti fatti precedenti all’ufficio tasse non esistevano nella realtà: dissolti insieme a lui.Disdicevole sorpresa con debiti verso lo stato e con la banca che aveva finanziato l’acquisto.Brache di tela? Mano davanti e mano di dietro?Sinonimi descrittivi della situazione in cui ero piombato ce ne sarebbero ancora ma non potevo restare a masturbarmi sulla situazione in cui mi ero cacciato. Non era nel mio carattere. Né della mia età.I quarant’anni sono il momento di maturità maggiormente a rischio proprio per la sicurezza in te stesso acquisita con l’esperienza certificata dal decennio antecedente.Padrone di te stesso e senza paure io mi portavo appresso le idee che avevo avuto e avevo seguito pur tralasciando costanza e pragmatismo secondo abitudine.Quello che si potrebbe facilmente etichettare come un bel coglione partoriva ogni tanto un’idea nuova, intuizioni per lo più e talvolta le seguiva.Ho raccontato della passione per la SX70, la Polaroid con cui fotografo gli ospiti della poltrona rossa, e giocando con quella macchina stupefacente avevo scoperto che potevo usarla per effetti pittorici che mi davano il piacere di scoperte nuove e sempre diverse.Qualcuno, un’amica fotografa e giornalista fece arrivare qualcuna delle mie opere alla Polaroid Italia e mi rimbalzò la proposta di mettermi in contatto con loro che si erano interessati alla faccenda.La pellicola della SX70 dopo essere stata impressionata usciva dalla macchina su una cornice sottile di carta e sotto un supporto di plastica stavano gli inchiostri che nello spazio di tre minuti a contatto con la luce andavano solidificandosi finendo per mostrare quanto l’obbiettivo aveva colto.Mi ero reso conto che intervenendo con una punte ottunda o una spatola su quella plastica sottile mentre gli inchiostri andavano reagendo alla luce potevo intervenire e distorcere quell’immagine a mio piacimento. Strani effetti, talvolta piacevoli; sempre sorprendenti.In quel momento avevo un gran da fare con i famigerati stracci e straccetti e di contattare la Polaroid non avevo gran tempo. Mi avrebbe distratto troppo ma mi ricordai di loro quando un’altra impresa mi si presentò in testa.L’estate a Roma significava soprattutto Massenzio con cinema, concerti e un’area espositiva con mostre e stands e mi faccio venire in mente di affittare uno di questi e metterci dentro delle grosse sagome di compansato dipinte con scene dell’antica Roma o film alla moda in cui la gente poteva infilare la testa e farsi fotografare.Ecco allora la Polaroid a cui scrivo una delle mie lettere magiche e che, gentilissimi e solleciti mi spediscono tre Hasselblad 500 con dorso Polaroid e un’ampia scorta di pellicole.Tra negozi di vestiti e laboratori di sartoria trovo il tempo di cacciarmi nello stand al Circo Massimo dove, ho Leo e il Nebiolo che lavorano insieme a me, mi diverto a fotografare Benigni, una Goggi, Arbore, e non so quanti altri in guisa di auriga o protagonisti di non so più che film.A me restano scatoloni di negativi perché le foto se le portano via i clienti: un altro affare che frutta ben poco ma che mi ha divertito per una quindicina di giorni.Anche tre Hasselblad Polaroid che regalo successivamente a fotografi ingolositi che ne avevano bisogno per lavorare.Nel mentre il tempo passa e io vivo ormai da separato ma il modo per seguire i miei figli continuo a trovarlo: la scuola di Veronica e le sue lezioni di danza, non trascurabile il fascino della sua insegnante di ballo come quello più intenso della sua maestra elementare, mi sentivo di nuovo libero di scoprire e incontrare le donne che destavano il mio interesse, e anche le gare di nuoto di Mattia.Delle sue gare ricordo bene la prima: in capo al mondo rispetto a dove era la nostra casa e alle otto del mattino sparano il via. Il ragazzo, ormai tredicenne che al via si tuffa e con lo stile meraviglioso che aveva arriva dall’altro lato della vasca lasciando indietro tutti gli altri di quattro o cinque bracciate e lì si ferma. Era soltanto una vasca e ce n’era un’altra da fare così tutti i miei polmone e quelli del suo istruttore per urlargli che non è finita e si deve rimettere giù e nuotare. Riprese tutti e vinse pure quella. Aveva uno stile fluido favorito da un galleggiamento altrettanto naturale tanto che a una gara dei regionali alla piscina olimpica del Foro Italico mi trovai di fianco Dannerlein, allenatore della nazionale che vedendolo tuffarsi