4- Rossella e il cielo sopra Berlino

Alessandro Antonaroli

 

21 01 2021

 

Un pulmino nuovo nuovo

 

4- Rossella e il cielo sopra Berlino

 

Era passato circa un anno dai funerali di Luciano quando tornò Rossella. Tornò a Roma da Goa con Furio, un amico di Torino accompagnato dalla sua ragazza californiana, una magrolina biondina dallo sguardo smarrito. Furio fu il primo esempio di “goano” che potei osservare direttamente: alto, magro, capelli lunghissimi raccolti in una coda, barbetta rada, volto scavato e denti marci, abbronzato come un bagnino, adorno di collanine e bracciali d’argento rajistani, gilè di cotone e uno sguardo penetrante e magnetico. Si muoveva con gesti misurati e lenti come un Sadhu Baba, dondolava la testa all’indiana per assentire, impastava cyllum a raffica. Io non osai farle domande e Rossella non mi nominò mai Luciano, sembrava ormai per lei appartenere ad un lontano passato. Ora era tutta presa da Goa e dalla sua vita rutilante, dalle sue spiagge e i suoi mercatini, dai party e dagli incontri con tipi interessanti e stravaganti, come Furio, appunto. Tutti e tre contavano di ritornare in India il più presto possibile, appena venduto il fumo che si erano portati dietro. In quella stanza della casa borghese della madre di Rossella a Talenti, respirai per la prima volta la magica atmosfera “goana”: le ragazze scalze e sorridenti, con i piedi ornati di monili, Furio gran cerimoniere di riti iniziatici, l’ottima charas, i mantra scanditi prima dell’accensione dei cyllum: “Shamboo! Bom Bolè!” Passarono poche settimane e se ne ripartirono verso le mitiche spiagge e per quasi un anno si persero di nuovo le tracce di Rossella. Poi, sempre grazie al tam-tam che faceva circolare le notizie a quei tempi, quando ancora internet e smartphone non esistevano, ricevemmo finalmente notizie dell’amica scomparsa. E non erano buone notizie. Chi ce le aveva riportate raccontava di una Rossella completamente flippata di acidi che girava nuda per le spiagge di Goa, talvolta vittima anche di assalti sessuali, perennemente in stato confusionale, persa.Ci allarmammo talmente, noi del Parco, che spedimmo Aldo a recuperarla. Aldo era tra i pochi di noi che non aveva impegni di studio nè di lavoro, per cui facemmo una colletta e lo mandammo in missione “recupero Rossella”. Ma siccome anche Aldo era un “flippato”, avevamo seri dubbi che riuscisse nell’impresa e temevamo che potesse anche lui perdersi sulle spiagge di Goa. Piccolino di statura e segaligno, drop out per destinazione e vocazione, era talvolta chiamato “‘o sozzo”, per la somiglianza con Dustin Hoffman nel film “Un uomo da marciapiede”. Invece, nonostante i nostri dubbi, ‘o sozzo riuscì nell’impresa: inaspettatamente, in capo ad un mese, riportò Rossella all’ovile. Fu una gioia per tutti ma anche un colpo: Rossella era sempre la graziosa ragazza di un tempo, ma il suo sguardo vacuo, gli occhi che improvvisamente si spalancavano in un subitaneo stupore per poi tornare catatonici, ci facevano percepire il subbuglio che doveva agitarsi nel suo cervello. Ogni tanto riacquistava degli sprazzi di lucidità ma ritornava presto ai suoi deliri. “A Sandrì, m’hanno messo degli elettrodi nella vagina, così mi spiano e sanno quando ho dei rapporti e con chi…” mi faceva con uno sguardo sfuggente e preoccupato. Aldo, che s’era autoassegnato l’incarico di farle da tutor, la portò in un Centro di recupero per le tossicodipendenze e fu affidata alle cure di un team di psicologi. La lontananza dalle droghe e un lungo periodo di riposo sembrarono avere effetti positivi sulla nostra amica, tanto che in capo a pochi mesi si sentì meglio e si affrancò sia da Aldo che dagli psicologi e dai loro psicofarmaci. Poco dopo incontrò e si mise insieme a Flavio, un altro matto dai capelli lunghi e pizzetto e baffi alla D’Artagnan. Tossico sfondato anche lui, riuscì però, anni dopo, ad uscirne fuori ritirandosi a vivere in campagna in Umbria a fare l’apicoltore. Grande Flavio! Ma a quei tempi era ancora bello infognato, soprattutto con l’ero, e se ne andò a vivere ad Amsterdam trascinandosi dietro Rossella. Così questa sparì di nuovo per più di un anno. Poi di nuovo tornò a Roma. All’epoca abitavo a Ostia, in un appartamento col giardino a poche centinaia di metri dal mare. La invitai da me e venne una sera a cena rimanendo poi a dormire. Non girava più scalza, ora indossava degli stivaloni di pelle di pitone con la zeppa, come andavano di moda allora tra le rock star. Durante la cena mi raccontò che si era lasciata con Flavio e mi confessò che ad Amsterdam, per vivere e