21 giugno 2020
Il viaggio da Tangeri a Ketama lo facemmo di notte, con il “capo” alla guida. Lui aveva già fatto quel tragitto più volte. Facemmo una piccola tappa a Tetouan, prendemmo un te in una locanda dove c’erano gli anziani che fumavano kif, un ragazzo che prendeva a calci un cane. Tutto al buio quasi assoluto. Guardai il cielo e potete immaginare la magnificenza della volta stellata. Sembrava la rete di Indra senza fili. Sorpresa da questa visione risalii in macchina. Non so dopo quanto arrivammo in loco: una casupola in aperta campagna dotata di giacigli in muratura con sopra dei materassini molto fini,che in futuro ricorderò con piacere.Cercammo di riposare attendendo l’alba.Quando luce fu,rimasi delusa perché pensavo di trovarmi in un luogo pieno di verde e profumi,invece ci trovavamo in una zona piuttosto brulla con poca ombra.Dopo aver fatto colazione con Nescafe’,latte condensato ed una specie di focaccia,non ricordo chi ci portò a vedere dove ci si poteva lavare ed espletare le funzioni fisiologiche.Naturalmente non era un bagno come lo conoscevo.Il mio forte spirito di adattamento mi portò a godere di lavaggi quotidiani in una piscinetta formata da un fiumiciattolo dove continuai ad andare anche dopo aver visto delle vipere nelle vicinanze.L’importante era non infastidirle.Per il resto mi nascondevo dietro un albero,pur sapendo che qualche occhio nascosto mi osservava.Ero infastidita,ma non avevo paura.Durante il giorno si stava molto in casa all’ombra,manipolando bacinelle di polvere per trasformarla in superlative palle di cioccolato da infilare ovunque.All’esterno lavorava la pressa.Dirimpetto alla nostra c’era un’altra casupola con alcuni spagnoli.Ero l’unica donna presente,alcuni ci provarono invano.L’unico che mi piaceva era un ragazzo di Tenerife che non mi filava per niente.Un mese così,anche un po’ noioso.D’altra parte eravamo lì per “lavoro”.Ci distraemmo ad un matrimonio dove chiaramente uomini e donne erano separati,con musiche,lauto banchetto,tanti colori e tanti sorrisi.
Una notte il contadino fece venire un tipo che leggeva le uova sfrante in una bacinella,prevedendo per tutti gli stranieri la riuscita delle loro imprese.
Comunque stavo proprio bene,dopo il supermercato milanese avevo bisogno di riposo.
Arrivo’ così il giorno della partenza;la macchina era pronta e noi pure.Come all’andata viaggio notturno ed arrivo a Tangeri all’alba.
Durante il viaggio il capo mi racconta che gli avevano offerto 1000 pecore se mi lasciava con loro.Chissà se era vero?
In città andammo in albergo pochi giorni,doveva essere verso il 7 settembre 1975.
Facemmo i turisti;io ed un altro compagno d’avventura comprammo altri regali da portare a Roma.Gli altri andarono a comprare i biglietti per l’imbarco:rotta Tangeri-Lisbona il 9 sera.Io e R. ci saremmo imbarcati con la macchina,a mo’ di turisti facoltosi con macchina di lusso piena di souvenir.Gli altri sciolti,indipendenti.Ci vediamo a Lisbona.Io ed R. lasciamo l’albergo per recarci alla macchina.Arrivati in prossimità vediamo il capo che chiacchera con dei locali vicino alla macchina.
Ingenuamente ci avviciniamo e spuntano altri uomini che ci ammanettano,una camionetta si avvicina ci caricano tutti e ci portano in commissariato.A quel punto ho avuto paura,tutti eravamo impauriti!L’accordo era:se ci prendono,Dunia non sapeva niente,così esce,torna in Italia e ci aiuta.
In commissariato ci separano,io piangevo disperata;mi portarono in una sala dove aspettai non so’ quanto.Alla fine appare un graduato con una scatola di cartone,la butta per terra,mi prende per i capelli e mi sbatte la faccia nella scatola dove vedo alcune piastre.Mi fa delle domande in spagnolo,mi da due ceffoni c he mi fa saltare le lenti a contatto.Sempre piangendo rispondevo “No sabe nada” continuamente.Mi porta ad una bacheca appesa al muro e mi fa vedere la foto di un ricercato pericoloso che si chiamava Duniha,ma non ero io.Così seppi che il mio nome,oltre ad essere un nome russo(i miei lo conobbero leggendo Dostojevskij)era anche un termine arabo che significa mondo.Non so se mi credette,fui portata in una cella del commissariato,piccolissima,destinata alle donne.Fortunatamente ero sola.Sfogai la mia disperazione e riuscii ad appisolarmi su un pavimento duro rimpiangendo i materassini tanto disprezzati della casupola.
continua
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Commenti: 2
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carceri marocchine. deve essere una delizia
forse era meglio che ti avessero venduta per 1000 pecore…
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