e nuotare i duecento stile libero gridò: “Chi è quello? Lo voglio!”Ma al nuotatore Mattia mancava la grinta del primo attore così la sua carriera agonistica non trovò sbocca: ancora adesso quarantenne si regala le sue ore di nuoto in piscina.Figli, il bar Notegen e compagne di poche notti di cui non ricordo il nome; di certi casi ripesco immagini e memoria di caratteristiche fisiche o caratteriali.Finii per sbattere sui debiti e visto che quanto avevo recuperato obbligando gli ex soci ad assorbire le mie quote non bastava a saziare le banche mi trovai obbligato a inventarmi qualcosa.Per la moda avevo proprio un rigetto così mi rivolsi a una società di consulenze chiedendo come investire il capitale che avevo in un’attività commerciale.Pizza al taglio o edicola di giornali furono quelle che davano maggiori garanzie. La pizzeria dipendeva dalla qualità del prodotto, l’edicola dalla locazione.Preferivo sicuramente la carta stampata così mi misi alla ricerca e a via Appia trovai in vendita un negozio con licenza di rivendita giornali, libreria, cartoleria, regali e giocattoli.Il giorno dopo alle quattro e mezzo del mattino, sveglia, attraversamento della città silente e ricevimento quotidiani che cominciavano ad arrivare alle cinque.400 mila lire erano l’incasso giornaliero di quell’edicola e mi resi subito conto che dovevo trovare il modo per aumentarlo.Riflettei che a cinquanta metri da dove ero io c’era un’altra edicola questa sul marciapiede e non negozio come era la mia e facendo tesoro di quel che mi disse un cliente ebreo “Un gradino mezzo guadagno”, presi al volo la richiesta di elemosina di un Bangladeshino che si era affacciato in negozio, gli misi in mano un pacco di quotidiani e lo spedii al semaforo antistante per venderli agli automobilisti.Scoppiò in pochi giorni un putiferio perché ero il primo a Roma a vendere i giornali per strada così che arrivarono vigili, carabinieri e sindacati ma un avvocato appurò che leggi contrarie non ce n’erano così quel incrocio sull’Appia con un importante semaforo rimase mio e altri incroci stradali furono presto invasi da addetti dei vari quotidiani.I sindacati provarono a farmi la guerra attraverso le distribuzioni che mi consegnavano quello che a loro pareva e quando volevano ma, forse sono stato il primo, mi ero dotato di un nuovissimo attrezzo di cui ho dimenticato marca e modello ma dopo il Vic20 e l’Amiga era un vero funzionale computer che teneva conto per me di consegne e prezzi.Un paio di denunce alla Procura e anche con i fornitori le cose si misero a posto.L’edicola era passata a un incasso giornaliero di un milione e quattrocento e non soltanto per le vendite sulla strada ma soprattutto per il mio saper essere puttana con i clienti che capitavano lì.Mi trasformavo alla bisogna e così mi permettevo di correggere il tizio che all’amico entrato insieme a lui diceva che Kierkegard era un filosofo olandese e con un altro mi ritrovavo a commentare l’ultima partita della Lazio o la tappa del giro d’Italia. Con le clienti donne commentavo le mise o l’abbinamento di colori o il taglio di capelli.Un giornalaio anomalo che un paio di volte dovette anche tenere a bada zingare e ladruncoli.Divertente no. Stressante parecchio.Sveglia alle quattro e mezza tutte le mattine, non esistevano all’epoca turni domenicali e al chiodo in negozio fino alle 21 per poi salire in macchina attraversare la città e crollare addormentato.Dopo un anno e mezzo di questo tran tran ci fu una mattina in cui un vecchietto mi chiese “Il Giornale d’Italia” e io mi voltai per prenderlo ma mi risvegliai sdraiato sull’impiantito con la testa che scoppiava.Il vecchietto con o senza quotidiano era scomparso e io da sdraiato allungai la mano sul telefono e chiamai l’Esculapio personale, sempre Stefano, che mi intimò di non muovermi: avrebbe mandato una macchia a prendermi.Uno sconosciuto mi caricò su di un auto e mi portò in una clinica privata non distante dal mio negozio dove subito mi fecero lastre e elettroencefalogramma per poi farmi sdraiare in una stanza.Mi raggiunse poco dopo un medico che esordì malissimo: “Sei amico di Stefano come lo sono io quindi ti do del tu. Hai un aneurisma al cervello che può scoppiare in ogni momento. Quindi domani mattina ti opero e confesso che non sarà facile.”La mia risposta fu: “Adesso me ne vado a casa e ci penso. Poi le faccio sapere.”