Ve tocca ma non c’è obbligo
Goa 16
Gli occhi delle donne hanno significato tanto durante tutto l’arco della mia vita. Sono un tale caleidoscopio di sensazioni che perdercisi l’ho da subito trovato facile.
Le velature di ironia. Il torbido in cui sprofondano senza farti neppure intuire l’origine. Lo smarrimento che non si vergognano di mostrare. La profondità da cui affiorano riflessioni e giudizi.
Dio benedica le donne anche soltanto per esistere e in parte bilanciare la stupidità dei maschi.
Rinascere donna fa parte dei miei propositi più fermi. Un ventre quello muliebre capace di avvertire una differente vita muoversi, la coscienza da sempre presente di tanta responsabilità, resa memore dal sangue mensile che le avverte di questo; la parvenza di fragilità dietro cui vanno a celarsi all’occasione. La caparbietà che le mantiene nella scia delle loro scelte, spesso di pancia piuttosto che frutto di convenienze e decisioni ponderate.
Mi sono trovato talvolta a chiedermi e riflettere su come mai possano vederci noi maschi.
Una grande stima per il genere femminile e questo finiva per rendermi un amante diverso e attento; cosa che le zoccole intuivano a fiuto.
Chiaro io stia qui parlando di donne vere; non di quelle costrette in cliché educazionali che ai tempi della mia giovinezza risultavano piuttosto frequenti. Di contrasto fu proprio in quei tempi che una forte spinta di ribellione venisse proprio da loro prima che da noi maschietti presi a giocare col pallone e le palline. Ricordate le minigonne?
Già solo la differenza di curva orgasmica tra noi e loro dovrebbe dirla lunga e offrire chiare spiegazioni.
Io mi portavo dentro l’educazione del buon Casanova e questo mi rendeva sensibile al loro fascino non vivendole mai come prede ma come fulcro di attenzione; e come detto le zoccole lo avvertivano da subito.
Stava a me selezionare i soggetti in cui incappavo e decidere se valesse o meno la pena di approfondire la conoscenza.
Quella che mi sfiorò le labbra in un saluto inatteso fuori la Stazione Termini si presentò dopo due notti passate insieme, doveva aver parcheggiato il bambino di quattro anni dall’ex marito, come un gomitolo di filo di seta multicolore tutto da sciogliere e districare.
Impegno affascinante ben remunerato dalla serieità della sua pelle non ancora trentenne e i suoi seni e il suo lasciarsi andare.
Alla Coin telefonai una settimana dopo per il mio appuntamento e mi risparmiai un vaffa solo perché non erano romani.
La bella fanciulla si era da poco separate da un marito impegnato in studi universitari anche lui coinvolto nel clima di contestazione che agitava tutta la generazione. Fu proprio lui a presentamela in occasione di una cena a casa mia dove la mia fidanzata, tre giorni tre, emiliana si era messa in testa di fare passatelli per tutti e trenta gli ospiti.
Notai appena la ex moglie che quel conoscente mi presentò preso come ero dagli ospiti e le libagioni ma me la vidi riapparire a casa mia per comprarsi due dei foulard che in quel periodo importavo.
Come detto la rividi a cena il giorno stesso.
Quanto dobbiamo sembra beoti noi maschi agli occhi delle donne!
Con Laura non feci in tempo a stringere un rapporto: partivo per gli Usa nei giorni immediatamente successivi e lei, che si era da poco licenziata dall’Alitalia, aveva prossima una partenza per il sogno India.
A pagina vattelaapesca di quanto ho scritto qui su Decameronesocial c’è il racconto di come bruciai il soggiorno Californiano e di come dopo essere riuscito a ritrovarla a Goa mi inventai una vacanza in un luogo di sogno, Tirakol, nel tentativo di coinvolgere anche lei.
Pragmatica, le idee ben chiare e tornati a Roma lei optò per l’ospitalità di una sua amica e lì se ne stette.
Io continuavo i miei andirivieni con l’Oriente ma con la testa, il cuore?, appeso a Roma.
Andò avanti così per qualche mese finché sfruttando problemi tra lei e la sua ospite riuscii a convincerla a trasferirsi nella mia casa.
Il bambino era delizioso come può esserlo un cosetto di cinque anni e io mi andavo affezionando a lui ogni giorno di più.
Qualche tempo dopo quando in un bar voleva un gelato o chissà che altro, al barista che gli diceva di chiedere a suo padre, rispose: “Lui non è mio padre. E’ Pino.”