continuare a farsi d’ero, aveva cominciato a ballare nei peep show, quei locali dove le ragazze ballano nude davanti ad avventori che non di rado si masturbano davanti a loro spudoratamente. “A Sandrì, io tanto a Goa giravo nuda tutto il giorno, non c’ho complessi. Poi mi faccio mettere la musica dei Rolling e ballo come una pazza scatenata, mi diverto pure! E ho un gran successo! Vengono anche certi ragazzi, giovani, belli, tanto che mi domando: ” Ma che cazzo ci vengono a fare questi in questo posto di sfigati, invece di andarsi a scopare qualche bella fica?” Poi si fece più seria e pensosa. “A volte mi aspettano fuori, quando finisco di lavorare, e mi propongono di andare con loro… a pagamento…” Poi mi lanciò come una richiesta d’aiuto, un consiglio. “A Sandrì, ma a me mica me va de finì a fa’ ‘a mignotta! Te che dici? ” Rimasi confuso e turbato, non riuscii a dare una risposta convincente. Farfugliai qualcosa tipo: “Mah, ognuno ha la sua morale… siamo tutti liberi di comportarci come ci pare… siamo per la libertà sessuale… contro la morale ipocrita borghese e cattolica… ” Ma lo dissi poco convinto, confuso anch’io, e non le diedi un appiglio solido, un consiglio saggio e fidato, un invito perentorio a non pensarci neppure a fare certe cose… E ancora oggi me ne pento. Dopo cena e abbondanti libagioni, ci mettemmo a letto e mi si accoccolò di schiena in grembo. Cominciai con delicatezza a carezzarle una spalla. Dopo un po’ voltò verso di me il suo musetto assonnato e mi fece: “A Sandrì. ma che vuoi scopa’?” Anche stavolta mi prese di sorpresa e la mia risposta fu poco chiara, anche se era più che ovvia nella mia mente. Imbarazzato indugiai, mugugnai qualcosa, qualche suono inarticolato, finchè lei mi precedette. “Mo’ c’ho sonno. Magari domani mattina, se vuoi, quando ci svegliamo…lo famo!” Rimasi sconcertato per quel suo tono sbrigativo, quasi professionale. Non dormii bene e mi svegliai presto. Senza far rumore mi alzai, mi feci un caffè e me ne andai a passeggiare sulla spiaggia lasciandola addormentata nel mio letto. Quella fu l’ultima volta che la vidi. Ripartì per Amsterdam, ma da lì aveva già programmato di spostarsi a Berlino, dove diceva di aver trovato lavoro in un locale come quelli di Amsterdam, ma dove la pagavano di più. Poi la rividi in foto. Quella foto. Sulla cronaca di Roma del “Paese sera”. Afferrai il giornale che mio padre aveva lasciato sul tavolo dello studio e , come calamitato dal volto sorridente di Rossella, mi avvicinai quel foglio di giornale agli occhi. Poi, pur tentando di ritardare quel momento il più possibile, non potei fare a meno di leggere quel titolo sparato a mezza pagina. “Studentessa romana trovata assassinata a Berlino”. Rilessi il titolo più volte, fissai a lungo quella foto. Si, era lei, c’erano anche nome e cognome. Non c’erano dubbi. Caddi seduto sulla poltrona e piansi. E tra le calde lacrime lessi l’articolo. Il giornalista era stato animato da pietà e umanità e l’aveva descritta come una giovane studentessa perbene che ballava nei locali per adulti per pagarsi gli studi. Niente accenni a droghe e senza indulgere nel morboso. Non poté fare a meno però di scrivere che risultava essere stata colpita con un’arma da taglio più volte dall’assassino che era riuscito a dileguarsi senza lasciar traccia. Il corpo era stato rinvenuto nudo e insanguinato il mattino dopo dal proprietario che era andato ad aprire il locale. E così si concludeva l’epitaffio. Così anche la quarta componente di quell’equipaggio del pulmino bianco come il lenzuolo di un fantasma, se n’era andata.E ancora immagino lo spirito di Rossella aggirarsi inquieto ed imbronciato nel cielo sopra Berlino, ancora offesa e senza pace per quello scempio mai vendicato. Questa è la storia dei miei quattro Cavalieri dell’Apocalisse che coraggiosi valicarono monti e temerari attraversarono deserti per arrivare alla loro Terra Promessa. E questa è la storia di un pulmino nuovo nuovo che morì giovane giovane, come Brian Jones, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, nel fiore degli anni, bruciando la vita in una rincorsa folle, sparando la sua traiettoria verso un’agognata ma sfuggente felicità. Quanto a me, quanto avrei voluto saltare su quel pulmino nuovo nuovo in quel lontano giorno ventoso di maggio, quando salpò verso l’ignoto! Quanto avrei pagato! E a un certo punto stavo quasi per farlo.Ma non lo feci. Sliding doors. Quel giorno il mio Angelo Custode si era strappato una penna da un’ala e l’aveva gettata sul piatto della bilancia della vita. E, si sa, le penne degli angeli pesano un botto. FINE