“Non puoi pensarci. Va fatto il prima possibile.”Uscito di lì tirai diritto fino in banca dove sistemai il conto spostando quanto avevo sul conto di Laura, abitavamo ancora insieme, fermandomi poi in un’agenzia di viaggi e prenotando un biglietto per Bombay per le 19 di quella stessa sera. Morire in India mi piaceva di più.A casa diedi a Laura la notizia e spiegai il mio programma poi mi sdraiai un po’ sul letto. Il mal di testa se ne era andato.Laura si affrettò a chiamare Stefano che arrivò trafelato cercando di convincermi a fare l’intervento. Aveva parlato col chirurgo suo amico ma io non ne volevo sapere; quando però lui fatta una serie di telefonate mi propose in alternativa un ulteriore esame che avrebbe chiarito meglio rischi e probabilità accettai la proposta.La mattina dopo ero di nuovo in clinica da Spallone, il chirurgo, e dopo avermi infilato un paio di aghi in vena, “Per ogni evenienza” rispose alla mia domanda quell’imbecille di anestesista concludendo: “Un mio amico è morto con questo esame. Aveva una babina di tre anni.”“Oh… la mia ne ha sette.” Risposi.Arrivò l’angiologo, un nome famoso mi disse poi Stefano, che infilatami una sonda dall’inguine con movimenti brevi canterellando spingeva questo tubicino completo di telecamera su fino al cervello per poi sparare il liquido di contrasto.Era presente anche un infermiere basso e cicciotello che rivolgendosi in inglese all’angiologo commentava o suggeriva qualcosa di tecnico.Un grosso neurochirurgo russo mi spiegò poi Stefano la cui laurea in Italia non era riconosciuta così che aveva accesso solo come infermiere nella sala operatoria.Terminato l’esame mi portano in una camera con un sacchetto ricolmo di sabbia a far peso dove era entrata la sonda. Entra una ragazza in camice bianco, stetoscopio al collo e lunghi capelli neri. “Sono la neurologa. Devo visitarla. Scansi il lenzuolo.”Prende a colpirmi con un martelletto di gomma per tutto il corpo. Frattanto i suoi capelli mi strofinano la pelle per ogni dove e in più siamo in estate e la ragazza ha lasciato aperti in alto i bottoni del camice e io sbircio generosamente la rotondità dei suoi seni finché quando arriva in area pube mi dice di abbassare lo slip. Io le indico l’erezione ben evidente che ho sotto questo aggiungendo un sorriso imbarazzato: “Sono un medico. Non importa.” Fa lei sempre serissima.Smartella ancora un po’ per poi tirarsi su e mentre sta per uscire voltarsi verso di me e dirmi: “Non mi ha riconosciuta, eh? Sono sua cliente all’edicola.”Mai più entrata a comprare un giornale. Delusa?Nella stanza rientrano invece dopo un po’ Spallone e Stefano.“Guarda queste sono le lastre.” Mi fa Stefano. “Questo l’encefalogramma. Vedi questo rigonfiamento qui sull’arteria? Evidente aneurisma.”“Questa invece è l’angiografia. E il fottuto è soltanto un ghirigoro che la tua arteria fa dentro quella tua capoccia. Niente aneurisma. Quello che c’hai te lo tieni e non comporta nulla”.Si dilungano quindi sui rischi che avrebbe comportato quell’intervento se io l’avessi supinamente accettato; quando chiedo spiegazioni circa mal di testa e svenimento: Spallone risponde che quello è soltanto stress: “Cambiare vita”. Conclude.A quel punto si rifà vivo il protettore perché messo subito un annuncio per la vendita mi vedo qualche giorno dopo entrare in negozio una coppia che gironzola tra scaffali e espositori. “Posso essere d’aiuto?” Faccio.“E’ questo il negozio in vendita?”“Si.”“Quanto ne chiede?”Sparo più del doppio di quanto l’avevo pagato curioso del seguito ma quella apre la borsetta, tira fuori un blocco di assegni e si appresta scrivere dopo aver chiesto conferma del prezzo.La interrompo e le spiego che non è proprio così che funziona. La invito a fare un assegno per un decimo della somma, poi io le rilascerò ricevuta e prenderò frattanto informazioni.Che si era andato a inventare l’angelo protettore? Aveva sguinzagliato un tal Di Pietro, magistrato, che a sua volta aveva messo su un’inchiesta che aveva chiamato Tangentopoli. Gran burdell come se in questo paese fosse stata la prima volta che chi stava al timone rubava.Parecchi degli indagati erano fuggiti all’estero e tra questi un senatore, ufficialmente io non avrei dovuto saperne il nome, che aveva incaricato la sua segretaria di investire in attività commerciali.Così nuovamente libero mi tuffai in un’altra impresa del genere “una ne faccio e cento ne penso.”Tanto per non annoiarsi e non perdere l’abitudine.