Io ero ben abituato a presentarlo come mio figlio; ero io ad accompagnarlo a scuola, portarlo dal dottore, al cinema o da qualche amichetto. Eravamo ormai una famiglia sancita più tardi anche dalla nascita di sua sorella, la donna della mia vita, ci scherzo su io, Veronica e quando ci trovammo in una biglietteria a Paros e lui mi presentò al titolare come “Mio padre” restai a pensarci: il padre naturale, Francesco con cui eravamo ormai amici, era morto il giorno prima e noi eravamo lì a vedere di reperire un biglietto per Roma.
Mattia fu anche la spinta coagulante di quella mia prima famiglia. La convivenza con Laura durava ormai da qualche mese e io cominciavo a fremere tra il bisogno di indipendenza e il pragmatismo e precisioni nordiche della mia donna, era veneta, finché venne il giorno in cui le comunicai che le avrei lasciato l’appartamento e me ne sarei andato da qualche altra parte. Non ricordo bene ma sarà forse stato l’incappare in un momento di crisi e l’abitudine a volare via libero ebbero il sopravvento.
Tempo due giorni e mia sorella Franca mi comunica che Mattia è stato male ed è in ospedale. Mi precipito e il pediatra mi fa: “E che deve avere ‘sto bambino? Lasciato da un padre e adesso anche l’altro se n’è andato.”
Per cui il giorno stesso rientravo in famiglia e iniziavo il mio iter.
Ora, scrivendo una sorta di autobiografia mi rendo conto che raccontare di persone o luoghi lontani nel tempo presenta una facilità che viene a mancare quando si tratta di protagonisti viventi e con i quali per giunta si hanno rapporti, di affetto, amicizia o comunque relazionali.
Come potrei dire qualche cosa di negativo su Paolo Paci, Mara, o Alessandro Loretti, tre nomi a caso, bada bene, tra gli iscritti al Decameronesocial?
Scatenerei comunque reazioni che immagino non paciose e questo viene più ancora evidente adesso che la memoria mi porta a spasso per sentieri ancora prossimi.
E’ un bel quesito da affrontare.
Qualcuno del gruppo ha scritto proprio questo in risposta al mio invito ad ampliare gli sguardi sulla propria vita o così dicasi per i temi boccacceschi. C’è chi mi ha chiesto di pubblicargli post in modo anonimo temendo i giudizi di mogli o figli.
In effetti non è semplice. Si potrebbe lasciar scorrere il filo della propria memoria e affidarlo a qualcuno per una pubblicazione postuma ma anche questo finirebbe per avere un’incidenza su chi rimane dopo di noi.
Il metodo “fare spallucce” è pratico ma non indolore.
Possibile che la mia vita, quest’avventura sorprendente percorsa fin qua io non possa metterla su carta e offrirla agli occhi del mondo?
Mediare? Inesorabilmente significa mentire per edulcorare asprezze e realtà scomode per i miei figli come per altra gente a cui voglio bene.
Un quesito che giro a chi mi sta leggendo nella speranza di vedere un consiglio sano accendersi sullo schermo.
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Te tocca
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E un falso dilemma !lo scrupolo di danneggiare persone attori di situazioni vissute reciprocamente non lenisce il peccato originale , se peccato e ‘stato !semmai sarebbe più onesto distinguere quanto il compiacimento di condividere il proprio punto di vista non contempli il rifiuto delle persone interessate a ribadire il loro .
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l`essenziale e cosa primaria e`che in vecchiaia si goda della conquistata liberta`di essere e senza remore , cosi affezionati alle persone che ci sono vicine da poter avere con loro un rapporto onesto e senza ipocrisie , tanto quanto e` quello che io ho con te , non dubitando che sia reciproco !!TIE` acchiappate pure il mio avatar…..!!ebbene si. potrei domandarmi perché voglio bene a una bestia quale sei ma lascio perde’ e mi ti tengo così. beccati un abbraccio e… quando il tuo prossimo passaggio in questo delizioso paese?
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Potresti fare un e-book, conosco qualcuno che lo ha fatto, è come scrivere un libro normale, e credo che il problema di non ferire persone che si amano se lo siano posti tutti coloro che hanno scritto…, certo, facebook è una piazza, un libro, invece, anche se digitale, è qualcosa di più intimo, di più riservato…io il tuo e-book lo leggerei volentieri https://www.kobo.com/it/it/p/writinglifeKOBO.COMRakuten Kobobel quesito Pino Cino…. penso che chi ti ama ti seguirà, anche se magari sarà un percorso bello ,doloroso, incerto e impegnativo
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davvero fantastica Pino.la.tua storia e adoro come scrivi! you.kust publish this book of memories !! sono toccata profondamente per varie ragioni. e sono ispirata a scrivere le mie memoirs in questo tempo di riflessioni profonde.