 

 

 

Mi Piace: 24Tu, Franca Cino, Sergio Baldi e altri 21

Commenti: 15

Visualizzato da 95

Sergio Baldi

Bella

bellissima

Paolo Paci

se non ci fossero gli angeli custodi non staremmo qui a raccontarci le storie

 

Stefano E. Stef

Mi ricordo di Rossella, mi spiace molto abbia avuto una fine violenta. Ho vissuto con Flavio a Kabul

 

Alessandro Antonaroli

Autore

Stefano E. Stef

mi piacerebbe leggere qualche tuo ricordo di Rossella. Come forse saprai, anche Flavio ora è nel mondo dei giusti, ma lui se n’è andato con maggior serenità.

 

Stefano E. Stef

Alessandro

non molto di Rossella purtroppo, non ci siamo conosciuti abbastanza ma ho un ricordo visivo di lei che cammina sul bagnasciuga di Baga all’alba, io andavo verso Anjuna e ci siamo incrociati e salutati. Mi spiace per Flavio che se n’è andato, come Archimede e Francesco Ciclamino. E Sabrina.? Mi pare si chiamasse così sua moglie…

 

Lorenza Lodini

Io invece ricordo Furio con Egizia.

Pino Cino

Gran bel racconto di anni che già sfumavano la spensieratezza in tragedia. Ne abbiamo visti morire parecchi nei tormentati anni 70. Ciclamino, Arci, sono stati amici cari. Capiterà di riparlarne. Sabrina è viva e viva in Umbria. Anche Furio (il Mariotti) fi in torinese che vidi arrivare a Goa. Agente di borsa in fuga per l’avventura e la felicità si prese lì ad Anjuna i primi acidi tra un cilum e l’altro. Ho bei bianco e neri di lui sulla terrazza del Crown e il ricordo di un incontro con Terzani. Ne scriveerò Venne poi a trovarmi a Roma ma era già piuttosto andato; fa lì proseguì per gli States dove ci lasciò la ghirba.

 

Stefano E. Stef

Pino

di Furio sulla terrazza del Crown ne abbiamo già commentato anni fa sempre su FB mi ricordo in merito a una foto del Crown… Io lo ricordo inveire contro gli indiani ammassati giù in strada : Buffaloes del cazzo

Pino Cino

Stefano E. Stef

  1. era da Furio

 

Abigail Garfagnoli

Pino Cino

wow, Furiò – quello di San Francisco, amico di Joanie e Giancarlo?

 

Pino Cino

Amministratore

Abigail Garfagnoli

immagino di si. mi dissero che era morto a Frisco

 

Franca Cino

pino,cecco è morto nel 2004,a quei tempi l’ha sfangata

 

Margherita Crispy

Arci nel 1998, fine gennaio

 

Abigail Garfagnoli

Storia bella e triste

 

Dunia Grigolo

Quando conobbi Rossella ci siamo subito prese dato che dalle solite domande (che fai?di che segno sei?)venne fuori che eravamo nate lo stesso giorno,26 novembre,lei poco più grande di me.Due giovani Sagittarie all’avventura.Ci siamo incontrate qualche volta magari per fare un pò di “spesa” insieme e poi strafogarci il comprato.L’ultima volta che l’ho vista eravamo a p.le Adriatico e piangeva perchè i genitori l’avevano obbligata a togliere una rosa tatuata che aveva tra i seni,lasciando una brutta cicatrice.

 

Emanuela Rossi

Io invece le ultime volte che l’ho vista era quando veniva in Italia da Berlino per qualche giorno. Una delle ultime volte fu un capodanno che ricorderò sempre. Andammo a fare la solita spesa, e poi a cena fuori, più tardi raggiungemmo il resto della compagnia a casa di Stefano (lui ora vive in Cile) a via levanna. C’era Palletta sul terrazzo che stava preparando i fuochi d’artificio che era andato a comprare a Napoli, alcuni con il treppiedi. Eravamo tanti, non ricordo bene chi c’era. Facemmo mattina. Poi la vidi ancora qualche volta. Le volevo bene.

 

  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

I miei articoli

Viva Peyote-11 Postscriptum

Voglio ringraziare quanti hanno letto con interesse questo mio racconto e mi hanno manifestato la loro empatia. Purtroppo debbo confessare che non sono più tornato

continua a leggere »

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

The maximum upload file size: 2 MB. You can upload: image, audio, video, document, spreadsheet, interactive, text, archive, code, other. Links to YouTube, Facebook, Twitter and other services inserted in the comment text will be automatically embedded.