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Mi piac26Emanuela Limiti, Alessandro Antonaroli e altri 24Commenti: 22Visualizzato da 107
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John FloresAnche io usavo una polaroid per anni e riuscii a conservare delle belle memorie, fino a quando mori’… Ne hai fatti di lavori, anche l’edicolaio…
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Pino Cinoun po’ come te. senza mai fermarsi. stasera mi leggo il tuo ultimo post. leggere è una scommessa ogni volta. ciao
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Margherita Crispyconservo gelosamente una mia foto che mi hai fatto con questo metodo, bellissima come in tutte quelle che ho avuto l’onore di essere da te immortalata, grazie<3
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Paolo Pacisenti, Eroe dai mille volti, belle tue polaroid, molto. Ma non ho capito, ci lavoravi sopra prima o dopo che l’immagine apparisse?
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Pino CinoAutoreAmministratoreper la maggior parte prima sapendo cosa avevo inquadrato. altre intervenivo nei tre minuti in fase di sviluppo. la macchina ce l’ho ancora ma la pellicola non esiste più se non a carissimo prezzoPaolo Paciqui si trova a circa 19 $ per contenitore a 8 foto, colori. vuoi che te ne mando qualcuno?
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Pino Cinoricordo ancora che ci siamo ritrovati quando trovasti un film per me. per la pellicola, grazie ma non so se mi rimetterei a far foto in questa condizione da cecato. grazie ancora, Bro’Margherita Crispyuna versalita’ incommisurabile, ascendente gemelli?Sementosky docetPino Cinoa fottersi sementovsy. non leggo un oroscopo dal 1970. ,e me avevano fatti tre; il Nicola Ladenius. il grande Lo Grippo e tale Van Wood che era pure famoso. Poi finisco a letto con una che non ricordoe questa il giorno dopo mi regala il quarto oroscopo. E’ completamente diverso dagli altri tre. Ringrazio e passo oltre. Poi nei giorni successivi lo riguardo e scopro che è stata la sola a considerare che nell’aprile del 47 c’era la prima ora legale quindi gli altri tre erano cartaccia come, a mia opinione tutti gli oroscopi. Comunque per la tua curopsità, cancro. Non a caso…
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Margherita Crispyforse cuspide gemelliPino Cinotellina, ho rimosso tutto al riguardo. mi sovviene solo dell’ascendente cancro e luna in vergine. forse da qualche parte quei fogli ce l’ho ancora. li troveranno quelli che faranno pulizia. figurati che ho quaderni su quaderni, quella bella specie di libroni con 200 fogli a righe, che vendevano a Kabul. non li ho aperti manco ora. ho questo vizio di voler guardare avanti e la vita, sempre zoccola, ora mi ha messo in questa condizione. come dicesse ma ‘ndo guardi avanti? cojone. la Crispy. che bella anima è. un bacio per leiAbigail GarfagnoliMa quante vite!!! Peccato che ne ho perse tante in quest’ultimi 50 anni!Ancora, ti prego…
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Mara ItalianiDecisamente bravo
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Alessandro AntonaroliUn vero apripista deve sempre inventarsene di nuove! (di piste)
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Stefano E. StefAltro che tatuatore e scrittore…. c’è molto altro comunque sembra che i commercialisti quel vizio lo abbiano in molti
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Alberto Denticeciao Pino, questa dell’edicola mi mancava. In verità ogni puntata scopro qualcosa di nuovo. Le polaroid a Massenzio poi… un colpo di genio. Sono anche molto divertenti.
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Alberto DenticeCome si fa per rileggere le puntante precedenti?Paolo PaciAlberto Dentice ciao Alberto, un piacere sentirti … Per leggere le pagine precedenti devi cliccare sul nome ,,, https://www.facebook.com/…/260952565603…/user/723412505/Il Decamerone SocialAlberto Denticegrazie Paolo Paci!Mi Piace: 4Alessandro Loretti, Mara Italiani e altri 2Commenti: 4Visualizzato da 41Sergio Baldinon lla riconosco
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Sergio Baldiperà me sa che la conosco, po esse?
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Alessandro LorettiAltri baffiMi Piace: 6Sergio Baldi, John Flores e altri 4Commenti: 1Visualizzato da 29Alessandro LorettiBaffi, baffi…Gabriella Castello ha commentato questa foto.Mi piace 13Franca Cino, Sergio Baldi e altri 11Commenti: 1Visualizzato da 37
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Gabriella CastelloCiao LeoAlessandra Vassallo e Graziella Scotese hanno commentato questa foto.Mi piace: 3John Flores, Anna Gozzi e 1 altra personaCommenti: 2Visualizzato da 31
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Graziella ScoteseCavallo!
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Alessandra VassalloVittorio!!!
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Una risposta
c’è modo di ingrandire le immagini?