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do it
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Yes I must! devo capire in che forma. alcune mie storie qui a NY (e in Virigna, Kentucky, Arizona, California) negli anni settanta sono davvero pazzesche, un miracolo che sia ancora viva! (also together with my big brother Muzio). grazie davvero per l’ispirazione! e per condividere, hope you are doing well , big hug to you!
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Bello Pino, grazie per questi gioielli che ci racconti… Hai una bella forma, sincera, scritta dal cuore. Io cominciai a scrivere un’autobiografia 25, forse piu di 30 anni fa… Racconto che edito periodicamente, al quale vado aggiungendo ricordi raccimolati dagli angoli oscuri della memoria. Quando leggo il tutto, mi accorgo che é solo una lunga storia, con tante date e nomi di persone, nomi di posti visitati… Ma mancano le riflessioni, quel qualcosa in piu che aggiunge un’altra dimensione alle misere parole… Ne ho copiato una versione ‘ripulita’, senza entrare in troppi dettagli riguardo il sesso, che per molti anni fu una forza motrice nella mia vita, per non offendere o imbarazzare ex mogli e figlie, e sto pensando di proporla al decameron in varie puntate… se ne ho il coraggio. Vedremo.
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coraggio? a qualcuno che in privato mi raccontava delle tue stesse remore ho fatto notare che aveva 80 anni e quindi paura di perdere che? nel tuo caso mi sembra una faccenda più simile alla mia. Figli, ex mogli, amici. Tutta gente con cui sono on sani rapporti. Vome la prenderebbero? Ma d’altro canto considero che male, coscientemente, non ne ho mai fatto e quella di cui vado parlando è la mia vita. Non so come finirà ma so che andrò avanti. Grazie per la tua voce e a mio consiglio, procedi.
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bello davvero,Pino.E sono quei misteri eterni: scrupoli d’amori e guerre passate
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Ecchè te devo di’ Pino ? Sei te che quando stavo a Cabo Verde mi mandati il nastro di Vecchioni “Uomo Navigato”, dove dice che “Si parte per vedersi ritornare” … Si vive ANCHE per potersi raccontare, no ? Gli schizzi che pubblico qua, lo sai, vengono dai quadernoni dove ho tenuto – mese per mese, quando non giorno per giorno – il mio Diario, dal 1972 ( trip per salvare il Piretto in India; meno male era uscito di galera da solo…) fino al 2000 ( quando dovetti mettermi a scrivere davvero commenti di Salute Pubblica per i discorsi di Khofi Annan, e, per un pezzo mi passo’ la voglia di riflettere su Chi sono e Dove vado…). Continua.. Forse, da qualche parte ritrovo anche il disegnino di te, me e la matta della boutique di Roma che diceva sempre “…Ma non è possibile !”carogna. che ricordi vai a esumare,Tra complici…
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Io nel mio ultimo romanzo sulla Thailandia ho usato un alter ego, Antony Rolly, per togliermi dall’imbarazzo di esporre alcune vicende intime e di parlare di persone che continuo a frequentare e che non so come la prenderebbero a sentirsi descritti e giudicati in un pubblico scritto.
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Ancora dolorosi i ricordi per poterli compartire anche con me stessa. Ti ribacio
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Il problema e’ che sei peloso. Altrimenti ti struccherei di baci . Sai quanto ti voglio bene. X chi lo potesse interpretare malignamnte. Ti voglio bene si, ma non sessualmente ciao eddi
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Lo leggo e rileggo, mi incanta l’ attenzione e comprensione che hai dedicato e dedichi alle donne nella tua vita, non e’ da tutti gli uomini, fortunate le donne che ti hanno avuto
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mi hanno tutte lasciato e poi sono tutte ritornate. nessuna esclusa. a volte confesso che, ma solo a me stesso, che farmi lasciare era un modo intelligente di chiudere le storie. ha quel punto scoprono sensi di colpa e non di vendetta. che ricordi soltanto una ne ho lasciata io. non mi ha guardato in faccia per anni ma adesso siamo perlomeno amici. holy women
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Voi uomini siete maestri a farvi lasciare
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